I ministri della Difesa dell’Unione europea hanno discusso e approvato la “Defence Readiness Roadmap 2030”, la tabella di marcia quinquennale pensata per trasformare in modo radicale l’architettura difensiva del blocco. Il documento, la cui presentazione ufficiale da parte della Commissione europea si è tenuta oggi, si inserisce in un contesto geopolitico in rapido cambiamento e riflette l’urgenza derivante dall’aggressione russa in Ucraina.
Concepita come la prosecuzione degli impegni presi con la Dichiarazione di Versailles del marzo 2022, la strategia ha l’obiettivo esplicito di rafforzare la sovranità europea, permettendo all’Unione di gestire autonomamente le minacce immediate e future. Sicurezza e Difesa rimangano prerogative nazionali, ma l’azione dell’Ue è fondamentale per intensificare gli sforzi dei singoli Stati, generando economie di scala, incrementando l’efficienza e assicurando maggiore interoperabilità tra le forze armate.
“Gli europei investiranno fino al 2035 6800 miliardi di euro. Nella difesa vera e propria, il 50%, cioè 3400 miliardi di euro. Si tratta di un vero e proprio Big Bang, basato principalmente sulla spesa per la difesa nazionale, che sarà 100 volte superiore a quella dell’Ue”, ha spiegato il Commissario europeo per la difesa Andrius Kubilius. Ma cos’è la Roadmap 2030 e perché è già destinata da tempo a creare polemica?
Danger will not disappear even when the war in Ukraine ends.
We need to toughen our defences against Russia.The Defence Readiness Roadmap outlines our plan to fill capability gaps with clear goals and timelines.
My press remarks with @HennaVirkkunen and @KubiliusA ↓ pic.twitter.com/DCTtmbPr2C
— Kaja Kallas (@kajakallas) October 16, 2025
Cos’è la Roadmap 2030 dell’Ue
Il piano, che nel corso dei mesi ha cambiato più volte nome – passando da “ReArm Europe” a “Readiness 2030” – è stato infine battezzato “Preserving Peace – Defence Readiness Roadmap 2030“. Una nuova prospettiva di linguaggio che mira a placare le resistenze politiche e sottolinea che l’obiettivo ultimo è la salvaguardia della stabilità, non l’ingresso in guerra.
La strategia delinea obiettivi concreti e tappe precise per raggiungere la piena prontezza al combattimento entro la fine del decennio. Questo ambizioso piano apre la strada a una mobilitazione finanziaria di vasta portata, rendendo possibili fino a 800 miliardi di euro di spesa aggiuntiva per la difesa nei prossimi anni.
Le priorità assolute: dal Muro di droni alla difesa dell’Europa dell’Est
La Commissione ha individuato nove settori critici in cui gli Stati membri devono colmare le lacune entro il 2030, che spaziano dalla difesa aerea e missilistica alla tecnologia cyber, passando per artiglieria, mobilità militare, missili, munizioni, combattimento terrestre e sfera marittima.
Per concretizzare questi sforzi, sono stati definiti quattro progetti faro che devono essere portati avanti con la massima urgenza:
- Osservatorio del fianco orientale (Eastern Flank Watch).
- Muro di droni (European Drone Wall).
- Scudo aereo (European Air Shield) – volto a stabilire una protezione integrata e a più livelli contro missili e minacce aeree.
- Scudo spaziale di difesa (Defence Space Shield) – per garantire la resilienza degli asset spaziali e contrastare disturbi come il jamming e lo spoofing dei sistemi Gps.
Il Muro di droni e l’Osservatorio del fianco orientale dell’Unione europea sono definiti come i progetti più urgenti. Il “muro” non è una struttura fisica, ma un sofisticato sistema tecnologicamente avanzato e multistrato. La sua funzione è duplice: rilevare, tracciare e neutralizzare gli attacchi di droni, e sfruttare la stessa tecnologia per colpire obiettivi a terra con attacchi di precisione.
Inizialmente focalizzata solo sulla protezione del confine orientale (il cosiddetto Fianco Est), la difesa dai droni è stata estesa all’intero continente. Come ha affermato Kaja Kallas, Alta rappresentante e vicepresidente della Commissione, “avere difese anti-drone non è più un optional per nessuno. Oggi proponiamo un nuovo sistema anti-drone che sarà pienamente operativo entro la fine del 2027. Ciò avverrà, ovviamente, in stretta collaborazione con la Nato. Ogni Paese è a rischio. Ogni Stato membro dovrebbe investire in sistemi anti-droni e capacità di colpire obiettivi terrestri. Per questo motivo consideriamo questo un progetto ammiraglia”.
Acquisti collettivi e ruolo di Nato e Ucraina
Per superare la frammentazione del mercato bellico e ottenere maggiore efficienza, la Roadmap stabilisce target rigorosi per gli acquisti. Da quello che è emerso dalle prime indiscrezioni sulla bozza approvata ieri, la Commissione richiede agli Stati membri di:
- Aumentare l’acquisto congiunto: organizzare almeno il 40% degli acquisti di difesa come appalti collettivi entro la fine del 2027. Questo rappresenta un raddoppio del tasso attuale e un obiettivo più ambizioso rispetto alle scadenze precedenti.
