Guerra in Ucraina, per l’Ue “Mosca è disposta al disastro nucleare”

Non servono necessariamente attacchi diretti, anche l’interruzione dell’energia può causarlo
2 ore fa
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Nucleare russia ucraina

Negli ultimi giorni la Russia ha lanciato massicci attacchi con droni e missili sulle infrastrutture energetiche in Ucraina, colpendo in particolare le sottostazioni elettriche che forniscono energia alle due grandi centrali nucleari ucraine di Khmelnytskyi e Rivne.

Ieri, l’Ue ha espresso la propria preoccupazione per la strategia di Mosca: “Un altro attacco sconsiderato e cinico ha preso di mira le sottostazioni che alimentano le centrali nucleari di Khmelnytskyi e Rivne: Mosca è disposta a rischiare un disastro nucleare per infliggere ulteriori sofferenze”, ha affermato la portavoce del Servizio di Azione Esterna dell’Ue, Anitta Hipper, che ha aggiunto: “L’Ucrainanon è sola. Il sostegno dell’Ue continua”.

Anche Kiev ha accusato esplicitamente la Russia di mettere in pericolo la sicurezza nucleare europea con questi attacchi. In questo contesto, il ministro degli Esteri ucraino Andrii Sybiha ha chiesto un’immediata riunione del consiglio di governatori dell’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (Iaea) per fronteggiare la situazione e ha chiamato in causa anche Paesi come Cina e India affinché esercitino pressione su Mosca per fermare questi attacchi.

Intanto, il rischio di blackout estesi e la destabilizzazione delle centrali continuano a crescere.

Grossi: “Situazione nucleare altamente precaria”

Tre giorni fa, sabato 8 novembre, il direttore generale dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Iaea) Rafael Grossi ha dichiarato che, nonostante il ripristino di una seconda linea elettrica alla centrale di Zaporizhzhia, “la situazione rimane altamente precaria”. La centrale, sotto controllo russo e già scollegata dalla rete nazionale, continua a dipendere da legami elettrici intermittenti, e qualsiasi interruzione del raffreddamento potrebbe portare a un incidente grave. Grossi ha ribadito che “un incidente nucleare può derivare non solo da un attacco diretto all’impianto, ma anche dall’interruzione delle forniture di energia”.​

Oleksandr Kharchenko, direttore del centro di ricerca sull’energia ucraino, ha sottolineato che la presenza delle truppe russe “diminuisce in modo significativo i margini di sicurezza, poiché le autorità di Kiev sono impossibilitate a ristabilire servizi e operazioni complete”. Anche rapporti tecnici della stessa Iaea (marzo e ottobre 2025) parlano di “estremo rischio residuo dovuto alla presenza non autorizzata di personale armato sugli impianti” e sollecitano il ritiro urgente delle forze militari russe.​

Sul fronte della minaccia di escalation nucleare intenzionale, il rischio di un attacco nucleare deliberato da parte della Russia è considerato basso ma in crescita. Secondo il centro di analisi Sipri, ci si trova ormai in una “nuova corsa agli armamenti nucleari” acuita dalla fragilità dei trattati di controllo, dall’arrivo di nuove tecnologie (Ia, missilistica subacquea, cyberguerra) e dall’accelerazione delle decisioni militari “che aumentano il pericolo di incidente o errore”.

La minaccia nucleare di Putin e Trump

Il 5 novembre 2025, durante una riunione con il Consiglio di sicurezza russo, Vladimir Putin ha ordinato ai principali funzionari di preparare proposte dettagliate per una possibile ripresa dei test nucleari, in risposta alle recenti dichiarazioni del presidente statunitense Donald Trump, che aveva annunciato l’immediata ripresa dei test nucleari dopo oltre trent’anni di moratoria.

Il capo del Cremlino ha ribadito che la Russia ha sempre rispettato gli impegni sotto il Trattato di proibizione completa dei test nucleari (Ctbt) e continua a farlo, ma ha avvertito che, nel caso in cui gli Stati Uniti o altri firmatari del trattato iniziassero nuovi test, Mosca adotterebbe misure appropriate e proporzionate. Putin ha quindi incaricato i ministeri competenti di raccogliere informazioni, valutare la situazione e presentare raccomandazioni unificate per eventuali preparativi a riguardo.

Il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov ha chiarito che al momento non sono state prese decisioni definitive, sottolineando che l’adesione al divieto di test nucleari resta formalmente valida.

Ma la comunicazione di Mosca è sempre un grattacapo per l’Occidente.

In questi giorni, Putin ha fatto leva su nuove armi strategiche, annunciando il successo di test con il missile cruise a propulsione nucleare Burevestnik, che ha percorso 14.000 km in 15 ore, e con il drone sottomarino nucleare Poseidon, testato per la prima volta con il suo reattore nucleare attivo. Secondo il presidente russo, Poseidon può raggiungere velocità e profondità senza pari, con una testata nucleare molto più potente rispetto a quelle degli Icbm Sarmat.

Questi armamenti sono stati presentati come strumenti in grado di superare le difese missilistiche occidentali, (Putin ha persino definito il Poseidon come “il missile che nessun può fermare”) ma esperti militari e analisti rimangono cauti sull’effettiva efficacia e innovazione tecnologica di queste armi, sostenendo che tali annunci rientrano nella strategia di intimidazione nucleare volta a rafforzare la posizione negoziale di Mosca in un contesto di crescenti tensioni geopolitiche.

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