Il 1° luglio 2025 ha segnato una data spartiacque per la Danimarca e, forse, per l’Europa intera. Con l’entrata in vigore della nuova legge sulla coscrizione, anche le donne danesi potranno essere chiamate a prestare servizio militare obbligatorio. Non più solo volontarie: se il numero di reclute non sarà sufficiente, anche loro verranno selezionate tramite sorteggio, come già accade per gli uomini.
Una riforma che, al di là del dato normativo, riflette un mutamento profondo nel modo in cui l’Europa del Nord interpreta la sicurezza, la parità di genere e il concetto stesso di cittadinanza.
Come funzionerà il sistema di coscrizione danese
La legge, sostenuta da una larga maggioranza parlamentare e promossa dalla premier Mette Frederiksen, prevede:
- L’estensione della leva obbligatoria a entrambi i sessi.
- L’aumento della durata del servizio da 4 a 11 mesi entro il 2026.
- L’obiettivo aumentare il numero di reclute che prestano servizio militare dalle attuali 5.000 a 7.500 nel 2033.
- Un investimento di oltre 4 miliardi di corone danesi (circa 5,5 miliardi di euro) nella difesa nei prossimi cinque anni.
Il servizio potrà essere svolto nell’esercito, nella marina, nell’aeronautica o nell’Agenzia per la gestione delle emergenze. È prevista anche l’opzione del servizio civile per chi solleva obiezioni di coscienza.
Tutti i cittadini danesi, al compimento dei 18 anni, devono partecipare alla “Giornata della Difesa”, una valutazione fisica e psicologica. I volontari hanno la precedenza. Se non si raggiunge il numero minimo di reclute, si procede con un sorteggio tra gli idonei, uomini e donne. Il servizio si articola in due fasi:
• 5 mesi di addestramento di base, con formazione all’uso delle armi e disciplina militare.
• 6 mesi di specializzazione, a seconda del corpo di destinazione.
Un segnale geopolitico
La riforma si inserisce in un contesto europeo segnato da una crescente instabilità: la guerra in Ucraina, la pressione russa sui confini baltici, i conflitti in Medio Oriente, il necessario rafforzamento della Nato. La Danimarca, come altri Paesi nordici, ha scelto di rispondere con un miglioramento strutturale delle proprie capacità difensive.
Il colonnello Kenneth Strom, responsabile del programma di coscrizione dell’esercito danese, ha affermato che il cambiamento è “basato su una decisione politica e su un accordo politico stipulato dalle parti – e ha aggiunto -. Ovviamente, si basa sull’attuale situazione di sicurezza per ottenere maggiore potenza di combattimento e avere le competenze necessarie all’Esercito, alla Marina, all’Aeronautica o persino alle Forze per le Operazioni Speciali”.
Parità o imposizione?
La misura ha acceso un dibattito interno. Alcune critiche, soprattutto da parte femminile, sottolineano l’asimmetria biologica legata alla maternità e il rischio di discriminazioni all’interno delle forze armate. Altri, invece, la considerano un passo necessario verso la piena equità.
“Alcune donne la considerano ingiusta – ha dichiarato a Euronews Stephanie Vincent Lyk-Jensen, ricercatrice presso il Centro danese per la ricerca sulle scienze sociali (Vive) -, sostenendo ad esempio che solo loro partoriscono. Ma una larga parte dell’opinione pubblica la vede come un passo verso la piena parità di diritti e doveri”.
“Nella situazione mondiale in cui ci troviamo in questo momento, è necessario avere più coscritti e penso che le donne dovrebbero contribuire in egual misura, come fanno gli uomini – ha detto Katrine, una recluta della Guardia reale danese, all’agenzia Reuters -. Ci sono diverse cose che devono migliorare, soprattutto in termini di equipaggiamento. Al momento, l’esercito è fatto per gli uomini, quindi forse gli zaini sono un po’ troppo grandi così come le uniformi “, ha concluso la volontaria.
Le forze armate stanno già adeguando infrastrutture e protocolli per accogliere un numero crescente di donne, con particolare attenzione alla prevenzione di molestie e discriminazioni.
Un modello nordico per l’Europa?
Con questa riforma, la Danimarca si unisce a Norvegia e Svezia nel gruppo ristretto di Paesi europei che prevedono la leva obbligatoria per entrambi i sessi. Ma il suo significato va oltre la questione di genere. È un segnale politico: la sicurezza nazionale non è più solo una questione di professionisti, ma una responsabilità collettiva.
In un’Europa che si interroga sul ritorno della leva, la Danimarca propone un modello ibrido: volontariato incentivato, sorteggio residuale, formazione estesa e inclusiva. Le donne rappresentano, infatti, solo il 10% del personale delle forze armate professionali in Europa, ma i Paesi nordici stanno guidando un’importante trasformazione: un modello che potrebbe ispirare altri Paesi, dalla Germania alla Lituania, dove il dibattito è già aperto.