Cos’è la guerra ibrida e perché il drone sul centro di ricerca europeo sul Lago Maggiore fa scattare l’allarme

Sospetti su operazioni di intelligence ostile in Lombardia. L’area ospita anche industrie della difesa e un centro Nato. Aperta un'inchiesta per spionaggio aggravato dalla finalità di terrorismo
2 giorni fa
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Drone

Per almeno cinque volte nel mese di marzo, uno o più droni russi avrebbero sorvolato l’area del Lago Maggiore che ospita il Joint Research Centre (Jrc) dell’Unione europea, situato a Ispra (Varese). Un caso che ha innescato l’allarme sicurezza e sollevato interrogativi legati alla minaccia della guerra ibrida.

Il centro, uno dei più importanti poli di ricerca della Commissione europea, è situato in una zona sensibile dal punto di vista strategico: a pochi chilometri si trovano infatti gli stabilimenti di Leonardo, colosso dell’industria della difesa e dell’aerospazio. L’area è ufficialmente coperta da una no fly zone per ragioni di sicurezza. Nonostante questo, i droni avvistati sarebbero riusciti a violare lo spazio aereo vietato, alimentando il sospetto di una possibile missione di ricognizione ostile.

Cosa è successo

Come riportato ieri per primo dal Corriere della Sera, è stato un sistema sperimentale di rilevamento radio installato presso il Jrc a individuare per primo le anomalie: i responsabili del centro hanno immediatamente allertato le autorità competenti. Il timore è che l’apparecchio fosse equipaggiato con telecamere e strumentazioni digitali capaci di riprendere un obiettivo nei minimi dettagli, anche di notte, e di eseguire mappature tridimensionali. Dato che la tipologia di drone rilevato ha poca autonomia, si pensa sia stato manovrato dalle vicinanze.

Dai controlli di queste ore sembrerebbe non siano stati interessati dall’incursione del drone (o dei droni) gli stabilimenti della Leonardo Helicopters Training Academy a Sesto Calende e la Divisione elicotteri di Vergiate, mentre sono in corso gli accertamenti su eventuali incursioni nello spazio aereo sopra la sede operativa dei Nato Rapid Deployable Corps a Solbiate Olona. A Pavia, inoltre, c’è un laboratorio di energia nucleare applicata.

Ma chi ha pilotato il drone? Cosa ha filmato? E con quali finalità?

Si indaga per spionaggio, aggravato dalla finalità di terrorismo

Proprio per rispondere a queste domande e far luce su eventuali tentativi di carpire informazioni su obiettivi sensibili, coperti da vincoli di sicurezza nazionale ed europea, la procura di Milano ha iscritto un fascicolo con l’ipotesi di reato di spionaggio politico o militare, aggravato dalla finalità di terrorismo per condotte che “possono arrecare grave danno a un Paese o a un’organizzazione internazionale e sono compiute allo scopo di intimidire la popolazione”. L’inchiesta è in mano alla sezione distrettuale antiterrorismo della procura di Milano ed è affidata ai carabinieri del Ros.

La zona era già stata teatro di un altro inquietante episodio, fa notare il Corriere: nel 2023 a Sesto Calende degli agenti segreti dell’Aise (Agenzia informazioni e sicurezza esterna, il servizio segreto italiano per l’estero) e del Mossad israeliano morirono in un naufragio. Una vicenda conclusasi l’anno dopo con la condanna del comandante della barca, che ha patteggiato 4 anni per omicidio e naufragio colposi.

Intanto la situazione di Ispra è tutta da chiarire, dato che il drone non si è più visto e non ha lasciato tracce, ma quello che è certo è che chiama in causa “la sicurezza nazionale ed europea”, come ha spiegato in una nota Salvatore De Meo, membro della Commissione Sicurezza e Difesa al Parlamento europeo e presidente della Delegazione Ue per i rapporti con la Nato. De Meo ha anche annunciato da parte di Forza Italia “un’interrogazione alla Commissione europea per fare piena luce sulla vicenda e per comprendere se siano già in atto misure di protezione per le infrastrutture strategiche dell’industria della difesa italiana e della stessa Unione europea”. Faranno altrettanto altre forze politiche, come Italia viva, +Europa.

