Dopo il Portogallo, altri dodici Stati membri dell’Unione europea hanno ufficialmente richiesto alla Commissione l’attivazione della clausola di salvaguardia nazionale nell’ambito del patto di stabilità e crescita.
La misura, prevista dal piano ReArm Europe, consentirà loro di aumentare la spesa per la difesa senza violare le norme di bilancio dell’Ue.
I Paesi che hanno avanzato la richiesta sono Belgio, Danimarca, Estonia, Finlandia, Germania, Grecia, Ungheria, Lettonia, Lituania, Polonia, Slovacchia e Slovenia. Altri Stati potrebbero seguire l’esempio, dato l’interesse manifestato per la clausola.
Una risposta alla minaccia alla sicurezza europea
La guerra di aggressione della Russia contro l’Ucraina ha imposto nuove sfide alla sicurezza del continente, rendendo necessaria una revisione strategica delle capacità di difesa nazionali. Per affrontare questa emergenza, la Commissione europea aveva presentato lo scorso marzo un ambizioso pacchetto sulla difesa, offrendo leve finanziarie per stimolare investimenti nel settore.
Questo pacchetto mira a rafforzare le capacità militari degli Stati membri attraverso strumenti finanziari innovativi, come il prestito Safe (Security Action for Europe) e l’attivazione della clausola di salvaguardia nazionale, che consente maggiore flessibilità nella spesa per la difesa. Il programma di finanziamento prevede la raccolta di 150 miliardi di euro sui mercati dei capitali per rafforzare le capacità di difesa europee. La clausola garantirà agli Stati membri la flessibilità di bilancio per incrementare la spesa militare fino a un massimo dell’1,5% del Pil per anno, senza compromettere la sostenibilità finanziaria a lungo termine.
La Commissione valuterà ora le richieste per formulare raccomandazioni al Consiglio dell’Ue, che avrà un mese di tempo per decidere.
La posizione della Commissione
Il commissario per l’Economia e la Produttività, Valdis Dombrovskis, ha sottolineato l’importanza di questo sviluppo: “Già tredici Stati membri hanno chiesto l’attivazione della clausola di salvaguardia nazionale, che fornirà un notevole spazio di bilancio supplementare per investire nelle loro capacità di difesa e nell’industria. La Commissione garantirà che tale flessibilità sia coordinata e aiuti i paesi dell’Ue a transitare verso bilanci della difesa più elevati, preservando nel contempo politiche di bilancio sane”.
Questa scelta segna un momento cruciale per il futuro della difesa europea, delineando una trasformazione significativa nel modo in cui l’Unione affronta le sfide geopolitiche.
L’attivazione della clausola di salvaguardia nazionale e il prestito Safe indicano un cambiamento strategico verso una maggiore flessibilità fiscale, consentendo agli Stati membri di rafforzare rapidamente le loro capacità di difesa senza compromettere le regole di bilancio dell’Ue.
Cosa rappresenta per l’Ue la clausola di salvaguardia nazionale
L’Europa si sta muovendo verso una più forte autonomia strategica, riducendo la dipendenza da alleati esterni e costruendo una difesa più integrata e coordinata.
Questa misura manda un chiaro messaggio: l’Europa è determinata a difendere i suoi interessi e la sua sicurezza con maggiore incisività. Potrebbe incentivare una più stretta collaborazione tra gli Stati membri in ambito militare, facilitando l’interoperabilità delle forze armate e la creazione di meccanismi di difesa più centralizzati. Ma non tutti sembrano essere dello stesso parere.
Altri Stati membri non hanno ancora richiesto la clausola. Parliamo, ad esempio, dell’Italia, che deciderà dopo il vertice Nato di giugno. La Spagna che sembra essere intenzionata a una decisione nei prossimi mesi. La Francia, che ha espresso preoccupazioni sulla sostenibilità del debito e ha escluso l’opzione per ora. I Paesi Bassi, che hanno già annunciato di non voler attivare la clausola. E la Svezia, che potrebbe aumentare la spesa militare in deficit senza ricorrere alla clausola.