L’Ue secondo Meloni: fare meno, fare meglio e ritornare (in modo nuovo) alle proprie radici

Dal Meeting di Rimini la premier invoca un’Europa più concreta, capace di rispettare le proprie identità e di affrontare le sfide globali senza finire nell'irrilevanza, schiacciata da Usa e Cina
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Giorgia Meloni al Meeting di Rimini 2025
La premier Giorgia Meloni ospite del Meeting di Rimini (Ipa/Fotogramma)

Serve un’Europa “che faccia meno ma faccia meglio”, un’Europa “del pragmatismo e del realismo, andando oltre il dibattito un po’ stantio tra più Europa e meno Europa”. È chiara Giorgia Meloni, che intervenendo stamattina al Meeting di Comunione e Liberazione di Rimini ha fatto eco a un monito che sta risuonando sempre più spesso. A partire dall’ex governatore della Banca centrale europea Mario Draghi, esplicitamente nominato dalla premier: l’Ue deve cambiare, pena sprofondare nell’”irrilevanza geopolitica” e nell’incapacità “di rispondere efficacemente alle sfide di competitività poste dalla Cina e dagli Stati Uniti”, come diceva “giustamente Draghi qualche giorno fa da questo palco”.

Meloni rimane realista ma possibilista: “Questa fase di enormi mutamenti, nella quale sono saltati i paradigmi su cui abbiamo visto costruire l’Unione Europea e democrazie decidenti, autocrazie ciniche ci sfidano ogni giorno, ci offre per paradosso una grande opportunità”. Per coglierla, però, l’Unione europea dovrà “essere capace di riscoprire la propria anima e le proprie radici. Anche quelle culturali, anche quelle religiose colpevolmente negate anni fa”.

“Tornare protagonisti non è gratis”

E comunque, cambiare le cose non sarà semplice: “Tornare protagonisti della storia e del proprio destino non è facile, non è indolore, non è gratis”, ha avvisato la premier, sottolineando come “bisogna, ad esempio, essere disposti a pagare il prezzo della propria libertà e della propria indipendenza, dopo che per decenni abbiamo appaltato agli Stati Uniti la sicurezza europea, a costo di una inevitabile dipendenza politica”.

Ed occorre anche essere consapevoli che rivendicare “la necessità di emanciparsi dagli Stati Uniti” e opporsi “a una politica di indipendenza in termini di difesa e sicurezza”, come fanno alcuni, non è possibile, “perché le due cose banalmente non stanno insieme”, ha chiarito Meloni.

Nuovi mattoni in Europa

Se la parola d’ordine in Europa sembra ormai essere ‘cambiamento’, Meloni vuole “costruire con mattoni nuovi”, ripartendo “dalla Politica (sic), che è visione, passione, conflitto e sintesi, partecipazione e democrazia”. Il che significa molte cose, ha spiegato la premier: “Ridurre la burocrazia soverchiante, sostenere la competitività delle imprese per combattere la desertificazione produttiva, rimettere l’Uomo, e non l’ideologia, al centro della natura, investire sulle proprie filiere per ridurre le troppe dipendenze strategiche che abbiamo”. E soprattutto, “porsi il problema demografico perché altrimenti, tra non molti decenni, non ci sarà alcuna civiltà europea da difendere”.

Significa, infine, “costruire un proprio modello di sicurezza, integrato nel sistema di valori e di difesa dell’Occidente”, ha continuato la premier, precisando: “La vera sfida è un’Europa che faccia meno e che lo faccia meglio, che non soffochi gli Stati nazionali, ma ne rispetti i ruoli e le specificità, che non annulli le identità ma le sublimi in una sintesi virtuosa e più grande. Uniti nella diversità è, del resto, il motto dell’Unione europea e io penso che sia un motto al quale dovremmo tutti ispirarci davvero”.

Un modo nuovo di vivere identità antiche, culturali e spirituali

I nuovi mattoni, ha spiegato ancora la premier, “sono anche un modo nuovo di vivere identità antiche, culturali, spirituali, religiose. Eliot diceva che la tradizione va sempre reinventata. Essere conservatori non vuol dire costruire con mattoni vecchi, significa cercare sempre mattoni nuovi per continuare a edificare una casa che non hai iniziato tu”.

“E la nostra casa, a cui aggiungere mattoni nuovi, è l’Occidente. Non un luogo fisico, ma un sistema di valori nato tra l’incontro tra la filosofia greca, il diritto romano e l’umanismo cristiano. Sintesi che ha fertilizzato il terreno dove è cresciuta la separazione tra Stato e Chiesa, dove gli uomini nascono uguali e liberi, dove la vita è sacra e la cura per i più fragili è un valore assoluto”, ha sottolineato Meloni.

“Questo è quello che siamo. Ed è quello che ha permesso alla nostra civiltà di progredire nei secoli e di essere un modello da seguire. L’Occidente ha ancora molto da dire, l’Occidente ha ancora molto da dare. Ma serve consapevolezza e serve umiltà, serve sapersi mettere in discussione, serve rispetto per noi stessi, condizione imprescindibile per rispettare anche gli altri”, ha concluso.

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