“Doppelgänger” è il nome che è stato dato alla rete di disinformazione russa che opera in Europa dal 2022. Il suo obiettivo è quello di minare le elezioni politiche dell’Unione europea, degli Stati Uniti e della Gran Bretagna. Come? Attraverso l’uso dell’intelligenza artificiale, ha spiegato Morgan Wright, capo consulente per la sicurezza di SentinelOne, società americana di sicurezza informatica. Insieme al gruppo di ricerca indipendente Eu DisinfoLab, spiega la Cnn, Wright ha lavorato per scoprire la rete di influenza con sede in Russia e che clona importanti organizzazioni mediatiche europee come il Guardian o la Bild tedesca e usa i “doppioni” per diffondere contenuti fuorvianti e falsi; così come i noti quotidiani Le Figaro e Die Welt, nonché il Ministero degli Esteri francese e il Ministero degli Interni tedesco.
Ma che effetto ha la disinformazione sui cittadini? E quali misure di sicurezza hanno preso i governi sotto attacco? Scopriamolo insieme.
La falsa “dittatura climatica”
Un sito web che imita Bild descriveva come un adolescente morì dissanguato a causa di un incidente in bici dopo che i lampioni furono spenti per risparmiare elettricità. L’articolo falso affermava che il governo tedesco aveva spento i lampioni a causa di una crisi energetica alimentata dalle sanzioni contro la Russia per la guerra in Ucraina. Prima della guerra, la Germania faceva molto affidamento sul gas russo per produrre energia. La storia è stata smentita da numerosi media tedeschi, ma intanto si era già diffusa su Facebook.
Questa è solo una delle storie che hanno invaso il web e che hanno contribuito negli ultimi anni ad alimentare una visione controversa del conflitto russo-ucraino. Secondo l’Osservatorio europeo sui media digitali (Edmo), la crisi climatica è stata il secondo argomento più preso di mira. Paula Gori, segretaria generale dell’Edmo, ha affermato che la diffusione di false narrazioni sul clima è in linea con gli obiettivi geopolitici della Russia poiché il redditizio settore del petrolio e del gas del paese è stato colpito da sanzioni e dal divieto dell’Ue sulle importazioni.
“È abbastanza facile per i russi diffondere disinformazione sul fatto che l’Unione europea sta lottando a causa delle sanzioni, e che i cittadini europei sono in crisi perché non c’è più il gas della Russia”, ha detto Gori. E lo stesso è valso per la narrazione che si è diffusa sulle energie rinnovabili. Le statistiche raccontano che nel 2022, queste fonti rappresentavano il 23% dell’energia consumata tra gli Stati membri. EU DisinfoLab ha scoperto, invece, che si erano diffuse altre storie che affermavano falsamente che le turbine eoliche stavano causando inquinamento tossico.
Ad alimentare alcune fake news sul web ci pensa la comunicazione mainstream rapida e immediata, composta da immagini chiare e precise, soggette a pochissima interpretazione. A pubblicarle, però, sono proprio alcuni dei politici delle destre europee. Episodi del genere si sono diffusi dall’Italia alla Francia, così come in Croazia, Germania e Polonia, dove è stato detto che i politici in Inghilterra stanno imponendo “blocchi climatici” ai loro cittadini e restrizioni simili.
L’impatto della disinformazione
“Se torniamo indietro al 1917, alla creazione della Cheka, la prima organizzazione di intelligence russa, vediamo che sono stati maestri nella disinformazione per oltre 100 anni”, ha detto il capo sicurezza informatica di SentinelOne -. “Utilizzano le stesse tattiche da decenni, sono gli strumenti che cambiano: ora è l’intelligenza artificiale e i social media”.
