La Croazia sceglie Milanović, una vittoria tra populismo e contrasti europei

Con il 73% dei consensi, Milanović si prepara a un secondo mandato che promette rotture con l'Europa e un focus sulle sfide interne
2 giorni fa
4 minuti di lettura
Zoran Milanović Croazia Afp
Zoran Milanović (AFP)

La Croazia ha scelto il suo presidente riconfermando Zoran Milanović che ha trionfato con una vittoria schiacciante: 73,67% dei voti contro il 26,33% ottenuto dal suo rivale Dragan Primorac. Un afflusso di consensi che conferma la sua popolarità e segna una vittoria netta, sebbene l’affluenza alle urne non abbia superato il 44%, riflettendo una partecipazione moderata, ma in linea con le aspettative per un ballottaggio che già vedeva Milanović in netto vantaggio sin dal primo turno, dello scorso 29 dicembre, dove aveva raggiunto il 49% dei voti. Questa rielezione, con un margine così ampio, rappresenta una netta sconfitta per il governo conservatore, e segna il rafforzamento di un presidente che non ha mai fatto mistero delle sue posizioni radicali e controcorrente.

Zoran Milanović, sostenuto dal Partito Socialdemocratico di Croazia (Spd), non è un politico che ama passare inosservato. Con la sua retorica tagliente e una visione decisamente critica delle principali istituzioni internazionali, come l’Unione Europea e la NATO, ha sfidato le aspettative di chi si aspettava un percorso di normalizzazione dopo la sua vittoria del 2020. La sua rielezione, infatti, non è solo un successo personale ma anche un segno che la Croazia è pronta a confrontarsi con una nuova stagione politica, in cui il leader socialdemocratico ha deciso di imprimere la sua impronta con fermezza. La carica di presidente della Croazia, infatti, non è esclusivamente cerimoniale: il Capo dello Stato ha un certo peso in politica estera e nella difesa, oltre a ricoprire il ruolo di comandante supremo delle Forze Armate, il che conferisce a Milanović un’ulteriore influenza in un momento così cruciale per il Paese.

Un presidente dalla carriera controversa

Milanović non è solo un presidente populista, ma un politico con una lunga carriera alle spalle. Nato a Zagabria il 30 ottobre 1966, è cresciuto in una famiglia di orientamento intellettuale e militante, con un padre economista e un forte legame con la politica di sinistra. La sua ascesa politica è iniziata negli anni ’90, quando si è unito al Partito Socialdemocratico e ha ricoperto vari incarichi, tra cui quello di Primo Ministro dal 2011 al 2016. Nel corso della sua carriera, ha avuto un ruolo significativo anche nella politica estera croata, occupandosi delle relazioni con la NATO e guidando il Paese durante l’ingresso nell’Unione Europea nel 2013.

La sua carriera da Primo Ministro non è stata priva di controversie, in particolare per le sue posizioni dure e spesso in contrasto con la linea politica di Bruxelles e di altri leader europei. In particolare, Milanović ha sempre sottolineato la necessità di un’Europa che vada oltre le imposizioni burocratiche, criticando la gestione dell’Unione e delle sue politiche migratorie ed economiche. Non è un caso che abbia ricevuto critiche anche per le sue posizioni ambigue riguardo alla guerra in Ucraina: pur condannando fermamente l’invasione russa, ha espresso numerose riserve sul sostegno occidentale e sull’armamento dell’Ucraina. Questa sua retorica ha sicuramente influenzato l’esito delle elezioni, in quanto ha risuonato tra i cittadini stanchi della crescente influenza esterna nelle scelte politiche interne.

Il populismo di Zoran Milanović

Una delle caratteristiche distintive del suo secondo mandato sarà la sua spinta a fare da contraltare alle politiche del governo del Primo Ministro conservatore della Croazia Andrej Plenković. Milanović non ha mai nascosto il suo disappunto nei confronti del centro-destra e, in particolare, contro l’approccio moderato e filo-europeo del governo attuale. Il risultato delle elezioni è stato visto da molti come una risposta diretta all’amministrazione di Plenković, che ha recentemente subito un colpo di immagine con il caso di corruzione che ha coinvolto l’ex ministro della salute. Seppur in un contesto politico instabile, il presidente ha saputo sfruttare la sua figura di oppositore per radicarsi ancor più nel cuore degli elettori che sentono la necessità di una politica più autonoma e meno incline a piegarsi agli interessi esterni.

Milanović ha sempre avuto una visione alternativa dell’Europa, criticando aspramente l’Unione Europea come un’entità poco democratica e sempre più lontana dalle esigenze dei cittadini. Le sue parole non sono mai state prive di pungente verità, e la sua denuncia dell’Unione come “non democratica” e dominata da “funzionari non eletti” ha trovato ampio riscontro tra i croati che percepiscono Bruxelles come troppo distante e influente nelle scelte politiche interne. In effetti, per Milanović, il vero obiettivo sarà quello di ridisegnare il ruolo della Croazia in Europa, spingendo per una maggiore indipendenza e per un confronto più diretto con le potenze internazionali, in particolare quelle occidentali.

L’elezione di Zoran Milanović non è solo il segno della forza della sua figura politica, ma anche di una crescente frustrazione nei confronti di un sistema che sembra non riuscire più a rispondere adeguatamente alle sfide interne ed esterne. Il Paese si trova infatti a fronteggiare una crisi economica che ha portato la Croazia ad avere la terza inflazione più alta dell’Eurozona e una preoccupante carenza di manodopera, problemi che si sono acuiti anche a causa della scarsità di risorse nel settore pubblico e privato.

Milanović, in questo contesto, ha promesso di combattere contro quelle che considera “le ingiustizie” del sistema politico ed economico, mettendo l’accento sul bisogno di un cambiamento radicale. Nel suo discorso post-elettorale, ha chiesto al governo di ascoltare il messaggio che arriva dai cittadini, dichiarando che la sua vittoria non è solo un sostegno per la sua persona ma anche una risposta alle difficoltà che sta affrontando la popolazione croata. Se le sue parole sono state un appello ai dirigenti politici, il suo approccio potrebbe portare la Croazia a un punto di svolta decisivo, in cui le priorità cambiano e si concentrano maggiormente sulle esigenze interne piuttosto che sulle pressioni internazionali.

Milanović è anche un simbolo di quella parte della popolazione croata che ha visto nel suo ritorno al potere una speranza di cambiamento. Sebbene la sua retorica possa sembrare divisiva e intransigente, il suo elettorato lo vede come un campione delle istanze popolari contro una classe politica che sembra avere più attenzione per le alleanze internazionali che per le reali necessità del Paese.