Trump 2.0? L’Ue si prepara a una guerra commerciale con gli Usa

Il candidato repubblicano ha già promesso dazi contro le auto elettriche Ue in caso di rielezione
21 ore fa
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Un murales che ritrae Donald Trump
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Con le elezioni Usa alle porte, e con la possibilità che Donald Trump torni alla Casa Bianca, l’Unione Europea si prepara al rischio di una guerra commerciale con gli Alleati. Funzionari e diplomatici europei, in alcune dichiarazioni rilasciate a POLITICO, hanno sottolineato come questa volta l’Europa sia pronta a rispondere in modo rapido e deciso alle mosse protezionistiche dell’ex presidente, evitando un 2018 bis, quando l’Ue fu colta di sorpresa dai dazi imposti da Trump sull’acciaio e sull’alluminio.

L’Ue prepara il “Trump task force”

“Se mi freghi due volte, la vergogna è mia”, sembra essere questo il motto che riecheggia nelle capitali europee, secondo quanto affermato da un alto diplomatico al POLITICO.

A differenza di sei anni fa, questa volta, ha dichiarato un altro diplomatico, l’Unione ha già pronto un piano d’emergenza, con la Commissione Europea al timone: “Bruxelles ha una lista pronta e siamo abbastanza sicuri di poter vincere questa guerra commerciale”. Il gruppo di risposta rapida, ribattezzato informalmente “Trump task force”, è stato creato per gestire le ripercussioni delle elezioni statunitensi, con l’obiettivo di reagire prontamente a un’eventuale vittoria di Trump che ha definito “Una nuova truffa verde” le politiche ambientali messe in atto dall’attuale presidente e dall’Unione europea. Il tycoon è pronto a cancellare tutto, incluso l’Inflation Reduction Act (Ira), una legge federale fondamentale degli Stati Uniti che mirava a ridurre il deficit di bilancio del Paese, abbassare i prezzi dei farmaci da prescrizione e investire nella produzione energetica nazionale, promuovendo energia pulita. La legge, approvata nel 2022, ha rappresentato un incentivo per le aziende del settore, ma potrebbe subire una brusca frenata con un Trump bis.

“Abbiamo dei deficit pazzeschi”, ha detto Trump parlando con il direttore di Bloomberg John Micklethwait all’Economic Club di Chicago prima di attaccare apertamente l’Ue affermando che “i nostri alleati ci hanno sfruttato più dei nemici”.

Trump contro l’industria automobilistica europea

Uno dei temi più delicati riguarda il settore automobilistico europeo, in particolare quello tedesco, che Trump ha minacciato più volte di colpire con tariffe pesanti: “Se verrò eletto presidente, adotteremo tariffe contro l’Unione europea per proteggere l’industria automobilistica statunitense”, ha detto ancora a John Micklethwait.

Secondo i diplomatici europei, l’Ue sarebbe preoccupata per “l’ossessione di Trump per industria automobilistica tedesca”, simbolo del declino automobilistico del continente. Produttori come Volkswagen, Bmw e Daimler operano in Spagna, Polonia, Ungheria e Romania, con una catena di approvvigionamento diffusa in tutta l’Unione. Minacciare loro equivale a minacciare l’economia dell’intera Unione in un contesto già molto delicato.

Il 2024 è già l’Annus horribilis per il settore automobilistico europeo. Le vendite sono in calo e, nonostante il sostegno all’auto elettrica, la penetrazione di queste vetture resta bassa: solo il 12,5% delle nuove immatricolazioni ad agosto erano auto elettriche, con una contrazione complessiva del 10,8% rispetto all’anno precedente. L’industria automobilistica, in vista dello stop alla produzione di auto a combustione nel 2035, sta affrontando una crisi strutturale che potrebbe essere esacerbata da nuove tariffe imposte dagli Usa.

Trump contro le auto elettriche, ma a intermittenza

Il candidato repubblicano ha una posizione altalenante sulle auto elettriche. Ma non è stato sempre così: Donald Trump si è sempre duramente schierato contro le BEV e più in generale la transizione ecologica, colpevole di rallentare la produttività industriale. La sua posizione si è attenuata negli ultimi mesi, non per convinzioni ideologiche, ma per soldi. Per la precisione 45 milioni di dollari, quelli con cui Elon Musk, fondatore di Tesla, sostiene la campagna del tycoon repubblicano.

Trump ha promesso di rivedere il piano di Biden per la transizione verso le auto elettriche. Il sostegno finanziario ricevuto dal “boss dell’elettrico” ha ammorbidito la posizione di Trump: non più divieto assoluto per le Bev, ma l’industria automobilistica americana non sarà “tutta a batteria”. “Non tutti devono avere un’auto elettrica. Gliel’ho detto [a Musk], quindi ci libereremo di quel mandato se non ti dispiace”, ha detto riferendosi all’impegno dell’amministrazione Biden di sostenere lo sviluppo di BEV.

Durante la sua campagna elettorale, Trump ha anche criticato aspramente i costi legati alle infrastrutture di ricarica per veicoli elettrici, citando numeri errati. Ha parlato di trilioni di dollari di spesa e accusato l’amministrazione Biden di aver stanziato miliardi per poche stazioni di ricarica, affermazioni poi smentite dai dati ufficiali. L’Infrastructure Investment and Jobs Act, infatti, ha stanziato 7,5 miliardi di dollari per la costruzione di migliaia di stazioni di ricarica in tutti gli Usa.

Ue-Trump, un negoziato inevitabile?

Secondo i diplomatici europei, il vero obiettivo dell’Unione è quello di forzare Trump a negoziare.

“L’ultima volta non credevamo fino a che punto sarebbe arrivato Trump”, ha dichiarato un funzionario, “questa volta siamo pronti ad agire”. L’idea di fondo è che una rappresaglia forte e rapida possa costringere Trump a sedersi al tavolo delle trattative. “È un negoziatore nel profondo”, ha affermato un altro diplomatico, citando come esempio la rinegoziazione degli accordi commerciali con Messico, Canada e altri paesi durante il primo mandato di Trump.

L’Ue è consapevole che qualsiasi scontro commerciale con gli Stati Uniti avrà conseguenze pesanti, specialmente adesso che i rapporti con Xi Jinping sono sempre più tesi. Ma i leader europei sono determinati a non cedere terreno: “Gli americani dovrebbero essere più amichevoli con Ursula se intendono affrontare insieme la Cina”, ha commentato un funzionario europeo, sottolineando come una maggiore cooperazione tra le due sponde dell’Atlantico potrebbe essere cruciale anche per contrastare l’ascesa economica di Pechino.

Dal canto loro, le aziende pensano meno agli schieramenti e più ai conti. Su entrambe le sponde dell’Atlantico, il mondo produttivo spinge per arrivare a una soluzione negoziata tra gli Alleati: “Bruxelles sta predisponendo piani di emergenza nel caso in cui vengano applicate nuove tariffe. Non sorprende”, ha affermato Marjorie Chorlins della Camera di commercio degli Stati Uniti.
“La domanda è: se ciò dovesse accadere, ci sarebbe spazio per una risoluzione negoziata che sia reciprocamente accettabile? Non c’è modo di saperlo al momento, anche se è chiaro che non è nell’interesse di nessuna delle due parti intraprendere quella strada”.

La partita finale, secondo i diplomatici, sarà probabilmente un negoziato, ma l’Ue intende affrontare Trump da una posizione di forza, pronta a far valere i propri interessi commerciali e strategici.