Kaja Kallas su Russia e Israele: “Putin non vuole la pace. In Medio Oriente necessarie soluzioni comuni”

Cosa ha detto l’Alta rappresentante dell’Ue in Plenaria a Strasburgo
9 ore fa
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Kaja Kallas Afp
L'Alta rappresentante dell'Ue per gli affari esteri Kaja Kallas (Afp)

Putin non vuole la pace”. È con queste parole che l’Alta rappresentante dell’Ue Kaja Kallas è intervenuta alla plenaria del Parlamento europeo a Strasburgo parlando di Ucraina e sicurezza europea. “Finché la Russia perseguirà la sua guerra illegale, dobbiamo continuare a combattere” perché prima o poi “la guerra finirà e, quando questo accadrà, l’Ucraina si riprenderà e la Russia pagherà per i danni che ha causato”. Un appello agli Stati membri, quindi, nel non arrendersi dinanzi alle richieste di Mosca e continuare nell’aiutare Kiev. Mentre in Medio Oriente continua la guerra di aggressione israeliana ai danni della Palestina e per l’Alta rappresentante la soluzione è la diplomazia e “scelte comuni”.

I beni russi “immobilizzati” e i finanziamenti europei

Secondo l’Alta rappresentante, i beni sovrani russi immobilizzati rappresentano un congelamento necessario affinché la Russia non fermi la sua guerra di aggressione e “dovrebbero rimanere immobilizzati finché non compenserà l’Ucraina per i miliardi di euro di danni che ha causato e continua a causare”. Mantenere questo impegno, sostiene Kaja Kallas, è “essenziale”. Il presidente russo Vladimir Putin “non ha alcun interesse per la pace. E non fermerà la guerra finché non sarà costretto a farlo”, ha aggiunto Kallas in plenaria a Strasburgo.

Ciò che l’Alta rappresentate ha voluto sottolineare è quando, agli sforzi internazionali per porre fine alla guerra in Russia, siano corrisposti intensificazione e maggiore aggressività degli attacchi a Kiev. Nel fine settimana, infatti, Mosca ha lanciato il più grande assalto aereo di questa guerra. “Ecco perché l’Unione europea e i nostri Stati membri hanno fornito quasi 169 miliardi di euro di sostegno finanziario, dall’inizio della guerra su vasta scala nel 2022“. La somma include, ricorda, “oltre 63 miliardi di euro di supporto militare all’Ucraina. Quest’anno gli Stati membri forniranno più che mai sostegni: 25 miliardi di euro fino ad oggi. Hanno anche fornito l’80% del nostro obiettivo di 2 milioni di munizioni. Puntiamo al 100% entro ottobre: tutto questo affinché l’Ucraina possa difendersi”, ha concluso.

E non solo congelare i beni russi, ma anche un nuovo pacchetto di sanzioni è pronto ad essere messo in atto. La presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha chiarito negli scorsi giorni che l’Ue sta “mantenendo la massima pressione sulla Russia. Ciò significa inasprire il nostro regime sanzionatorio. Presto presenteremo il nostro 19esimo pacchetto di sanzioni severe”.

Medio Oriente? Necessarie “soluzioni comuni”

E se, seppur con qualche Paese membro un po’ restio ad aiutare l’Ucraina nella stessa misura della maggioranza degli altri Stati europei – le resistenze di Ungheria e Slovacchia nel comprare ancora petrolio russo ne sono un esempio – ancora più spaccata risulta la situazione quando si parla di Medio Oriente.

“Le nostre opzioni sono chiare e rimangono sul tavolo – ha continuato Kaja Kallas, in relazione al conflitto israelopalestinese -. Ma gli Stati membri non sono d’accordo su come agire perché il governo israeliano cambi linea”. Parlando delle potenziali azioni da intraprendere a livello Ue per affrontare la crisi di Gaza, tra cui la parziale sospensione dei ricercatori israeliani dal programma Horizon Europe.

“Questo non è il momento per puntare il dito contro chi che sia. È il momento di trovare delle soluzioni comuni”, ha proseguito, sottolineando che gli Stati membri condividono “diagnosi e obiettivi”, ossia porre fine al conflitto e rilasciare gli ostaggi. “Gli attacchi terroristici di ieri a Gerusalemme dimostrano qual è la situazione. L’aggressione non fa che alimentare la radicalizzazione e ulteriori aggressioni”.

Cosa fare, quindi? “Io credo che si debbano continuare gli sforzi diplomatici con il governo israeliano. Non andiamo da nessuna parte se non ci parliamo”, spiega l’Alta rappresentante Ue, evidenziando che dopo aver sollevato il tema con il ministro degli Esteri israeliano, la data per la registrazione per le ong umanitarie è stata prorogata fino a dicembre. “Noi rispettiamo i valori europei a livello internazionale. Questa è una responsabilità collettiva che implica una responsabilità europea collettiva”, ha concluso.

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