L’arretramento della democrazia in Europa minaccia la sicurezza degli Stati Uniti. Dunque, l’Europa deve fare qualcosa per tornare sui ‘binari’ dei valori condivisi storicamente con gli Usa. A sostenerlo, auspicarlo e di fatto chiederlo è un articolo sulla newsletter del Dipartimento di Stato americano, guidato dal segretario di Stato Marco Rubio, a firma Samuel Samson: ‘The need for Civilizational Allies in Europe’ (‘La necessità di alleati europei civilizzati’).
Insomma, l’America è preoccupata, e per questo motivo “l’amministrazione Trump sta lanciando l’allarme”. Amministrazione che peraltro ha vietato l’uso di centinaia di parole sui siti e i documenti federali (tra cui ‘donna’ e ‘clima’), che sta chiedendo alle imprese europee di abbandonare i programmi per la Diversità e Inclusione, che è in lotta con le Università (finora) più prestigiose del mondo per arrivare a controllarne studi e ricerche.
Ma da cosa si evince che la democrazia nel Vecchio Continente starebbe regredendo? Non dalle novità in casa Ungheria né dalla crescita ad ampio raggio delle forze di estrema destra, fenomeni che a loro volta preoccupano l’Unione. Bensì dalla “campagna aggressiva contro la stessa civiltà occidentale” che l’Europa starebbe portando avanti e che anzi sarebbe ciò che rimane – secondo il Dipartimento di Stato americano – dell’iniziale sogno europeo, quello di “un mondo che trascendesse la divisione della nazionalità” per realizzare “un’era di pace senza precedenti”, un’idea condivisa dai “partiti cristiani e pro-democrazia ben intenzionati”.
Insomma, per Samson, senior advisor for the Bureau for Democracy, Human Rights, and Labor (DRL), “l’Europa si è trasformata in un focolaio di censura digitale, migrazione di massa, restrizioni alla libertà religiosa e numerosi altri attacchi all’autogoverno”.
Un “arretramento democratico” che “non solo ha un impatto sui cittadini europei, ma colpisce sempre più la sicurezza e i legami economici americani, insieme ai diritti di libertà di parola dei cittadini e delle aziende americane”, afferma Samson.
Il regresso democratico dell’Europa
L’articolo cita alcuni fatti, senza tuttavia scendere nei dettagli e presentandoli in modo parziale. Come la vicenda, nel Regno Unito, di Livia Tossici-Bolt, che per Samson sarebbe stata arrestata “per aver pregato in silenzio al di fuori delle cliniche per l’aborto”. In realtà la donna, medico e attivista pro-life, si era posizionata davanti alla struttura con un cartello con scritto “Sono qui per parlare, se vuoi”, ma non è stata arrestata perché non potesse esprimere il proprio parere sul tema, bensì per aver violato la ‘zona cuscinetto’ intorno alla clinica. Una zona ‘neutra’ introdotta proprio per permettere alle donne di interrompere la gravidanza liberamente, e nella quale non sono ammesse proteste né a favore né contro l’aborto.
Tra gli altri esempi di arretramento democratico, il senior advisor chiama in causa la Germania, dove, sostiene, con la scusa di prevenire la disinformazione on line il governo starebbe mettendo il bavaglio ai cittadini e minando le loro libertà. Un cavallo di battaglia dell’amministrazione Trump, assieme alle accuse alla legge sui servizi digitali dell’Unione europea (Dsa), che verrebbe “utilizzata per mettere a tacere le voci dissidenti attraverso la moderazione orwelliana dei contenuti”, e i lacci e lacciuoli imposti dalle “severe normative sui contenuti” alle società di social media, “comprese importanti piattaforme americane come X“, pena ingenti multe.
Secondo gli Usa, come ribadisce Samson, anche le elezioni sarebbero a rischio. Lo dimostrerebbe le recente classificazione di Alternative für Deutschland, partito di estrema destra tedesco in fortissima crescita tra la popolazione, quale “pericolo per la democrazia”: una decisione che lo stesso Rubio aveva prontamente criticato, definendola una “tirannia nascosta”. Allo stesso modo, la sentenza contro Marine Le Pen in Francia, riconosciuta colpevole – e non solo accusata, come riferito nell’articolo del Dipartimento Usa – e interdetta dai pubblici uffici, dunque impossibilitata a correre per la presidenza francese nel 2027, è vista come una mossa per escludere persone ‘ad hoc’ dalle votazioni.
Anche l’esclusione del filorusso radicale Călin Georgescu dalla ripetizione delle presidenziali in Romania era stata subito criticata – e ripresa nell’articolo pubblicato ieri dal Dipartimento Usa – , senza specificare perché la suprema Corte romena abbia deciso in questo senso. Insomma, si dà per scontato che ogni pronuncia (che non piace) sia politicizzata e non abbia mai riscontri in condotte reali delle persone coinvolte.
