Guerre, pandemie e minacce ibride: ecco il kit di sopravvivenza che tutti dovremo avere

Presentata la a 'Union Preparedness Strategy': tutti i rischi previsti e come prepararci, a partire dalle scorte di cibo e acqua per 72 ore
5 giorni fa
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Kit Sopravvivenza

Medicinali, documenti, contante, acqua, cibo e un coltellino svizzero multifunzione. Sono alcune delle cose che tutti gli europei dovranno abituarsi a tenere pronte in un kit di sopravvivenza che consenta di affrontare le prime 72 ore, le più critiche, dall’inizio di una crisi. Crisi che può assumere molte forme – pandemie, disastri climatici, attacchi informatici e anche, sembrava impossibile, una guerra. Con un video spiritoso ma molto serio pubblicato ieri su X dalla commissaria alla Preparazione Hadja Lahbib, anche i singoli cittadini e le singole famiglie sono stati coinvolti nella nuova ‘Union Strategy Preparedness‘ (Strategia dell’Unione per la Preparazione).

L’Ue a tutti i livelli deve essere pronta a qualsiasi evenienza, partendo dalla consapevolezza che “le nuove realtà richiedono un nuovo livello di preparazione in Europa”, come ha sottolineato oggi la presidente della Commissione Ursula von der Leyen in occasione della presentazione, insieme all’Alta rappresentante Kaja Kallas, alla commissaria Lahbib e alla vicepresidente esecutiva Roxana Mînzatu, della nuova Strategia.

In pratica, un piano articolato in 63 azioni chiave per rafforzare la capacità del blocco di affrontare qualsiasi emergenza futura — sanitaria, climatica, militare o tecnologica.

I cittadini tengano scorte di cibo e acqua per almeno 72 ore

Riallacciandosi al Rapporto Niinistö sulla preparazione alle crisi presentato lo scorso ottobre, che chiedeva urgentemente un cambio di mentalità per entrare nell’ottica che l’Europa deve “prepararsi agli scenari peggiori“, la Strategia coinvolge tutta la società nel suo insieme e punta sulla collaborazione e il coordinamento fra gli Stati membri. La storia infatti, come nel caso della pandemia da Covid 19, ha già dimostrato l’importanza di agire insieme e non in maniera slegata. Il pilastro alla base del piano è che rispetto alle crisi il blocco non possa permettersi di rimanere reattivo, ma debba essere proattivo.

Ecco perché, sottolinea il documento ufficiale, la preparazione deve essere integrata “fin dalla progettazione” in tutte le politiche europee. Non si tratta solo di piani di risposta, dunque, ma di una cultura che coinvolga tutta la società, dalle istituzioni alle imprese e fino ai cittadini.

Von der Leyen è stata chiara: “I cittadini, gli Stati membri e le imprese hanno bisogno degli strumenti giusti per prevenire le crisi e reagire rapidamente quando accadono disastri”. Insomma, tutti devono sapere cosa fare, a qualsiasi livello, nel caso dovesse verificarsi un’emergenza.

E se gli europei dovranno prepararsi con un kit per resistere 72 ore (tre giorni) e entrare nell’ottica che il mondo è cambiato, le istituzioni hanno altri compiti. La Strategia prevede ad esempio la creazione di un un sistema di stoccaggio comune che funga da scorta per prodotti sensibili come farmaci, batterie, cibo e acqua, e di mappe che segnalino la disponibilità di rifugi. La Commissione intende anche rafforzare il Centro di coordinamento della risposta alle emergenze.

Uno spettro ampio di minacce

La Strategia considera un ampio ventaglio di possibili minacce, oggi più che mai concrete:

  • Disastri naturali: inondazioni, incendi, terremoti, eventi meteorologici estremi
  • Disastri causati dall’uomo: incidenti industriali, guasti tecnologici, pandemie
  • Minacce ibride: attacchi informatici, disinformazione, interferenze estere e sabotaggi
  • Crisi geopolitiche: conflitti armati, inclusa la possibilità di aggressioni contro Stati membri

Negli ultimi cinque anni, dopo la pandemia e l’invasione dell’Ucraina ad opera della Russia, queste minacce sono passate da astratte possibilità a eventi probabili o già in corso – come i cambiamenti climatici, la guerra ibrida e gli attacchi alle infrastrutture -, trasformando la ‘vecchia’ realtà in una diversa, caratterizzata da “rischi crescenti e profonda incertezza”. Non da ultimo, sottolinea il documento, “dobbiamo prepararci a incidenti e crisi su larga scala e intersettoriali, inclusa la possibilità di aggressione armata, che colpiscano uno o più Stati membri”.