- Rafforzare la base industriale europea: procurare quasi il 60% del budget per gli acquisti dalla Base Tecnologica e Industriale della Difesa Europea (Edtib) e dall’Ucraina entro la fine del 2030.
Inoltre, un elemento cardine è la mobilità militare. L’obiettivo è creare una vera e propria area di mobilità militare a livello europeo entro la fine del 2027, con procedure armonizzate e una rete di corridoi (terrestri, aerei e marittimi) per agevolare il trasporto senza ostacoli di truppe ed equipaggiamenti attraverso l’Europa.
Un ruolo centrale è assegnato all’Ucraina, dalla cui esperienza bellica l’Ue intende imparare per ottimizzare la produzione e ridurre i costi/tempi di approvvigionamento, in particolare per i droni. L’Ue sta lavorando per sostenere l’industria ucraina con l’ipotesi di prestiti e joint ventures.
La questione economica: il muro di droni non trova fondi
Nonostante la vasta portata della strategia, la Roadmap non introduce nuove linee di finanziamento. Questa mancanza ha generato frustrazione tra gli Stati membri in prima linea, come Lituania, Lettonia, Finlandia, Estonia e Romania. Quest’utlima ha chiesto direttamente alla Commissione la necessità di “finanziare la prioritizzazione del fianco orientale”.
Per superare il problema del finanziamento immediato, prima che entri in vigore il prossimo bilancio pluriennale (2028), la Commissione si affida a diversi strumenti esistenti o in fase di implementazione. Il primo è lo strumento “Safe” (Security Action for Europe): un meccanismo di prestito che può fornire fino a 150 miliardi di euro, garantiti dal bilancio Ue, per sostenere gli investimenti rapidi, in particolare tramite l’acquisto congiunto. L’erogazione è prevista a partire dal primo trimestre del 2026. E, poi, la clausola di salvaguardia nazionale. Attivata per 16 Stati membri, questa procedura garantisce maggiore flessibilità di bilancio per la spesa destinata alla difesa (fino all’1,5% del Pil in eccesso annuale) fino al 2028.
Ma non solo, anche il fondo Bei/Eif che vede, entro la fine del 2025, la Banca europea per gli investimenti (Bei) istituire il “fondo di fondi” di equity da 1 miliardo di euro per sostenere la crescita rapida di imprese emergenti legate alla difesa. Inoltre, la Bei ha ampliato le attività finanziabili includendo infrastrutture, servizi e tecnologie militari, escludendo armi e munizioni, e ha triplicato i finanziamenti intermediati per le Piccole e medie imprese a 3 miliardi di euro.
Infine, la spesa diretta dell’Ue per la difesa nel bilancio 2021-2027 include circa 8,8 miliardi di euro per il Fondo Europeo di Difesa (Fed) e 1,7 miliardi per la mobilità militare. Si aggiungono 1,5 miliardi di euro in sovvenzioni entro la fine del 2027 tramite il Programma Europeo per l’Industria della Difesa (Edip).
Il rinnovato slancio europeo si basa su una significativa crescita degli investimenti nazionali negli ultimi anni. Nel 2021 gli Stati membri hanno investito 218 miliardi di euro nella difesa. Entro quest’anno, si stima che gli investimenti raggiungeranno i 392 miliardi di euro.
Tappe future
Nel prossimo bilancio la proposta vede:
- Nell’ambito del Fondo europeo per la competitività, la difesa e lo spazio beneficerebbero di una finestra di 131 miliardi di euro;
- Nell’ambito di Horizon Europe, le azioni a duplice uso potrebbero beneficiare di un sostegno a valere sul bilancio di 175 miliardi di euro;
- E il Consiglio europeo per l’innovazione sarebbe in grado di sostenere l’innovazione nelle tecnologie critiche, concentrandosi sulle applicazioni della difesa;
- Inoltre, il bilancio per la mobilità militare aumenterebbe a 17,65 miliardi di euro.
La Commissione ha così stabilito una tabella di marcia stringente per i progetti prioritari:
- Prima metà 2026: Avvio di tutti i progetti prioritari in tutte le aree di capacità. Gli Stati membri inizieranno a formare le “coalizioni” che guideranno i progetti.
- Fine 2026: Capacità iniziale del muro di droni operativa.
- Fine 2027: Il muro di droni deve essere pienamente funzionante e integrato. Deve essere raggiunto l’obiettivo del 40% di acquisti congiunti.
- Fine 2028: L’Osservatorio del Fianco Orientale deve essere pienamente funzionale.
Il piano sarà ora sottoposto ai leader dell’Ue per una discussione formale durante il Consiglio europeo in programma la prossima settimana.