Cos’è il Joint Research Centre dell’Ue

Il Joint Research Centre è il Centro comune di ricerca della Commissione e fornisce consulenza tecnica, scientifica a supporto delle politiche europee. Non ha poteri normativi né legislativi, ma il suo lavoro è fondamentale per garantire che le decisioni dell’Unione siano basate su dati affidabili e conoscenze indipendenti. Offre infatti offe supporto scientifico neutrale per tali decisioni, monitoraggio indipendente in caso di crisi (ambientali, sanitarie, energetiche) e informazioni per la sicurezza, anche in chiave di prevenzione da minacce ibride o tecnologiche.

Quello di Ispra è il terzo campus di ricerca più grande della Commissione europea dopo quelli di Bruxelles e Lussemburgo, è attivo da 65 anni e lavora in più settori: nucleare, sicurezza, spazio, risorse sostenibili e trasporti. È inoltre sede di progetti pilota su droni, infrastrutture critiche e cybersecurity. Il Jrc è incluso tra le infrastrutture critiche nazionali ed europee.

Cos’è la guerra ibrida

La vicenda porta alla ribalta il tema della guerra ibrida. Se confermati, il contesto e la modalità del sorvolo suggeriscono attività di tipo non convenzionale, coerenti con le strategie di pressione e interferenza tipiche di questo tipo di tattica.

La guerra ibrida infatti è una forma di conflitto che combina metodi convenzionali e non convenzionali, militari e non militari, statali e non statali, per raggiungere obiettivi strategici senza una dichiarazione formale di guerra. L’obiettivo principale non è tanto conquistare territori, quanto destabilizzare e indebolire il nemico, spesso consentendo a chi mette in atto queste azioni di negare l’accaduto.

La guerra ibrida, sempre più al centro delle preoccupazioni europee e affrontata non a caso anche nella nuova Preparedness Union Strategy, la strategia dell’Unione per rispondere alle crisi, passa per:

  • l’uso di forze speciali, milizie irregolari, “uomini senza insegne” (esempio: Crimea 2014)
  • attacchi informatici a infrastrutture, servizi pubblici, reti energetiche e comunicazioni (cyberwarfare)
  • manipolazione dell’opinione pubblica tramite media, social e fake news
  • pressioni economiche e commerciali tramite boicottaggi, sanzioni, manipolazioni dei mercati
  • canalizzazione dei flussi migratori verso altri Paesi come forma di destabilizzazione (come tra Bielorussia e Polonia)
  • l’uso strumentale del diritto internazionale o dei sistemi giudiziari per indebolire l’avversario (lawfare)
  • infiltrazioni, spionaggio, corruzione di funzionari o uso di “soft power” aggressivo.

A monte, come ogni generale ben sa, sapere è potere: da sempre e ancora di più nel mondo di oggi, digitalizzato e interconnesso, raccogliere dati è di fondamentale importanza in ottica multidominio. Ogni ambito (fisico, informativo, cibernetico) è collegato agli altri; ad esempio, i dati ambientali possono essere utili anche a fini militari o possono servire in operazioni future più ampie.

I droni sul Jrc di Ispra sono guerra ibrida?

Il sorvolo dei droni russi, se confermato, potrebbe rientrare nella strategia della guerra ibrida. L’azione infatti potrebbe avere diversi tipi di finalità, dallo spionaggio, la sorveglianza e la mappatura su infrastrutture sensibili all’interferenza con sensori o apparati fino all’individuazione di falle nei sistemi di sorveglianza. Inoltre queste azioni possono avere un riflesso “soft” ma destabilizzante, quindi puntare a testare la reazione delle autorità italiane o europee, a inviare segnali indiretti (tattica della “zona grigia”) o ad alimentare l’incertezza e la confusione nel dibattito pubblico.