L’Ungheria bloccherà i rimborsi agli Stati membri dell’Ue che hanno fornito munizioni all’Ucraina finché Kiev non ripristinerà il transito del petrolio della russa Lukoil. Lo ha affermato il ministro degli Esteri ungherese Péter Szijjártó.
Ungheria e Slovacchia hanno dichiarato di aver smesso di ricevere il petrolio dell’oleodotto Druzhba. Il motivo riguarderebbe il blocco ucraino del transito delle risorse della Lukoil sul proprio territorio. Immediata la risposta dalla Commissione Ue.
L’oleodotto Druzhba
Csaba Lajos Lantos, ministro magiaro dell’Energia ha convocato un gruppo di lavoro sulla sicurezza dell’approvvigionamento del petrolio. Ha “esaminato le misure adottate finora e i possibili prossimi passi”, si legge in una nota del ministero ungherese.
Péter Szijjártó, ministro degli Esteri dell’Ungheria ha detto all’Atv che “finché questa questione non sarà risolta dall’Ucraina, tutti dovrebbero dimenticarsi del pagamento dei 6,5 miliardi di euro del Fondo europeo per la pace (EPF) per i trasferimenti di armi”. Il Fondo è nato nel 2021 e funziona come un sistema che garantisce ai membri dell’Ue rimborsi per l’invio di munizioni ad altri paesi.
Kiev, dal canto suo, afferma di aver bloccato il petrolio di Lukoil, ma i flussi complessivi non sono stati ridotti attraverso l’oleodotto, che serve anche altri fornitori.
L’oleodotto Druzhba collega la Russia agli ex stati del blocco socialista nell’Europa orientale. Dallo scoppio della guerra ad oggi, l’oleodotto è rimasto in funzione per oltre due anni, anche se l’Unione europea si è man mano svincolata dalla maggior parte delle altre fonti di approvvigionamento energetico russo. Solo l’Ungheria in ne è dipendente e sostiene di non poter rifornire le sue raffinerie senza di esso.
L’oleodotto, noto anche come “dell’Amicizia”, è stato costruito agli inizi degli anni Sessanta. Risulta essere tra i più lunghi del mondo e trasporta petrolio per circa 4.000 chilometri dalla Russia all’Ucraina, Ungheria, Polonia e Germania. Il nome allude al fatto che l’oleodotto forniva il petrolio alle regioni occidentali dell’Unione Sovietica, povere di idrocarburi, e ai paesi dell’ex blocco sovietico.
La procedura di consultazione richiesta dall’Ungheria e la Slovacchia con l’Ucraina consentirebbe di portare la questione in tribunale a meno che l’organo esecutivo dell’Ue non agisca entro tre giorni.
La risposta di Bruxelles
Lo stop alle consegne di petrolio russo a Ungheria e Slovacchia attraverso l’oleodotto Druzhba deciso dall’Ucraina, che ha interrotto il transito del greggio di Lukoil attraverso il proprio territorio, non ha “alcun impatto immediato” sulla “sicurezza dell’approvvigionamento petrolifero dell’Ue”. L’ha dichiarato il portavoce della Commissione Europea Olof Gill, confermando, a Bruxelles durante il briefing con la stampa, che ieri il vicepresidente esecutivo Valdis Dombrovskis ha ricevuto “una lettera congiunta dai ministri degli Affari Esteri di Ungheria e Slovacchia sull’impatto della decisione dell’Ucraina di interrompere le forniture di petrolio di Lukoil attraverso l’oleodotto Druzhba”.
“Stiamo attualmente studiando il contenuto di questa lettera – ha continuato Gill – e raccogliendo maggiori informazioni prima di prendere qualsiasi decisione. Al momento non vi è alcun impatto immediato sulla sicurezza dell’approvvigionamento petrolifero dell’Ue”.
Come al solito, “monitoriamo costantemente la situazione nell’ambito del gruppo di coordinamento petrolifero e siamo in stretto contatto sia con le autorità ungheresi che con quelle slovacche. La Commissione è pronta a sostenere gli Stati membri nella ricerca di una soluzione insieme all’Ucraina”. “Ora esaminiamo il contenuto della lettera – prosegue il portavoce – poi decideremo quali passi intraprendere successivamente. La Slovacchia e l’Ungheria hanno richiesto una riunione del comitato per la politica commerciale domani, il che offrirà una gradita opportunità per discutere ulteriormente la questione e per avere ulteriori informazioni, al fine di valutare meglio i fatti prima di prendere qualsiasi decisione”, ha concluso.