Donald Trump minaccia “severe sanzioni” contro la Russia se non si arriverà a un accordo “entro 50 giorni”, Mosca risponde prendendosi gioco del presidente americano: “Lo Zio Sam spara bolle di sapone”, titola l’agenzia di stampa russa Ria Novosti che ci tiene a irridere Donald Trump anche con le immagini (vedere la copertina di questo articolo per credere).
Usando l’intelligenza artificiale, Ria Novosti ha riprodotto l’immagine di un disperato Zio Sam (il famoso protagonista della campagna di arruolamento americana “I Want You for U.S. Army”, 1917) che con una pistola giocattolo spara bolle di sapone verso le torri del Cremlino. Il senso è chiaro (Trump non fa paura alla Russia) e qualora non fosse abbastanza esplicito, ci pensa il canale Telegram Rybar, che conta un milione e mezzo di abbonati: “La montagna ha partorito un topolino inoffensivo”.
Così la Russia si prende gioco di Trump
Che si tratti di media controllati dal governo russo o di canali non ufficiali, cambia poco. Ria Novosti insiste: “Gli Stati Uniti hanno di nuovo — per l’ennesima volta! — cambiato la loro politica riguardo alle forniture di armi all’Ucraina. Ieri le fornivano, oggi non le forniscono, domani le forniranno di nuovo. La nostra strategia di stritolare gli armamenti occidentali e di denazificare fisicamente l’Ucraina sta funzionando bene e non c’è motivo di abbandonarla. (…) Restano le sanzioni, i famigerati dazi del 500% che i legislatori americani imporranno a qualsiasi Paese del mondo che acquisti idrocarburi dalla Russia. No, non si tratta di un refuso o di uno zero in più: nei loro piani ci sono davvero dazi del 500%… I nostri principali acquirenti oggi sono India e Cina. Gli Usa vogliono davvero dichiarare un blocco commerciale nei confronti di questi giganteschi Paesi? Sarà davvero molto interessante assistere a questo spettacolo…”, scrive una delle tre agenzie di stampa moscovite sottolineando che Trump non ha nessun potere sul commercio russo.
Per lanciare questo messaggio, l’agenzia usa ancora una volta l’arma dello sberleffo: “Washington non ha le carte per minacciarci“, scrive Ria Novosti richiamando esplicitamente le parole dette da Trump a Zelenksy nello scontro dello Studio Ovale del 28 febbraio.
In quella occasione il presidente americano sbottò contro quello ucraino: “Non hai le carte per trattare”, gli disse. Da allora tante cose sono cambiate: Trump ora crede che l’Ucraina voglia la pace, mentre si dice “molto scontento” da Vladimir Putin che “è tanto gentile, ma dice solo stronzate“ mentre continua a bombardare Kiev.
Dopo ogni parvenza di trattativa, Mosca ha attaccato con ancora più forza l’Ucraina e questo non è sfuggito a Donald Trump. La questione non è solo sostanziale, ma semantica: moltiplicare gli attacchi ai civili dopo aver parlato con gli Usa è un modo per far sfigurare l’interlocutore sul piano internazionale. Non a caso, uno degli attacchi più massicci su Kiev c’è stato il 4 luglio, mentre l’America festeggiava il giorno dell’Indipendenza.
Persino Putin in persona si è preso gioco di Trump a inizio mese: “Scusate, ma devo andare. Non vorrei farlo aspettare: potrebbe arrabbiarsi“, ha detto il presidente russo lasciando un convegno per la telefonata con il presidente americano. Quella che ha Trump ha definito “molto deludente” e da cui il rapporto tra i due presidente è precipitato del tutto.
Gli Usa cambiano i piani, la reazione di Mosca
Ieri Trump ha confermato che “nei prossimi giorni” gli Usa riprenderanno a inviare missili Patriot a Kiev, che però saranno pagati integralmente dall’Europa. Il cambio di rotta, annunciato già la scorsa settimana, ha creato qualche imbarazzo al Pentagono, che aveva dichiarato di dover sospendere gli aiuti per problemi di fornitura ma è stato accolto con apparente nonchalance da Mosca: “Non ci sono state informazioni definitive sull’interruzione o la sospensione della consegna, dato che sono state rilasciate molteplici dichiarazioni controverse“, aveva detto la scorsa settimana il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov dimostrando che la Russia non ha paura della imprevedibilità di Trump.
Ieri, Izvestia ha rincarato la dose: “Che giungano dai falchi del partito della guerra o dalle colombe, tutte le reazioni sono dello stesso segno, figlie del riflesso pavloviano che scatta sempre in queste circostanze. Con la Russia gli ultimatum non funzionano, figurarsi i penultimatum“, ha scritto il quotidiano russo in riferimento al margine di cinquanta giorni concesso da Trump prima delle “severe sanzioni”.
“La retorica statunitense sul mantenimento della pace è stata prevedibilmente sostituita da dichiarazioni sull’imminente fornitura di nuove armi al regime di Kiev. Dal consueto sproloquio di Trump si può distinguere che l’Europa pagherà per l’assistenza”, si legge sul canale Telegram Rybar.
Anche il vicepresidente della Commissione Difesa della Duma, Aleksej Zhuravlev, lancia un messaggio a Trump: “Mi affretto a deludere il presidente americano: al momento non commerciamo quasi nulla con gli Stati Uniti, un misero fatturato commerciale di otto miliardi di dollari”.
Che la diplomazia Usa-Russia non sia servita a nulla, se non a creare false aspettative, lo sottolinea con entusiasmo il canale Rybar: “L’importante per la Russia è rendersi conto che nelle circostanze attuali sono le realtà sul campo di battaglia a determinare la diplomazia, e non il contrario”. Con buona pace dei due vecchi amici e delle loro lunghe telefonate.