Ursula von der Leyen è a caccia del suo secondo mandato a capo della Commissione europea, e un alleato potrebbe ora arrivare dalla Francia. Il presidente Emmanuel Macron, fresco della batosta elettorale che lo ha visto prendere meno della metà dei voti ottenuti dal partito di estrema destra di Marine Le Pen, Reassemblement National, già domenica notte ha infatti sciolto l’Assemblea legislativa e indetto nuove elezioni.
Se prima del voto europeo Macron non si era espresso, tanto che si pensava, come riporta Politico, che la Francia fosse più orientata verso Mario Draghi alla guida della prossima Commissione, adesso le cose sono cambiate. Probabilmente il presidente francese preferirà sostenere il secondo mandato della tedesca, per concentrarsi invece sulla politica interna. Dopo la schiacciante vittoria dell’estrema destra, infatti, le elezioni sono previste per il 30 giugno con ballottaggio il 7 luglio, quindi a brevissimo.
E qui entra in gioco un’incognita: la campagna elettorale per le legislative francesi coinciderà con la spartizione dei posti apicali in Europa, che dovrebbe concludersi entro il Consiglio europeo del 27 e 28 giugno. Andrà dunque capito come la imposterà Macron, che potrebbe non voler farsi vedere troppo allineato a von der Leyen.
C’è poi un discorso di forza: Macron è uscito indebolito dal voto, quindi la sua voce in capitolo in Europa è ben diversa da solo pochi giorni fa, quando svolgeva un ruolo attivo ad esempio in materia di guerra in Ucraina.
Nel frattempo, parallelamente, la posizione di von der Leyen si è rafforzata col voto: il Partito Popolare Europeo (PPE), di cui la tedesca fa parte, dovrebbe mantenere la sua posizione di partito con il maggior numero di europarlamentari. “Non c’è alcun dubbio sul colore politico della prossima presidenza della Commissione”, ha detto a Politico un funzionario francese molto addentro.
E il sentiment generale tra funzionari e diplomatici è che, se il PPE suggerirà von der Leyen come candidato, difficilmente Macron potrà opporsi, e tanto meno pensare di proporre altri nomi, come quello di Draghi o di Roberta Metsola, attuale presidente dell’Europarlamento.
Lo scenario principale, secondo un ministro francese, è che Macron sosterrà von der Leyen in cambio di concessioni sugli obiettivi politici della Francia e una forte attenzione alla politica industriale dell’Unione.
Ma non finisce qui. In un’altra parte dello scacchiere europeo, e nello specifico nella zona del Consiglio europeo, altre trame si stanno tessendo, e da ben prima del voto di domenica. Anche se non dichiarato, ormai è opinione comune che Charles Michel, presidente del Consiglio europeo in scadenza a dicembre, stia complottando per silurare von der Leyen e impedire il suo secondo mandato a capo dell’esecutivo dell’Unione.
La sua ultima mossa sarebbe quella di tenere la tedesca fuori dalle discussioni per l’assegnazione delle cariche di vertice europeo, assegnazione che riguarda appunto la guida della Commissione, la presidenza dell’Europarlamento e la rappresentanza della politica estera dell’Unione (carica a cui a quanto pare ambirebbe Michel, anche se questa cosa è stata smentita dalla sua portavoce).
Le discussioni inizieranno con una cena informale il 17 giugno tra capi di Stato e di governo, e a quanto pare nei colloqui con i leader dell’Ue e i loro collaboratori il presidente del Consiglio europeo avrebbe suggerito di escludere il capo della Commissione da questo incontro – e dai successivi. Spetta infatti a lui decidere chi può partecipare alla cena di lunedì prossimo.
Una tattica che però ha un neo: seguendo la logica proposta, all’incontro non dovrebbe partecipare nemmeno il presidente del Consiglio europeo; quindi, per estromettere von der Leyen Michel estrometterebbe anche se stesso.
E c’è un secondo problema per il presidente del Consiglio europeo: i suoi motivi vengono visti come personali, legati a una rivalità ormai storica tra i due che però sta stancando e irritando i Paesi membri, che sembrano sempre più propensi a isolarlo.