L’Europa fissa la rotta: emissioni tagliate del 90% entro il 2040

Ma il freno di emergenza e i crediti di carbonio non convincono le organizzazioni ambientaliste
2 ore fa
2 minuti di lettura
Emissioni Ue Canva

Fumata bianca: il Parlamento europeo ha approvato con 379 voti favorevoli, 248 contrari e 10 astensioni l’obiettivo vincolante di ridurre le emissioni nette di gas serra del 90% entro il 2040 rispetto ai livelli del 1990. La decisione, presa durante la sessione plenaria di Bruxelles, definisce il mandato negoziale dell’Eurocamera per il trilogo con Commissione e Consiglio e segna un passaggio cruciale nella traiettoria europea verso la neutralità climatica del 2050.

L’accordo politico tra Ppe, Socialisti europei, Renew e Verdi introduce elementi di flessibilità che hanno suscitato reazioni contrastanti. Nel testo si prevede che, a partire dal 2036, gli Stati membri potranno coprire fino al 5% dell’obiettivo attraverso crediti di carbonio internazionali di alta qualità provenienti da Paesi partner, riducendo di fatto la quota di tagli domestici all’85%. La Commissione aveva inizialmente proposto un tetto del 3%, ma la pressione di diversi governi nazionali ha spinto al rialzo questo margine.

Un compromesso tra ambizione e competitività

Il target del 90% si colloca al di sotto delle raccomandazioni del comitato scientifico consultivo europeo sui cambiamenti climatici, che aveva indicato la necessità di una riduzione domestica del 90% senza ricorso a meccanismi di compensazione internazionale per mantenere l’allineamento con la traiettoria di 1,5°C dell’Accordo di Parigi. La versione finale rappresenta quindi un bilanciamento tra ambizioni climatiche e preoccupazioni per la competitività industriale europea, ingigantite dalle tensioni commerciali con Usa e Cina.​

L’Eurocamera ha integrato una valutazione biennale dei progressi nella riduzione delle emissioni, che si aggiunge alla revisione quinquennale dell’obiettivo 2040 già prevista dalla normativa. Questa clausola permette alla Commissione di proporre modifiche al target o misure aggiuntive per rafforzare il quadro di supporto, incluse azioni per salvaguardare competitività, prosperità e coesione sociale dell’Unione.

l rinvio dell’Ets2 e la transizione dei trasporti

Tra le novità più rilevanti figura il posticipo di un anno del sistema di scambio delle emissioni per edifici e trasporti stradali, l’Ets2, che scatterà nel 2028 invece del 2027 come inizialmente previsto. La decisione risponde alle pressioni del settore dell’autotrasporto e della logistica, che hanno evidenziato l’insufficienza delle infrastrutture di ricarica e l’immaturità delle soluzioni tecnologiche a basse emissioni.

Confetra, la confederazione generale italiana dei trasporti e della logistica, ha accolto il rinvio come “un piccolo ma prezioso respiro” per le imprese chiamate a sostenere i costi della transizione energetica. L’organizzazione sottolinea che l’avvio nel 2027 sarebbe stato prematuro, in assenza di una rete di ricarica adeguata e con costi tecnologici ancora troppo elevati per il mercato.

La delusione degli ambientalisti

Il voto di oggi non piace alle organizzazioni ambientaliste. Il Wwf ha definito il voto “un piccolo passo avanti rispetto alla posizione del Consiglio, ma lontano da un percorso basato sulla scienza”. Il World Wide Fund for Nature critica soprattutto il ricorso ai crediti di carbonio internazionali, considerati “una distrazione rischiosa dall’urgente necessità di ridurre le emissioni in casa”.

Delude anche il cosiddetto “freno d’emergenza“, che consentirebbe una revisione al ribasso dell’obiettivo 2040 qualora gli assorbimenti naturali di carbonio non raggiungessero i risultati attesi. Per Sofia Ghezzi, responsabile delle politiche su clima e uso del suolo del Wwf Europa, questo meccanismo “rischia di sollevare gli Stati membri dalla responsabilità di proteggere le proprie foreste, ignorando il fatto che il disboscamento eccessivo è la vera ragione per cui le foreste europee assorbono meno CO₂”.

Il contesto globale e la Cop30

L’approvazione del target arriva durante la Cop30 di Belém, in Brasile (10-21 novembre), dove si sta discutendo il futuro degli impegni climatici globali. La posizione europea si colloca tra le più ambiziose a livello internazionale, superando gli impegni della Cina e di altre grandi potenze. Nonostante gli sforzi, l’impegno dei Paesi membri restano insufficienti: il rapporto Emission gap dell’Unep evidenzia che per limitare il riscaldamento a 1,5°C le emissioni globali dovrebbero diminuire del 55% entro il 2035 rispetto al 2019, una riduzione ben più drastica di quanto previsto dagli attuali impegni nazionali.

Con il voto di oggi, il Parlamento ha respinto la proposta del partito di estrema destra Patrioti per l’Europa, che chiedeva di abbandonare completamente l’obiettivo climatico 2040. La bocciatura di questa mozione conferma che la maggioranza dell’assemblea considera irrinunciabile il percorso verso la neutralità climatica, nonostante le tensioni politiche e le pressioni economiche.

Il voto di oggi dà mandato politico dell’Eurocamera per avviare i negoziati che porteranno all’adozione del testo definitivo.

Da non perdere

Il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti e la presidente del Consiglio Giorgia Meloni

Difesa, la strategia del governo e le regole Ue – Ascolta

Raccontiamo la strategia del governo di Giorgia Meloni per aumentare le spese
Robert Redford Informazione Ue Tutti Gli Uomini Del Presidente Ipa Ftg

Addio a Robert Redford: da Watergate alle norme Ue sui media

Morto Robert Redford a 89 anni. Il metodo investigativo di 'Tutti gli