“Una rapina usare gli asset russi congelati per Kiev”: Lavrov accusa l’Europa

Il ministro degli Esteri di Mosca ironizza: "Gli istinti da colonizzatori e da pirati si sono risvegliati negli europei". Mentre la Slovacchia voterà 'no' al piano della Commissione per sostenere economicamente Kiev 
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il ministro degli Esteri russo, Serghei Lavrov
Il ministro degli Esteri russo, Serghei Lavrov in un'immagine di repertorio (Ipa/Fotogramma)

Un inganno e una rapina”. Così il ministro degli Esteri russo, Serghei Lavrov, in un’intervista all’agenzia di stampa Ria Novosti pubblicata domenica, ha definito il piano della Commissione europea di usare gli asset russi congelati in Europa dopo l’invasione dell’Ucraina per garantire un ‘prestito di riparazione’ a Kiev. La proposta è in discussione tra le Capitali da settimane ma si scontra con la prudenza di diversi Paesi (tra cui l’Italia), preoccupati che l’operazione possa violare le norme internazionali, e con l’opposizione soprattutto del Belgio, che detiene presso la società finanziaria Euroclear la grande maggior parte dei beni in questione e teme ritorsioni da parte di Mosca.

“Si sono risvegliati gli istinti da pirati negli europei”

Lavrov dal canto suo non ha dubbi. “Non importa come sia orchestrato il piano per estorcere denaro ai russi, non esiste un modo legale per farlo”, ha affermato, aggiungendo che “il cinismo con cui la Commissione europea interpreta la Carta dell’Onu e altre norme giuridiche internazionali, comprese le disposizioni sull’immunità sovrana e l’inviolabilità degli asset delle banche centrali, ha smesso di tempo di sorprendere”. “A quanto pare – ha ironizzato poi – gli istinti di lunga data dei colonizzatori e dei pirati si sono risvegliati negli europei“.

Il punto è che, ha sostenuto il ministro russo, “la confisca delle nostre riserve auree e valutarie non salverà i protetti di Kiev dell”Europa unita’. È chiaro che il regime non sarà in grado di ripagare alcun debito e non ripagherà mai i suoi prestiti. Considerando ciò, non tutti nell’Unione europea sono disposti ad adottare ciecamente tali misure, che comportano anche gravi rischi per la reputazione dell’eurozona come polo economico”. “Bruxelles e altre capitali occidentali potrebbero ancora tornare in sé e abbandonare l’avventura pianificata”, ha suggerito.

Se ciò non dovesse essere, “la Russia risponderà in modo appropriato”, ha avvisato Lavrov, e “nel rispetto del principio di reciprocità, degli interessi nazionali e della necessità di risarcire i danni causati”.

“Pronto a incontrare Rubio”

Sul fronte diplomatico, il ministro russo si è detto “pronto a incontrare il segretario di Stato americano Marco Rubio”, a cui, secondo indiscrezioni, sarebbe dovuto l’annullamento del vertice di Budapest tra il presidente Usa Donald Trump e il suo omologo russo Vladimir Putin annunciato a ottobre. Durante una telefonata con Lavrov, Rubio avrebbe alzato troppo il tiro, trovando l’opposizione della controparte. Il tycoon ha poi mandato a monte l’incontro, ritenendo che non avrebbe portato a nulla.

Lavrov ha precisato: “Rubio e io comprendiamo la necessità di una comunicazione regolare. È importante discutere la questione ucraina e promuovere l’agenda bilaterale. Per questo comunichiamo telefonicamente e siamo pronti a tenere incontri di persona quando necessario”.

“Stiamo ora aspettando la conferma dagli Stati Uniti che gli accordi di Anchorage restano in vigore”, ha poi chiarito. I colloqui di Ferragosto in Alaska tra Putin e Trump insomma, secondo Lavrov, dovrebbero restare la base di un potenziale accordo per porre fine al conflitto.

“L’integrità territoriale della Russia”

Durante quel vertice, ha continuato il ministro, “gli americani ci avevano assicurato che sarebbero stati in grado di garantire che Volodymyr Zelensky (il presidente ucraino, ndr) non avrebbe ostacolato il processo di pace. A quanto pare, sono sorte alcune difficoltà a questo proposito”.

Il punto fermo per Lavrov è che l’integrità territoriale della Russia non si tocchi, facendo però riferimento a Crimea, Donbass e Novorossija, i cui abitanti avrebbero “scelto” e “preso decisioni determinanti per riunirsi alla loro patria storica nei referendum del 2014 e del 2022”. Si tratta tuttavia di territori occupati militarmente a più riprese dalla Russia e dove si sono sì tenute delle consultazioni popolari, ma non riconosciute a livello internazionale proprio per via del clima e della situazione in cui si sono svolte.

“Gli americani lo capiscono”, ha aggiunto Lavrov rispetto a ciò che Mosca intende per ‘integrità territoriale’. Mentre da parte europea, “per quanto ne sappiamo, Bruxelles e Londra stanno cercando di convincere Washington ad abbandonare la sua intenzione di risolvere la crisi con mezzi politici e diplomatici e a impegnarsi pienamente negli sforzi per esercitare pressione militare sulla Russia, ovvero a entrare definitivamente a far parte del “partito della guerra”.

La Slovacchia dice ‘no’ al piano della Commissione

Intanto sabato il primo ministro slovacco Robert Fico, in un’intervista all’emittente pubblica STVR, ha avvisato che Bratislava “non prenderà parte ad alcun piano legale o finanziario per sequestrare i beni congelati se quei fondi dovessero essere spesi per spese militari in Ucraina”.

In poche parole, il suo Paese si opporrà all’utilizzo degli asset russi per sostenere Kiev, rendendo sempre più complesso che la proposta della Commissione possa andare in porto. Non sarebbe la prima volta d’altronde che Fico usa il suo potere di veto per fermare misure pro-Ucraina, e ottenere concessioni in altri ambiti.

Ma intanto, con gli Usa che si sono sfilati dal sostegno economico al Paese invaso dalla Russia, il peso del supporto ricade sull’Unione europea. Anche gli aiuti del Fondo Monetario internazionale dipendono dal sostegno europeo: l’accordo sugli asset russi indicherebbe che Kiev possa essere finanziariamente sostenibile per i prossimi anni, un requisito necessario perché il Fmi conceda fondi.

Ora, dopo non aver trovato un accordo in occasione del Consiglio di fine ottobre, i leader europei discuteranno di nuovo la questione durante la riunione di dicembre, mentre un incontro tra funzionari dell’Ue e del Belgio, tenutosi venerdì, non ha portato a passi in avanti.