Ma cos’è la Destra? Cos’è la Sinistra? Sembrano quasi risuonare le note di Giorgio Gaber nell’attacco che le sinistre europee muovono alla presidente della Commissione Ursula von der Leyen, “rea” di aver aperto a Giorgia Meloni durante il dibattito degli Spitzenkandidaten che si è tenuto ieri giovedì 23 maggio al Parlamento Europeo.
Che cosa è il dibattito degli Spitzenkandidaten
Il dibattito degli Spitzenkandidaten è conosciuto anche come dibattito dei candidati capolista, un evento politico organizzato nell’ambito delle elezioni del Parlamento Europeo dove i principali candidati alla presidenza della Commissione Europea, nominati dai principali partiti politici europei, presentano le loro idee, programmi e visioni per il futuro dell’Unione Europea. Il termine “Spitzenkandidat” è tedesco e significa “candidato di punta”.
Il sistema degli Spitzenkandidaten è stato introdotto per la prima volta nelle elezioni europee del 2014, con l’obiettivo di rendere più democratico e trasparente il processo di nomina del Presidente della Commissione Europea. Secondo questo sistema, il candidato Spitzenkandidat del partito politico europeo che ottiene il maggior numero di seggi nel Parlamento Europeo dovrebbe essere il primo ad essere considerato per la nomina a Presidente della Commissione.
Come si è svolto
Il dibattito gli organizzatori non hanno invitato nessun rappresentante di estrema destra, sostenendo che non soddisfacevano i criteri tecnici per l’ammissione.
Gli stessi criteri hanno permesso ai candidati delle sinistre europee di criticare i rivali del Ppe, von der Leyen, e di Renew Europe, Sandro Gozi, considerati non abbastanza ostili ai Conservatori e Riformisti guidati da Giorgia Meloni.
Dal palco, Walter Baier (La Sinistra) ha espresso preoccupazione per la “normalizzazione” dei partiti di estrema destra nel quadro politico.
L’attacco di Schmit
Il principale candidato socialista Nicolas Schmit, più combattivo rispetto ai precedenti dibattiti, ha chiesto a von der Leyen cosa significhi per lei essere europeista, ricordando alla presidente uscente che “L’idea di Europa di Giorgia Meloni non è la stessa che avete voi”. Schmit ha quindi ribadito il suo punto di vista sui Conservatori e Riformisti Europei e il gruppo Identità e Democrazia: “Non ritengo che Ecr e Id siano forze democratiche perché hanno una visione diversa dell’Europa”.
L’attuale commissario lussemburghese per il Lavoro e i diritti sociali ha rincarato poi la dose al termine del dibattito: “Non faccio distinzioni tra Vox e Meloni, perché ogni volta che Vox organizza una conferenza, Meloni è invitata […] Quello che dice lì potrebbe essere un po’ diverso da quello che dice al Consiglio Europeo, ma alla fine è probabilmente quello in cui crede veramente”, quindi “non c’è modo di avere alcun tipo di accordo con l’estrema destra, siamo fermi e siamo chiari, non possiamo fare concessioni”.
Difesa e contrattacco di Gozi
Come detto, anche il candidato liberale Sandro Gozi (Renew Europe) della delegazione Renaissance di Emmanuel Macron è stato nel mirino durante il dibattito degli Spitzenkandidaten.
Gozi è riuscito comunque a difendere la propria posizione, schierandosi al fianco delle critiche a Ursula von der Leyen: “Loro (i Conservatori e Riformisti Europei e il gruppo Identità e Democrazia, ndr.) sono assolutamente contro l’Europa, vogliono smantellare l’Europa dall’interno”, ha detto Gozi.
L’ex sottosegretario italiano non ha potuto dribblare le accuse mosse al partito Vvd, membro di Renew Europe, che è entrato in un governo di coalizione con il partito di estrema destra di Geert Wilders, nei Paesi Bassi: “è stato un grande errore”, riconosce Gozi che rassicura: “La nostra presidente del gruppo (Valérie Hayer, ndr.) dice che ne discuteremo nel gruppo”.
Un errore che, rimarca il politico italiano, non deve ripetersi in vista e dopo le elezioni europee di giugno: “In questo parlamento diremo sempre no a un’alleanza con l’estrema destra”.
