Iva digitale, via libera dall’Ecofin: cosa cambia per le imprese?

Dopo due anni, i ministri delle Finanze trovano un accordo sulla fattura elettronica
5 giorni fa
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Fatturazione Elettronica

Importanti progressi per l’Iva digitale in Ue dopo l’approvazione del pacchetto “ViDA” (VAT in the Digital Age), con cui il Consiglio dell’Unione europea dà il via a una profonda riforma di sistema. Qualche obbligo in più per le imprese in cambio di una maggiore trasparenza e di un controllo più efficace.

L’accordo politico tra i ministri delle Finanze dei Ventisette è arrivato martedì 5 novembre dopo due anni di complessi negoziati per trovare la quadra sulla proposta avanzata dalla Commissione europea a fine 2022. Il provvedimento si inserisce nel più ampio quadro delle iniziative Ue sull’economia digitale, che includono regolamenti e direttive volti a garantire una maggiore trasparenza e responsabilità delle piattaforme digitali. Gli obiettivi del pacchetto sono chiari: combattere l’evasione, semplificare gli obblighi per le imprese e migliorare l’efficienza del sistema fiscale europeo. Con l’intesa trovata all’Ecofin il testo ha superato un importante scoglio, e i ministri delle Finanze dovrebbero adottare la riforma dopo avere consultato l’Europarlamento, considerando però che in campo fiscale Strasburgo non ha poteri di co-decisione.

In sintesi, il provvedimento:

  • imporrà la fatturazione elettronica in tempo reale per le operazione tra Paesi Ue;
  • pone in campo agli operatori di piattaforme digitali nei settori del trasporto passeggeri e dell’affitto di alloggi a breve termine la responsabilità della riscossione e della trasmissione dell’Iva alle autorità fiscali, qualora il fornitore sottostante non applichi l’imposta;
  • semplifica le formalità riducendo drasticamente i casi in cui effettuare plurime registrazioni Iva nei diversi Stati membri.

Le novità del pacchetto ViDA

La digitalizzazione completa dell’Iva è uno dei pilastri della riforma e si tradurrà in un sistema di fatturazione elettronica obbligatorio per tutte le transazioni transfrontaliere entro il 2030.

Le aziende dovranno emettere e trasmettere le fatture in formato elettronico, permettendo alle autorità fiscali di monitorare le transazioni in tempo reale e ridurre così il rischio di frodi. Grazie a un nuovo sistema informatico condiviso tra gli Stati membri, le informazioni saranno immediatamente disponibili per ogni amministrazione fiscale, facilitando il controllo e l’analisi delle operazioni sospette.

Il pacchetto ViDA introduce anche regole specifiche per le piattaforme digitali, che saranno responsabili della riscossione dell’Iva per determinati servizi, come quelli di locazione a breve termine e il trasporto passeggeri, nei casi in cui i fornitori non versano direttamente l’imposta. In questo modo, le piattaforme saranno tenute a garantire che tutte le transazioni siano soggette a Iva, aumentando il gettito fiscale e promuovendo una maggiore equità tra operatori digitali e tradizionali.

Sportelli unici e semplificazione delle registrazioni

La riforma include il potenziamento degli sportelli unici, strumenti che semplificano gli obblighi di registrazione Iva per le imprese che operano in più Paesi Ue. Con questa modifica, un’azienda potrà registrarsi una sola volta per gestire l’Iva su tutte le operazioni transfrontaliere, senza dover aprire una posizione fiscale in ogni Stato membro in cui vende beni o servizi. In discussione è anche l’obbligatorietà dello sportello unico per le importazioni, parte della riforma del codice doganale dell’Unione che mira a rendere il processo doganale più efficiente e meno oneroso per le aziende.

In Ue il tax gap sull’Iva pesa 61 miliardi di euro

Secondo l’Annual report on taxation, pubblicato nel 2023, l’Imposta sul valore aggiunto rappresenta il 18,6% delle entrate fiscali dell’Unione europea, ma potrebbe produrre un gettito fiscale molto più alto: nel 2021, il cosiddetto “tax gap” – la differenza tra l’Iva teoricamente dovuta e quella effettivamente riscossa – ammontava a circa 61 miliardi di euro. Questa perdita è una delle principali motivazioni dietro alla spinta verso la digitalizzazione, nella consapevolezza che una rendicontazione più accurata e in tempo reale riduce i margini per frodi e irregolarità, come testimoniano a livello italiano l’obbligo di fatturazione elettronica e il divieto di rifiutare i pagamenti con il Pos.

La strategia digitale Ue

La digitalizzazione dell’Iva rientra in una strategia più ampia della Commissione europea per modernizzare l’economia digitale. Il pacchetto ViDA si affianca ad altre iniziative, come il regolamento sui servizi digitali e la direttiva che punta a migliorare le condizioni di lavoro nel settore delle piattaforme digitali. In particolare, quest’ultimo intervento evidenzia che la ratio della strategia non è solo quello di garantire maggiore trasparenza alle operazioni online, ma migliorare le condizioni lavorative di chi lavora sulle piattaforme digitali, rider in primis.

Inoltre, la Commissione impone alle piattaforme di fornire informazioni rilevanti sui propri utenti (come locatori o lavoratori delle piattaforme) e di facilitare il rispetto delle norme da parte degli stessi.

Benefici e sfide della digitalizzazione dell’Iva

L’introduzione della fatturazione elettronica obbligatoria e della rendicontazione in tempo reale rappresenta una rivoluzione per il sistema fiscale europeo, con vantaggi significativi per le imprese e per le amministrazioni fiscali e anche per i contribuenti come sottolineato: “L’intesa semplifica la vita dei contribuenti, contrasta le frodi e promuove la concorrenza leale”, ha commentato il commissario agli affari economici Paolo Gentiloni, che ha aggiunto: “Gli Stati membri dell’Unione europea perdono circa 60 miliardi di euro di Iva ogni anno: la fatturazione elettronica unificata è un passo fondamentale per ridurre questo fenomeno. Una registrazione Iva unica alleggerirà gli oneri amministrativi per le imprese europee, aiutando le Pmi a espandersi a livello transfrontaliero”.

Dal momento che introdurre queste novità digitali è fondamentali per i conti dell’Ue, è stato deciso un lungo periodo di transizione che scadrà nel 2030.