Focus su scorte strategiche e guerra ibrida

Un elemento centrale della strategia è la creazione di una vera e propria strategia di stoccaggio europea, in grado di garantire l’accesso a:

  • Forniture d’emergenza: equipaggiamenti e materiali per la risposta rapida
  • Contromisure mediche: vaccini, farmaci, dispositivi sanitari
  • Materie prime critiche: risorse essenziali per l’industria europea
  • Apparecchiature energetiche: per la continuità dell’approvvigionamento
  • Prodotti agroalimentari e risorse idriche, in caso di interruzioni gravi della catena di fornitura

Ma anche la disinformazione e le minacce ibride sono prese molto seriamente. Per queste, la strategia prevede:

  • un sistema europeo di allerta per la sicurezza informatica
  • azioni contro la disinformazione da attuare entro due anni
  • valutazioni di resilienza nel settore finanziario.
Lahbib Hadja Preparedness Strategy Ipa Ftg Compressed
Hadja Lahbib (Ipa/Fotogramma)

Una strategia in sette pilastri

La Preparedness Strategy si articola in sette linee d’azione, che definiscono come l’Europa intende rafforzare la propria preparazione:

Previsione e anticipazione

• Rafforzare le capacità operative di previsione e anticipazione (allerta precoce, valutazione del rischio).

• Sviluppare un quadro dell’Ue per la valutazione dei rischi e delle minacce.

• Garantire aggiornamenti periodici a livello politico dell’Ue.

• Rafforzare il Centro di coordinamento della risposta alle emergenze (Ercc).

• Sviluppare un catalogo dell’Ue per la formazione e una piattaforma per le lezioni apprese.

Resilienza delle funzioni vitali della società

• Garantire la continuità dei servizi essenziali e delle infrastrutture, tra cui assistenza sanitaria, trasporti, acqua potabile, telecomunicazioni, pubblica amministrazione.

• Aumentare lo stoccaggio di attrezzature e materiali essenziali.

• Piano di adattamento ai cambiamenti climatici.

• Strategia di resilienza idrica e altre risorse naturali critiche.

Preparazione della popolazione:

• Migliorare la consapevolezza dei rischi e delle minacce da parte della popolazione.

• Garantire l’autosufficienza per almeno 72 ore in tutta l’Ue.

• Integrare lezioni sulla preparazione nei programmi scolastici e introdurre una giornata europea sulla preparazione

Cooperazione pubblico-privato:

• Creare una task force pubblico-privata per la preparazione.

• Sviluppare protocolli di emergenza pubblico-privato.

Cooperazione civile-militare:

• Creare un quadro completo di preparazione civile-militare.

• Facilitare la pianificazione e gli investimenti nel settore dei prodotti a duplice uso.

• Organizzare esercitazioni in tutta l’Ue.

• Rivedere il quadro degli appalti pubblici.

Risposta alle crisi:

• Istituire un polo di coordinamento delle crisi dell’Ue.

• Rafforzare le riserve strategiche di rescEU in termini di capacità di risposta.

Resilienza attraverso i partenariati esterni per affrontare le minacce transfrontaliere:

• Integrare la preparazione e la resilienza nei dialoghi e nella cooperazione (bilaterale e multilaterale).

• Integrare la preparazione e la resilienza nella cooperazione Ue-Nato.

• Promuovere la resilienza attraverso i progetti Global Gateway.

“Ripara il tetto finché splende il sole”

Ha detto Lahbib in conferenza stampa: “La nostra sicurezza europea è direttamente minacciata da questo (l’invasione dell’Ucraina, ndr). È minacciata anche da altri campi di battaglia (…): nelle nostre tasche, i nostri telefoni, nei nostri computer, le nostre centrali elettriche, le nostre banche, le nostre catene di fornitura, le nostre materie prime e nei media che consumiamo ogni giorno. Questi sono tutti campi di battaglia e vengono trasformati in armi per minacciare il nostro stile di vita europeo e le nostre democrazie“.

“L’Unione Europea ha due modi di rispondere: possiamo nascondere la testa sotto la sabbia e fare finta che non stia succedendo. Oppure possiamo guardare queste minacce dritto negli occhi e dire: ‘Questa è la realtà. Ci prepareremo’“, ha concluso.

La sfida ora sarà trasformare questa strategia in realtà operative, con il pieno coinvolgimento degli Stati membri, delle imprese e dei cittadini. Perché, come ha sottolineato Mînzatu: “Come diciamo in inglese, ripara il tetto finché splende il sole”.