Kubilius avverte: “Viviamo in tempo di guerra”, la difesa non è più un’opzione ma un’urgenza

Il commissario europeo alla Difesa e allo Spazio nel suo intervento allo European Defence&Security Summit 2025: "Putin non si fermerà, i prossimi siamo noi"
2 giorni fa
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Andrei Kubilius
Il commissario europeo alla Difesa e allo Spazio in un'immagine di repertorio (© European Union 2024 - Fonte: EP)

L’Unione europea non è in guerra, ma viviamo in tempo di guerra”. E dunque dobbiamo “mettere da parte i nostri occhiali da tempo di pace” e prepararci ad “essere in forma per combattere”. Lo ha sottolineato più volte il commissario europeo alla difesa e Spazio Andrius Kubilius nel suo intervento allo European Defence&Security Summit 2025 in corso oggi e domani a Bruxelles.

Putin non ha intenzione di fermarsi”, neanche in caso di pace in Ucraina, ha detto il commissario, e “questa volta andrà contro l’Ue”, come “i nostri servizi di intelligence ci stanno avvertendo”. Dunque l’unico deterrente per dissuaderlo dal mettere in pratica i suoi “piani di aggressione” è la forza. Il detto romano ‘si vis pacem para bellum’, ovvero se vuoi la pace prepara la guerra, a quanto sembra, è più attuale che mai.

Anche perché il quadro è complicato dai nuovi rapporti con gli Usa e il loro annunciato disimpegno dalla sicurezza in Europa. Il che significa che l’Ue deve dotarsi in fretta di “un’architettura di sicurezza nuova, quello che il “Libro bianco sulla difesa” e il programma ‘RearmEu‘ hanno iniziato a fare”, ha avvisato il commissario.

L’Europa, infatti, non è poi così “in forma”, dopo 80 anni di pace, mantenuta anche grazie a quella protezione americana che ora sta venendo meno. Occorre perciò costruire un’industria della difesa e un’Unione europea della difesa basata su un’Europa indipendente, anche se “la Nato ne rimarrà sicuramente una spina dorsale”.

A tal proposito Kubilius ha ripreso il concetto di Pax Europaea che von der Leyen ad Aquisgrana due settimane fa: per ottenerla e mantenerla, occorre un’Ue autonoma. E la prima indipendenza necessaria, ha ribadito, è quella della difesa.

“La linea di difesa dell’Ucraina è la linea di difesa dell’Europa”

Attualmente, ha notato il commissario, la Russia è in vantaggio, perché il suo “esercito è collaudato in battaglia” e l’economia russa è ormai un’economia di guerra, “che produce 4 volte più munizioni di quanto tutti i Paesi della Nato siano in grado di fare”.

“Al momento, in termini di capacità, abbiamo solo circa il 50% di ciò di cui abbiamo bisogno secondo i piani di difesa della Nato”, ha avvisato Kubilius. Inoltre, sostituire gli Usa in Europa ci costerà, secondo i think-tank IISS e Bruegel, 300mila militari aggiuntivi e mille miliardi di dollari.

La linea di difesa dell’Ucraina è la linea di difesa dell’Europa“, ha sottolineato, non solo sul campo ma anche perché il Paese slavo, “con il suo esercito collaudato in battaglia e l’industria della difesa estremamente innovativa, sarà la parte più importante della nuova architettura di sicurezza europea”. Così come sarà importante l’apporto del Regno Unito, che può mettere sul piatto “notevoli capacità sul campo di battaglia e nell’innovazione della difesa”.

Europa in ritardo

Poi occorre fare i conti con i cambiamenti di come si fa la guerra: “Oggi l’80% degli obiettivi in Ucraina viene distrutto dai droni. C’è una “valle della morte” di 15 km su entrambi i lati della linea del fronte dove nulla può muoversi. La “valle” è creata dai droni. Droni ucraini e droni russi. Un carro armato tradizionale sopravvive in media 6 minuti in questa “valle della morte”.

Su questo aspetto l’Ue è in ritardo, dunque occorre “un’innovazione radicale” basata sulla ‘dottrina 20-40-40‘ fatta propria dalla nuovissima Strategic Defence Review della Gran Bretagna: il 20% degli obiettivi deve essere colpito da armi convenzionali pesanti, il 40% – da droni kamikaze leggeri, un altro 40% – da droni pesanti e missili. Ovvero, la parte del leone la fanno i droni.

La prontezza alla difesa è impossibile senza lo spazio

Capitolo spazio: oggi la prontezza alla difesa è impossibile senza la prontezza allo spazio. Inteso non solo come “spazio per la difesa”, ma anche nella “difesa dello spazio”, poiché “gran parte della sicurezza nella nostra vita civile dipende dai servizi spaziali, come ad esempio l’aviazione”, ha sottolineato Kubilius.

A tal proposito il commissario ha ricordato le iniziative in corso, tra cui IRIS2 per la comunicazione satellitare sicura, che sarà pienamente operativo nel 2030, e il sistema GOVSATCOM pronto da questa estate.

Parola d’ordine: semplificare

Centrale poi il discorso sulla semplificazione. La prossima settimana, ha annunciato il commissario, verrà presentato l’Omnibus per la semplificazione della difesa, perché “senza questa semplificazione, non sarà possibile ottenere niente”. Dare impulso alle industrie della difesa e dello spazio è essenziale anche per recuperare competitività, come un anno fa già predicava il Rapporto Draghi.

Quanto alle risorse finanziarie messe in campo, il commissario ha ricapitolato, tra le altre cose: “L’attuazione del programma “Rearm Europe” con ulteriori 800 miliardi di euro nei prossimi 4 anni sta procedendo a pieno ritmo; il regolamento su 150 miliardi di euro di prestiti SAFE interessanti è stato approvato 2 settimane fa; la scorsa settimana la Commissione ha approvato la richiesta di 15 Stati membri di utilizzare la clausola di salvaguardia nazionale”, quindi “stiamo andando avanti con l’attuazione “materiale”, ma c’è ancora molto da fare.

“Un esercito Schengen”

Infine, Kubilius ha evidenziato il bisogno di “un esercito Schengen” per spostare rapidamente truppe e carri armati dove sono necessari. “Abbiamo la libera circolazione delle persone, non abbiamo la libera circolazione dell’equipaggiamento militare“, ha affermato. Entro la fine dell’anno dunque, ha fatto sapere, la Commissione presenterà un’iniziativa sulla mobilità militare: “Non possiamo spostare carri armati o artiglieria per difendere il confine se i ponti o le strade sono troppo deboli per trasportarli, o i tunnel troppo piccoli. O se i carri armati devono affrontare le pratiche burocratiche persino ai confini regionali”.

Insomma, come ha detto il segretario generale della Nato Mark Rutte, citato da Kubilius, “non siamo in guerra. Ma non siamo certo in pace“. E tra i due momenti, ha sottolineato il commissario, “c’è un momento speciale di prontezza alla difesa”, in cui “le cose devono iniziare a muoversi con una velocità e una direzione diverse da quelle che si muovevano in tempo di pace”.