Le elezioni in Venezuela non hanno rispettato gli standard di integrità elettorale. Lo sostiene con forza l’Alto commissariato europeo per gli affari esteri, presieduto da Josep Borrell che esprime in una nota la propria preoccupazione verso quanto sta accadendo nel Paese sudamericano.
I resoconti delle missioni internazionali di osservazione internazionale riportano che le elezioni presidenziali del 28 luglio non sono supportate da prove ufficiali. E il Paese è in rivolta con il premier rieletto Nicolás Maduro.
“Necessaria verifica dei verbali ufficiali”
“Nonostante il suo impegno – si legge nella nota Ue -, il Consiglio Elettorale Nazionale del Venezuela (CNE) non ha ancora pubblicato i verbali ufficiali delle votazioni (“actas”) dei seggi elettorali. Senza prove a supporto, i risultati pubblicati il 2 agosto dal CNE non possono essere riconosciuti. Qualsiasi tentativo di ritardare la pubblicazione completa dei verbali ufficiali delle votazioni non farà altro che gettare ulteriori dubbi sulla credibilità dei risultati pubblicati ufficialmente”.
Le copie dei verbali delle votazioni elettorali pubblicate dall’opposizione e analizzate da diverse organizzazioni indipendenti indicano che Edmundo González Urrutia sembrerebbe essere il vincitore delle elezioni presidenziali con una maggioranza significativa. Nonostante ciò, ad essere stato proclamato è il presidente Maduro, contro cui si sta rivoltando tutto il Paese.
“L’Unione europea chiede pertanto un’ulteriore verifica indipendente dei verbali elettorali, se possibile da parte di un ente riconosciuto internazionalmente – continua la comunicazione ufficiale -. In questo momento critico, è importante che le dimostrazioni e le proteste rimangano pacifiche. L’Unione Europea chiede calma e moderazione. Le autorità venezuelane, comprese le forze di sicurezza, devono rispettare pienamente i diritti umani, tra cui la libertà di espressione e di riunione”.
Le manifestazioni contro Maduro
Intanto, migliaia di venezuelani sono scesi nelle piazze di Caracas e non solo. Tutti dimostrano il proprio appoggio alla leader dell’opposizione Maria Corina Machado, alla quale è stata vietata la rielezione e al candidato alla presidenza Edmundo Gonzalez, considerato il reale vincitore di queste elezioni.
La reazione è stata disastrosa. “L’Unione Europea è seriamente preoccupata – scrive Borrell – per il crescente numero di detenzioni arbitrarie e per le continue molestie nei confronti dell’opposizione e invita le autorità venezuelane a porre fine alle detenzioni arbitrarie, alla repressione e alla retorica violenta contro i membri dell’opposizione e della società civile e a rilasciare tutti i prigionieri politici”.
E conclude: “Rispettare la volontà del popolo venezuelano resta l’unico modo per il Venezuela di ripristinare la democrazia e risolvere l’attuale crisi umanitaria e socioeconomica”.
Democrazia a rischio
La vittoria di Maduro è stata proclamata dal Consiglio nazionale elettorale del Paese con il 52% dei voti a favore, contro il 43% di Edmundo Gonzalez Urrutia, candidato dell’opposizione, ma senza fornire i risultati dettagliati.
Secondo il conteggio dell’opposizione, Gonzalez avrebbe ricevuto invece il 67% dei voti, con parte delle schede non ancora scrutinate. Non solo a Caracas, ma anche a Bruxelles, in Spagna, a Miami, migliaia di persone sono in rivolta. La politica di Maduro non è più ammessa in un Paese che invoca la libertà e il cui potere in mano al presidente rieletto sembra essere una limitazione alla democrazia venezuelana.
Il presidente Maduro ha annunciato che circa 2.000 persone sono state arrestate durante le proteste e che il numero continuerà a salire. “Andranno tutti a Tocorón e Tocuyito (due carceri venezuelane di massima sicurezza, ndr). Questa volta non ci sarà perdono, ciò che hanno fatto è molto grave”, ha detto il leader. Tocorón e Tocuyito “saranno pronte in 15 giorni”, poiché in fase di ristrutturazione, per ospitare i ‘guarimberos’, cioè coloro che provocano agitazione e disordini.
E ad essere già detenuti ci sono anche alcuni giornalisti. Due italiani della Rai si son visti negare l’accesso al Paese, mentre Reporter Senza Frontiere (RSF) riporta un primo bilancio che fa temere per la libertà di informazione del Paese.
Yousner Alvarado, fa sapere RSF, è un cameraman che lavora per il sito di notizie Noticia Digital ed è stato arrestato dalla Guardia Nazionale Bolivariana (GNB) mentre si recava in motocicletta per documentare una protesta nella città di Barinas il 29 luglio. Senza poter contattare il suo avvocato o la sua famiglia, è comparso a un’udienza video a Caracas nelle prime ore del 30 luglio con un avvocato nominato dal tribunale. Accusato di terrorismo, è ancora detenuto in isolamento.
Joaquin de Ponte, un reporter che aveva seguito le proteste del giorno prima contro i risultati delle elezioni, continua RSF, è stato arrestato mentre tornava a casa a San Juan de los Morros, nello stato di Guárico, il 30 luglio. Accusato di “incitamento all’odio e al terrorismo”, è stato trattenuto in una sede della GNB fino a sera, quando è stato rilasciato perché non era in buone condizioni di salute.
Ma ancora, il cameraman della VPI-TV Paul León è stato arrestato dalla Polizia nazionale bolivariana insieme a molti dimostranti mentre stava documentando una protesta a Valera, nello stato di Trujillo. È ancora trattenuto in una stazione di polizia e non ha potuto vedere il suo avvocato o la sua famiglia. RSF chiede che ad Alvarado e León venga concesso l’accesso immediato ai loro avvocati e familiari e che vengano rilasciati.
E infine, l’auto parcheggiata del reporter del sito di notizie Noticias Neveri Gabriel Rodríguez è stata incendiata dai dimostranti dopo che si era recato a documentare una protesta a Barcellona, nello stato nord-orientale di Anzoátegui.
La reazione Usa
L’Unione europea non è la sola a non voler riconoscere i risultati elettorali. Anche il Dipartimento per la Cooperazione e l’osservazione elettorale (Deco) del Segretariato per il rafforzamento della democrazia (Sfd), ufficio dell’Organizzazione degli Stati americani (Osa), ha dichiarato di “non poter riconoscere” i risultati presidenziali.
Il Consiglio nazionale elettorale venezuelano (Cne), “che ha annunciato Maduro come vincitore sei ore dopo la chiusura dei seggi durante una conferenza stampa, ha indicato di aver scrutinato l’80% delle schede senza fornire dettagli specifici o pubblicare i relativi verbali. Le informazioni diffuse contenevano anche errori aritmetici ed erano state erroneamente qualificate come irreversibili”.