Le campagne di disinformazione e propaganda, però, stanno avendo conseguenze nella vita reale, in particolare per la legislazione del Green Deal dell’Ue, la visione generale del blocco per l’azione climatica. L’ambizioso obiettivo europeo di voler ridurre le emissioni di carbonio del 90% entro il 2040 è a rischio e con esso anche i partiti verdi. Quell’onda verde che si era diffusa con le elezioni europee del 2019 si prevede subirà pesanti perdite questo mese, il che significherebbe meno voci progressiste sul clima in parlamento.
La “Camera d’eco”
Il fenomeno è stato ampiamente studiato in sociologia e geopolitica e si conferma al primo posto tra i mezzi di soft skill per intimare altre potenze. Si chiama “Camera d’eco” ed è l’insieme delle pratiche di disinformazione che si insinuano nel quotidiano approfittando della velocità e spesso superficialità che applichiamo quando ci informiamo.
Il fenomeno è particolarmente evidente nel caso dei social media e dell’uso che ne fanno politici. Il fine ultimo è quello di far circolare i propri messaggi a discapito degli altri, comprese le fake news di vario genere. La loro diffusione diventa massiva quando la cerchia di amici e conoscenti di un soggetto, come spesso accade, condivide idee e pensieri simili. In questo modo sulla pagina social compariranno notizie, articoli e commenti che contribuiranno sempre più ad amplificare una visione univoca ed acritica su quell’argomento, complice l’algoritmo delle piattaforme che indicizza i contenuti sulla base delle preferenze.
L’esempio delle proteste agricole
Un primo grande esempio dell’impatto della disinformazione sulle persone è quello legato alle proteste degli agricoltori. Gori ha affermato che i ricercatori dell’Edmo hanno trovato prove evidenti di tentativi di dirottare le proteste, nate per le reali preoccupazioni degli agricoltori. L’Osservatorio ha sottolineato come una falsa storia ampiamente condivisa secondo cui gli agricoltori in Francia e Spagna sarebbero stati “cacciati dalle loro terre” per far posto agli impianti solari, avrebbe alimentato ulteriormente i dissidi.
E come un circolo vizioso, l’Unione europea ha dovuto velocemente rispondere alle proteste annullando il piano di dimezzare l’uso dei pesticidi entro il 2030, così come si è ritrovata a ritardare le norme sulla biodiversità. “Le proteste erano legittime, ovviamente… ma sono state usate e sfruttate dalla Russia per condividere disinformazione che attacca le istituzioni dell’Ue e causa polarizzazione”, ha concluso Gori.
Le misure di sicurezza
Se da un lato l’Ue ha dovuto rallentare su una serie di politiche, dall’altro si è reso necessario prendere delle misure di sicurezza. La prima è stata una legge sui servizi digitali che sanziona gravemente contenuti illegali, pubblicità ingannevoli e fake news. Più di recente, la Commissione Europea ha avviato un procedimento formale contro Facebook e Instagram per la disinformazione che circolava sulle elezioni europee. E il mese scorso, l’UE ha imposto sanzioni a Voice of Europe, un media online con sede a Praga, accusato di condurre un’operazione di influenza filo-russa.
La presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha affermato che l’Europa si trova di fronte a una scelta difficile: essere forte o sottomettersi agli autoritari. “Vogliamo un’Europa forte che combatte per i nostri valori e la nostra democrazia? O, d’altro canto, lasciamo che le nostre democrazie vengano dirottate dai delegati e dai burattini degli autoritari?“, ha detto.
La Russia nega
La Russia, dal canto suo, sostiene che l’Occidente è coinvolto in una guerra dell’informazione su vasta scala che coinvolge false affermazioni progettate per distruggere la reputazione della Russia e considerarla un nemico. Funzionari russi affermano che l’Occidente è diventato così intollerante da rifiutare di accettare qualsiasi visione che contraddica la narrativa dominante prevalente e ha vietato la distribuzione di alcuni media statali russi come l’agenzia di stampa RIA Novosti e i giornali Izvestia e Rossiyskaya Gazeta.
In sintesi, nega le accuse e le rivolge alle istituzioni occidentali proponendole come censuranti nei confronti di una visione diversa.