Donald Trump fa sul serio sulla Groenlandia. Lo aveva già detto e ripetuto, e lo ha ribadito in settimana: “Ce la prenderemo”, ha detto mentre si scatenava un caso politico e diplomatico attorno alla annunciata visita della ‘Second Lady’ americana Usha Vance, moglie del vicepresidente JD Vance, sull’isola artica.
Una visita che non si può definire ‘di cortesia’, viste le crescenti tensioni legate alle mire espansionistiche dell’amministrazione Usa, e che ha provocato critiche decise da parte del governo locale e della Danimarca, del cui Regno il territorio conteso fa parte. Il premier groenlandese uscente, Mute B. Egede, ha definito il viaggio “altamente aggressivo”, aggiungendo: “Cosa fa il consigliere per la sicurezza nazionale (Usa, ndr) in Groenlandia? L’unico scopo è dimostrare potere su di noi“.
“Questa non è chiaramente una visita che riguarda ciò di cui la Groenlandia ha bisogno o vuole“, ha detto a sua volta la premier danese, Mette Frederiksen: “È una pressione inaccettabile che viene esercitata sulla Groenlandia e sulla Danimarca in questa situazione. Ed è una pressione a cui ci opporremo”.
In origine, la visita prevedeva che ad accompagnare Usha Vance nel viaggio ‘per conoscere meglio la cultura dell’isola’ sarebbe stato un gruppo di funzionari. Ma in seguito alla reazione degli esecutivi groenlandese e danese, l’amministrazione Trump è andata in escalation. In un’intervista al podcaster Vince Coglianese, il presidente ha confermato che gli Usa “devono avere” la Groenlandia e l’avranno, in quanto “necessaria per la sicurezza nazionale e internazionale”. Mentre JD Vance ha deciso di partire anche lui alla volta dell’isola artica, accompagnato dal consigliere per la Sicurezza nazionale, Michael Waltz, e dal ministro dell’Energia, Chris Wright. Secondo fonti della Casa Bianca riportate dalla Cnn, ci sarà anche il senatore Mike Lee, fermo sostenitore della necessità di acquisire la Groenlandia.
JD Vance in un lungo video ha sottolineato l’importanza di controllare “la situazione di sicurezza” nell’isola che sarebbe esposta a tante minacce: “È davvero importante. Molti Paesi minacciano la Groenlandia, i suoi territori e le sue acque per minacciare gli Stati Uniti, il Canada e, naturalmente, per minacciare la popolazione della Groenlandia”. Va precisato che almeno pubblicamente non ci sono tracce di questi pericoli, a parte dagli Usa.
Vance pronto ad attaccare il governo danese
Stamattina dunque JD Vance e la moglie sono partiti per la missione, e stando a quanto rivelato da un alto funzionario della Casa Bianca citato dalla Cnn, il vicepresidente dovrebbe cogliere l’occasione per prendere di mira il governo danese. “Purtroppo, i leader danesi hanno passato decenni a maltrattare il popolo groenlandese, trattandolo come cittadini di seconda classe e lasciando che le infrastrutture dell’isola cadessero in rovina. Ci aspettiamo che il vicepresidente sottolinei anche questi punti”, ha anticipato l’alto funzionario.
Il cambio di programma dopo le proteste
Intanto in questi giorni il programma della missione è stato cambiato, cancellando la parte culturale, la partecipazione alla tradizionale corsa dei cani da slitta e la tappa nella capitale Nuuk. Ufficialmente per l’impossibilità di garantire la sicurezza di JD Vance in così poco tempo. Ma secondo molti analisti l’entourage Usa non ha voluto rischiare di trasformare le proteste – che rendono evidente che i groenlandesi non bramano diventare americani – in un boomerang. In questi giorni in effetti la popolazione è scesa per le strade a protestare, brandendo cartelli con su scritto ‘Yankee go home’ e ‘Make America Go Away’, facendo il verso al Maga di Trump.
La missione, che a questo punto è in capo al vicepresidente, ora sarà limitata ad una ricognizione della Pituffik Space Base, la base militare americana sulla costa nord-occidentale dell’isola.
