Anche la Commissione europea vuole i suoi 007?

L'indiscrezione confermata dalla portavoce capo Paula Pinho
18 ore fa
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Servizi Segreti Commissione Europea Canva

La Commissione europea di Ursula von der Leyen vuole il suo servizio segreto. A confermare il desiderio dell’esecutivo Ue circa la creazione di una propria unità dedicata all’intelligence è la portavoce capo Paula Pinho, a Bruxelles, dopo un ‘leak’ del Financial Times.

L’idea, precisa Pinho, è ancora allo stadio embrionale, ad un livello “non sviluppato”. Si parla, spiega, di un numero “molto limitato” di effettivi, che si contano sulle dita di “una mano”, quindi “due o tre” persone. L’unità non ha ancora un nome, aggiunge. L’idea di base è “proteggere la sicurezza dell’istituzione”, i suoi “edifici” e il suo “personale”, aggiunge il portavoce al Bilancio Balasz Ujvari.

I servizi segreti europei: a cosa serviranno

A lanciare l’indiscrezione era stato il Financial Times, nel quale si leggeva che il nuovo organismo aveva lo scopo di migliorare l‘uso delle informazioni raccolte dalle agenzie di spionaggio nazionali. L’unità, costituita all’interno del segretariato generale della Commissione, prevederebbe l’assunzione di funzionari provenienti da tutta la comunità di intelligence dell’Ue e di raccogliere informazioni di intelligence per scopi comuni.

Anche se si tratta di un campo che fa parte dell’hard power e riservato agli Stati nazionali, l’intelligence assume un ruolo predominante anche per le istituzioni europee costrette a fronteggiarsi tra minacce esterne e interne. L’invasione dell’Ucraina da parte della Russia; le “minacce” del presidente degli Stati Uniti Donald Trump di ridurre il sostegno americano alla sicurezza in Europa e le accuse di spionaggio mosse contro l’Ungheria, stanno spingendo l’Ue a “riconsiderare le proprie capacità di sicurezza interne e ad avviare la più grande campagna di riarmo dai tempi della guerra fredda”, scrive il Ft.

Un funzionario informato sui fatti ha affermato che “i servizi di spionaggio degli Stati membri dell’Ue sanno molto. Anche la Commissione ne sa molto. Abbiamo bisogno di un modo migliore per mettere insieme tutto questo ed essere efficaci e utili ai partner. Nell’intelligence, bisogna dare qualcosa per ottenere qualcosa”.

Un’intelligence europea non convince tutti

La diffusione di questa notizia ha già fatto storcere il naso al Centro di situazione e intelligence dell’Unione europea (Intcen). Posto sotto la diretta autorità dell’Alto rappresentante per gli Affari esteri, Kaja Kallas, l’Intcen teme che un’intelligence sotto l’esecutivo europeo possa minacciare il proprio futuro. Un portavoce della Commissione ha dichiarato al Financial Times che sta “esaminando come rafforzare le proprie capacità di sicurezza e intelligence. Nell’ambito di questo approccio, si sta valutando la creazione di una cellula dedicata all’interno del Segretariato generale”. “Il concetto è in fase di sviluppo e le discussioni sono in corso. Non è stata fissata una tempistica specifica”, hanno affermato le fonti, aggiungendo che “si baserà sulle competenze esistenti all’interno della Commissione e… collaborerà strettamente con i rispettivi servizi del Seae [il Servizio europeo per l’azione esterna, ndr]”.

A storcere il naso, però, pare possano essere in futuro anche gli stessi governi nazionali, i quali dovranno considerare l’ipotesi di poter o meno condividere le informazioni di spionaggio in loro possesso anche con gli altri Stati membri. Come ricorda il Ft, la condivisione di informazioni di intelligence nell’Ue risale all’attacco delle Torri gemelle dell’11 settembre 2001 contro gli Stati Uniti, che spinsero le agenzie di spionaggio di Francia, Germania, Italia, Paesi Bassi, Spagna, Svezia e Regno Unito a iniziare a mettere in comune valutazioni di sicurezza classificate.