Commissione Ue, Ursula chiede parità di genere tra i candidati, ma i Paesi non condividono

La presidente della Commissione ha chiesto ai Ventisette di inviare una candidatura femminile e una maschile. Ma per ora nessun Paese ha accolto l'invito
1 mese fa
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Ursula Von Der Leyen Al Parlamento Europeo
Ursula von der Leyen al Parlamento europeo durante il suo discorso per la rielezione

Ursula von der Leyen ha comunicato ai Ventisette tempi e modi per presentare le candidature dei commissari.

Se però la deadline del 30 agosto è categorica, la presidente della Commissione europea ha meno potere sulle modalità. Von der Leyen ha chiesto ai Paesi membri di avanzare candidature che rispettino la parità di genere in caso di nomi nuovi, presentando una proposta femminile e una maschile, ma il suo appello è caduto nel vuoto.

Parità di genere in Commissione, la lettera di Ursula

Nessun Paese, infatti, ha ancora manifestato la volontà di proporre un uomo e una donna, in linea con la richiesta della von der Leyen. Nella mattina di ieri, 25 luglio, la presidente dell’esecutivo Ue ha formalizzato il suo appello con una lettera inviata ai governi dei Ventisette, illustrando esplicitamente il proprio piano per raggiungere un equilibrio di genere tra i 27 commissari (compresa lei, la presidente e l’Alto Rappresentante Ue per la politica estera).

“Voglio scegliere i candidati più preparati e che condividano l’impegno europeo. Ancora una volta, punterò alla parità di genere”, ha dichiarato von der Leyen alla plenaria del Parlamento europeo a Strasburgo, dopo la sua rielezione.

Molti Paesi membri, però, non sono d’accordo: nove Stati membri hanno già confermato i loro candidati, che dovranno essere esaminati da von der Leyen a metà agosto e poi superare il voto delle commissioni del Parlamento europeo, prima di diventare commissari.

Di questi nove, sei Stati stanno presentando nuovi candidati, ma nessuno ha soddisfatto la richiesta della von der Leyen. Gli altri tre (Lettonia, Paesi Bassi e Slovacchia) hanno scelto di rinominare i loro commissari uscenti e non sono quindi interessati dall’invito di von der Leyen.

Le reazioni dei Paesi membri

Il Taoiseach (capo del governo) irlandese Simon Harris ha dichiarato di prendere “molto seriamente” la tematica di genere, ma che candiderà solo l’ex ministro delle Finanze Michael McGrath. La spiegazione è presto detta: Dublino “non manda con leggerezza il proprio ministro delle Finanze a Bruxelles”, ha spiegato il primo ministro. Insomma, se la politica del Paese non offre nessuna donna all’altezza del peso massimo McGrath, non ha senso proporre due nomi.

Anche il primo ministro ceco Petr Fiala ha nominato un solo un candidato uomo giovedì, confermando la scelta del ministro dell’Industria e del Commercio Jozef Síkela come potenziale commissario europeo, mentre la Croazia vuole confermare l’attuale vicepresidente donna della Commissione, Dubravka Šuica.

Non mancano le eccezioni nell’altro senso: Finlandia, Spagna e Svezia hanno proposto solo una donna. “Credo che la richiesta della Presidente sia stata chiara agli Stati membri: mira ad avere una quota paritaria di uomini e donne al tavolo del collegio, e per questo motivo ha richiesto due nomi”, ha dichiarato giovedì un portavoce della Commissione europea riportato da Euronews.com

“Naturalmente condurrà i colloqui e sceglierà in base ai meriti dei candidati”, ha aggiunto il portavoce spiegando che l’obiettivo di von der Leyen è “abbastanza chiaro”.

Parità di genere nella Commissione uscente

La Commissione uscente, presieduta sempre da von der Leyen, aveva un equilibrio di genere di 13 donne e 14 uomini. L’ex ministra della Difesa tedesca è la prima donna alla guida dell’esecutivo europeo (tra l’altro per due volte consecutive) e ha promesso di sviluppare una “Tabella di marcia per i diritti delle donne” durante il suo secondo mandato.

L’obiettivo è colmare il divario retributivo e pensionistico tra i sessi, affrontare la violenza contro le donne e conciliare cura e carriera. Anche la demografia italiana ed europea ringrazierebbe.