La tensione al massimo, l’equilibrio sta nel rompere la corda. I socialisti hanno detto che non collaboreranno con i partiti di estrema destra, ma non sono arrivati al punto di dire che ciò li fermerà dal sostenere von der Leyen per un secondo mandato.
La posizione di von der Leyen
Dal canto suo Ursula von der Leyen ricorda quanto il momento sia delicato per l’Ue e rispolvera un approccio in pieno stile Realpolitik.
La presidente della Commissione specifica di non volersi alleare con l’intero gruppo Ecr (Conservatori e riformisti europei), ma solo con le parti di esso che soddisfano i tre criteri:
- Essere favorevoli all’Ue;
- Schierarsi contro la Russia di Putin;
- Sostenere lo stato di diritto.
Principi che Giorgia Meloni ha sempre portato avanti con il suo mandato, sottolinea la presidente della Commissione Ue. Dunque, a due settimane dal voto, le divisioni su questioni sociali su questioni come i diritti Lgbtq+ non sono sufficienti per impedire un accordo tra il Partito Popolare Europeo (Ppe) e Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni, il cui partito rientra nei Conservatori e Riformisti Europei (Ecr).
Un cambio di rotta importante, ma non un fulmine a ciel sereno visto che il Ppe è l’unico grande gruppo a non aver firmato una dichiarazione in cui si impegna a non collaborare con schieramenti di estrema destra come i Conservatori e Riformisti Europei (Ecr) e il gruppo Identità e Democrazia (Id), che si contendono con i liberali il ruolo da terza forza nel prossimo Parlamento europeo.
L’Ecr comprende gruppi come lo spagnolo Vox, il francese Reconquête e l’italiano Fratelli d’Italia, mentre l’Id include la Lega di Matteo Salvini e il Rassemblement National di Marine Le Pen che proprio nei giorni scorsi ha scaricato Afd.
La necessità di un compromesso
“Il Parlamento Europeo formerà gruppi dopo le elezioni, per questo è importante stabilire principi chiari con chi vogliamo lavorare”. Con il suo discorso von der Leyen sembra evidenziare la necessità di un compromesso: “per creare una maggioranza forte per un’Europa forte, il centro deve tenere”.
Davanti alla perplessità dei principali esponenti di sinistra, la presidente uscente invita a tenere distinti la politica nazionale da quella comunitaria, ma anche i rappresentanti politici dai partiti.
Sulle differenze con Meloni, von der Leyen riconosce di avere un approccio diverso su questioni come i diritti Lgbtq+, ma specifica: “ora parliamo di deputati, non di gruppi” e in ogni caso “ho lavorato molto bene con Meloni al Consiglio come con gli altri leader”.
L’esclusione dell’estrema destra
Esclusa dal dibattito degli Spitzenkandidaten, l’estrema destra non è rimasta in silenzio. All’esterno, i membri dell’Alleanza per l’Unione dei Romeni, un gruppo populista di destra, protestavano con le loro magliette gialle. Intanto Identità e Democrazia, la fazione che include il Rassemblement National di Marine Le Pen, si preparava ad espellere Afd.
La spaccatura era ormai inevitabile dopo che lo spitzenkandidat dell’Afd Maximilian Krah aveva detto in un’intervista a La Repubblica che “gli ufficiali SS non erano tutti criminali”. Nonostante abbia fatto espellere l’AfD dal suo gruppo, Krah rimane il nome principale sulla lista elettorale del suo partito in Germania, perché è troppo tardi per rimuoverlo dalla scheda. Intanto Marine Le Pen scarica lui e Afd e si configura e si configura come possibile primo partito in Europa con un gruppo indipendente.
Mentre si avvicinano le elezioni europee di giugno, dunque, si osserva dunque una doppia convergenza verso l’altra sponda politica.
Il dubbio che si tratti solo di convenienza parlamentare, ma non di reali convinzioni valoriali accomuna molti rappresentanti politici:
“È una manovra tattica di persone come Marine Le Pen,” ha detto a POLITICO Louise Guillot dopo il dibattito ricalcando: “La vedo come una manovra economica per sbarazzarsi di un candidato tossico come Maximilian Krah in una situazione elettorale difficile.”
Un delicato gioco di pesi e contrappesi, mentre le europee si avvicinano per presentare il bilancio finale.