Il ministro degli Esteri danese Lars Lokke Rasmussen ha cautamente approvato il cambio di programma definendolo una “decisione positiva”, in quanto “visiteranno solo la loro base e su questo non abbiamo nulla in contrario”.
I groenlandesi accelerano sulla formazione del nuovo governo
La posizione popolare sembra essere dimostrata anche dalle recenti elezioni legislative, vinte dal partito di centro-destra Demokraatit, che ha sconfitto la coalizione uscente di centro-sinistra: la formazione è favorevole all’indipendenza dalla Danimarca, in modo graduale, ma si oppone alle mire di Trump.
E questo è un altro punto di imbarazzo: una visita di JD Vance a Nuuk mentre erano ancora in corso i negoziati per il nuovo governo sarebbe stata quanto meno poco opportuna, anche se l’amministrazione Trump non sta mostrando di andare troppo per il sottile.
In ogni caso, secondo i media locali, i groenlandesi stanno accelerando sulla formazione dell’esecutivo: quattro dei cinque partiti presenti in Parlamento dovrebbero firmare oggi un accordo sotto la guida di Jens-Frederik Nielsen, leader di Demokraatit. Il nuovo governo sarà un’ampia coalizione, di cui faranno parte lo stesso Demokraatit, il piccolo partito liberale Atassut, il partito di centro-sinistra Siumut e il partito socialista IA. Rimane escluso il partito centrista Naleraq, che vorrebbe una rapida indipendenza.
L’esperto: “Capriccio Trump crea parallelismi con mire russe e cinesi”
Trump vuole l’isola artica per la sua posizione strategica e per le sue ricche risorse minerarie. Già durante il suo primo mandato aveva provato ad acquistarla, ricevendo in risposta un “non siamo in vendita”. Adesso ne sta facendo un’ossessione, e soprattutto intende prendersela “in un modo o in un altro”, come ha detto poco dopo l’insediamento alla Casa Bianca a fine gennaio.
”Il capriccio di Trump sulla Groenlandia, le sue mire espansionistiche territoriali e di controllo nell’emisfero occidentale” rispecchiano una ”politica che gli Stati Uniti avevano abbandonato dalla fine del 1800 e che potrebbe portare a un riconoscimento delle parallele ambizioni territoriali della Russia in Europa e della Cina in Asia”, ha spiegato ad Adnkronos Stefano Stefanini, senior advisor dell’Ispi ed ex ambasciatore alla Nato. È come se Trump volesse dire a Putin ”io ti lascio l’Ucraina, però quello che succede in Groenlandia, o anche a Panama e in Canada sono affari miei”, sintetizza Stefanini. E questo è ”motivo di preoccupazione per noi europei, ma anche per i Paesi del Pacifico e per Taiwan”.
Perché di fatto, ”dal punto di vista della sicurezza non c’è nulla che non possa essere risolto in un contesto di collaborazione in ambito Nato tra gli Stati Uniti e la Danimarca”. A guidare Trump sembrano quindi essere piuttosto ”interessi commerciali se non addirittura interessi privati”, ha aggiunto Stefanini.
Putin: “Groenlandia non riguarda Russia, ma la Nato cerca scontro nell’Artico”
Quanto a Putin, ieri al Forum artico internazionale di Murmansk ha detto chiaramente che le mire di Trump sulla Groenlandia non riguardano la Russia e che “il piano degli Stati Uniti è serio” ed ha “radici storiche” che vanno oltre la spinta dell’attuale presidente. Mosca però punta il dito contro la Nato, che nell’Artico getta le basi per “possibili conflitti”.
“La Russia non ha mai minacciato nessuno nell’Artico, ma proteggerà in modo affidabile la propria sovranità”, ha ribadito, annunciando un incremento della presenza militare nell’area.
L’Ue “al fianco della Danimarca”
In tutto ciò, che fine ha fatto l’Europa, visto che i groenlandesi sono cittadini dell’Unione? L’Ue ha ribadito di essere “al fianco della Danimarca“, per “il rispetto della sovranità e dell’integrità territoriale, che sono principi universali, tanto più se è coinvolto un Paese membro dell’Ue”, ha detto una portavoce della Commissione commentando la visita.