Berlino si prepara alla deterrenza e scarta gli armamenti Usa: spazio all’industria bellica europea

Il nuovo piano di acquisti tedesco destinerà solo l’8% del totale (circa 6.8 miliardi di euro) a fornitori statunitensi
21 ore fa
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Un Eurofighter Typhoon dell’Aeronautica tedesca in volo durante una dimostrazione alla base militare di Laage, nel nord-est della Germania (Afp)
Un Eurofighter Typhoon dell’Aeronautica tedesca in volo durante una dimostrazione alla base militare di Laage, nel nord-est della Germania (Afp)

L’attuale scenario geopolitico, segnato da turbolenze globali e nuovi conflitti, sta costringendo le maggiori potenze europee a una corsa al riarmo. La Germania, in particolare, sta affrontando quella che il cancelliere Friedrich Merz ha definito “una delle fasi più impegnative” della sua storia recente. Di fronte a questa insicurezza, che ha conseguenze dirette sull’economia tedesca orientata ai mercati globali, Berlino ha lanciato un massiccio piano di modernizzazione militare. Ma la vera novità è la destinazione di questa spesa: non più Washington, ma l’industria bellica europea.

Il piano di Berlino

La posta in gioco è alta: Merz ha sottolineato che è necessario agire “a breve giro e con rapidità” per garantire la sicurezza a lungo termine. L’elenco degli acquisti, visionato da Politico e redatto per la commissione Bilancio del Parlamento tedesco, elenca 154 importanti acquisti per la difesa tra settembre 2025 e dicembre 2026. Si tratta di uno sforzo di modernizzazione completo, che interessa ogni ramo delle forze armate.

Il mercato europeo sarà il principale destinatario di questa spesa. Per anni, infatti, la Germania è stata uno dei principali clienti di Washington per la difesa, arrivando a concludere vendite militari per oltre 17 miliardi di dollari tra il 2020 e il 2024. Questo trend è in netta inversione. Il nuovo piano di acquisti tedesco destinerà solo l’8% del totale (circa 6.8 miliardi di euro) a fornitori statunitensi. Il resto della spesa sarà indirizzato in modo schiacciante verso l’industria europea.

Questa scelta rappresenta un duro colpo, in particolare per il presidente statunitense Donald Trump, il quale ha fatto pressione affinché i Paesi europei continuino ad acquistare armi americane. Nonostante gli impegni presi in passato per aumentare gli acquisti di attrezzature militari dagli Stati Uniti, la decisione di Berlino dimostra che la spesa per la difesa in Europa viene decisa dai governi nazionali, e la Germania ha scelto di dare la priorità all’autonomia industriale europea.

Gli acquisti americani di maggiore rilievo si limitano infatti a circa 5.1 miliardi di euro per i missili di difesa aerea Patriot e circa 150 milioni di euro per siluri destinati agli aerei P-8A di Boeing.

I pilastri della nuova Difesa europea

La maggior parte dei fondi verrà utilizzata per finanziare progetti europei di larga scala. L’investimento più oneroso di tutto il piano è di 26 miliardi di euro per il programma fregata F-127, progettato dal colosso navale tedesco Tkms. Queste nuove navi da guerra sono cruciali per la difesa aerea e missilistica a lungo raggio della marina.

Berlino, inoltre, sta raddoppiando gli investimenti nei suoi caccia europei esistenti (Eurofighter), costruiti da un consorzio che include Airbus, Bae Systems e l’italiana Leonardo. Sono previsti 4 miliardi di euro per nuovi velivoli e 1.9 miliardi di euro per aggiornamenti ai radar.

L’esercito vedrà un forte potenziamento, con oltre 3.4 miliardi di euro destinati a veicoli corazzati Boxer aggiuntivi (costruiti da Rheinmetall e Knds) e 3.8 miliardi di euro per nuovi veicoli cacciacarri.

Il piano include, infine, anche 2.3 miliardi di euro per la modernizzazione del missile da crociera Taurus e finanziamenti, sebbene problematici, per lo sviluppo del sistema anti-collisione dell’Eurodrone (196 milioni di euro).

Cooperazione con la Svezia e tensioni con Parigi

La spinta verso l’Europa non è priva di attriti interni. La Germania sta cercando attivamente di rafforzare la cooperazione strategica in Europa, come dimostra un contratto da 1.2 miliardi di euro che – come riporta Bloomberg – sarà assegnato a Saab (Svezia) e Northrop Grumman (Stati Uniti) per dotare la flotta Eurofighter di un sistema di sensori avanzati (Arexis di Saab).

Questa mossa potrebbe aprire la strada a una cooperazione più stretta tra Germania e Svezia per lo sviluppo del caccia di prossima generazione (Future Combat Air System – Fcas), necessario per sostituire gli storici Eurofighter. Attualmente, il progetto Fcas è sviluppato con la Francia e la Spagna, ma a Berlino crescono le preoccupazioni che il progetto sia “in stallo” (“going nowhere”) a causa delle richieste di Dassault Aviation Sa, l’azienda francese, che vorrebbe un ruolo di controllo. Bloomberg ha riferito questo mese che il ministero della Difesa tedesco e i legislatori della coalizione di centro-destra del cancelliere Friedrich Merz stanno valutando le opzioni per procedere senza la Francia se Dassault insisterà per avere un ruolo di controllo nel programma.

La sfida non è solo militare

Ma la sfida non è solo militare. Ad affermarlo è stato lo stesso cancelliere Merz, il quale ha ribadito che l’insicurezza globale non riguarda solo questo fronte, ma tocca ogni aspetto della vita pubblica. Un esempio tangibile delle turbolenze globali è il recente attacco informatico all’aeroporto di Berlino, che ha causato giorni di disagi, ritardi, cancellazioni e l’uso di procedure di check-in manuali o improvvisate per far fronte alla ridotta funzionalità dei sistemi. Questo incidente sottolinea quanto sia vulnerabile l’infrastruttura di fronte alle nuove sfide della sicurezza.

E in un contesto in cui sempre più droni russi invadono spazi aerei dell’area Nato, la necessità di non farsi trovare impreparati si fa sempre più impellente. La Germania sta affrontando il momento più difficile della storia moderna con una strategia chiara: potenziare rapidamente la propria difesa e, così facendo, dare priorità all’industria e alla cooperazione europea.