Cristiani ‘perseguitati’
Un punto interessante è che Samson fa spesso riferimento alla cristianità, sia parlando delle radici della civiltà occidentale sia caratterizzando persone e Stati ‘vittime’ di censure e restrizioni: una sottolineatura non casuale che induce a pensare che sia in atto una crociata specifica contro questa religione e i suoi fedeli. Ad esempio, il senior advisor definisce ‘cristiani’ Livia Tossici-Bolt e Adam Smith-Connor (protagonista di un caso analogo alla prima), oppure afferma che “le nazioni cristiane come l’Ungheria sono ingiustamente etichettate come autoritarie e violatrici dei diritti umani”. A tal proposito va detto che da anni il presidente ungherese Viktor Orbán sta portando avanti leggi restrittive, viste con preoccupazione da quasi tutti gli altri Stati dell’Unione, tanto che nel 2018 è stata avviata la procedura, prevista dai trattati istitutivi, che consente di togliere alcuni diritti a un Paese membro in caso di ripetute e gravi violazioni dello Stato di diritto. Proprio ieri, nel Consiglio Affari Generali, è stato deciso di andare avanti, sottolineando che “esiste un evidente rischio di una grave violazione da parte dell’Ungheria dei valori su cui si fonda l’Unione”.
Minaccia per gli Usa
Se questa è la situazione in Europa, Samson addita “il progetto liberale globale”, che starebbe “calpestando la democrazia e l’eredità occidentale insieme ad essa, in nome di una classe dirigente decadente che ha paura del suo stesso popolo”.
“La soppressione del discorso, la facilitazione della migrazione di massa, l’attacco all’espressione religiosa e l’indebolimento della scelta elettorale minacciano la fondazione stessa del partenariato transatlantico. Un’Europa che sostituisce le sue radici spirituali e culturali, che tratta i valori tradizionali come residui pericolosi, e che centralizza il potere in istituzioni inspiegabili è un’Europa meno capace di resistere alle minacce esterne e al decadimento interno. A tal fine, raggiungere la pace in Europa e nel mondo non richiede un rifiuto del nostro patrimonio culturale condiviso, ma un suo rinnovamento”.
Gli Usa auspicando dunque un impegno insieme all’Europa per “adoperarsi nuovamente nella nostra eredità occidentale”. Nello specifico l’Ue dovrebbe “garantire la protezione dei discorsi politici e religiosi, confini sicuri e elezioni eque”: sarebbero “graditi passi avanti”, spiega – o avvisa – l’articolo del Dipartimento di Stato.
Samson conclude affermando che “gli Stati Uniti rimangono impegnati in un forte partenariato con l’Europa e nella collaborazione su obiettivi condivisi di politica estera”, a patto che sia basato su un patrimonio comune e non sul “conformismo globalista”. Perché “la posta in gioco internazionale troppo alta per permettere che questa partnership venga minata”. Come a dire che la colpa dello sgretolamento in atto nell’alleanza atlantica è e sarà dell’Europa.
Il contro-allarme dell’esperto: vogliono che Ue abbracci i valori Maga
A leggere tra le righe dell’articolo ci ha pensato Noah Barkin, senior advisor presso l’istituto di ricerca Rhodium Group, che in un post su LinkedIn ha sintetizzato quello che in sostanza il governo degli Stati Uniti sta dicendo all’Europa: “Abbraccia i valori MAGA o sarai vista come un avversario”.
“Sta dicendo, se ho letto bene, che la democrazia liberale in stile europeo – e i suoi tentativi di regolamentare l’incitamento all’odio, combattere l’estremismo e reprimere la disinformazione e la corruzione politica – rappresenta una minaccia alla sicurezza nazionale degli Stati Uniti. Questo si basa, ma probabilmente va oltre, su ciò che JD Vance ha detto a Monaco”, conclude Barkin.
L’articolo del Dipartimento di Stato Usa infatti non è un caso isolato, ma rientra nell’intenzione dell’amministrazione Trump di diffondere l’approccio ‘Maga’ anche nell’Unione. Alla Conferenza di Monaco di febbraio, il vicepresidente JD Vance si era già espresso contro “il ritiro dell’Europa da alcuni dei suoi valori più fondamentali – valori condivisi con gli Stati Uniti d’America”, e aveva criticato sia le decisioni dei governi nazionali sia delle istituzioni comunitarie, fino a sentenziare che “quello che mi preoccupa è la minaccia dall’interno” che starebbe erodendo la democrazia nel Vecchio Continente.