Manovra, dall’Ue tre anni in più per il Piano strutturale di Bilancio

Anche la Germania starebbe pensando di chiedere l’estensione a Bruxelles
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Ministro Economia e Finanze Giancarlo Giorgetti
Il ministro dell'Economia e delle Finanze, Giancarlo Giorgetti_fotogramma

La fumata bianca del Cdm sulla Manovra è arrivata, ora manca quella di Bruxelles e poi quella definitiva del Parlamento. Su quest’ultima, vista l’ampia maggioranza parlamentare, ci sono sempre stati pochi dubbi, e ora filtra un forte ottimismo anche dai palazzi Ue.

A margine del vertice Ue-Paesi del Golfo, a Bruxelles, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni si è detta “molto orgogliosa e soddisfatta” della Legge di Bilancio, definendola “seria e di buon senso”. Meloni ha sottolineato come la Manovra mantenga il focus su “lavoro, redditi, salari e salute dei cittadini”, senza aumentare le tasse, e mantenendo i conti pubblici in ordine per la soddisfazione della Commissione (e la gioia delle nostre casse pubbliche).

La distensione tra Roma e Bruxelles è testimoniata anche dall’estensione del Piano Strutturale di Bilancio a sette anni, una novità annunciata dal Ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti.

Il Piano Strutturale di Bilancio e l’estensione a sette anni

Il Piano Strutturale di Bilancio (Psb) è uno strumento centrale per la Manovra, previsto dal nuovo Patto di stabilità europeo per pianificare la correzione del disavanzo pubblico. Il Psb consente di definire obiettivi fiscali a medio termine con una programmazione di 4 anni, la cui durata è stata estesa, come annunciato dal ministro Giorgetti in conferenza stampa: “Abbiamo definito l’accordo con la Commissione Ue sui contenuti del Piano strutturale di bilancio per l’estensione a sette anni. Secondo Dpa, anche il governo tedesco starebbe valutando di chiedere alla Commissione europea un’estensione da 4 a 7 anni del Piano strutturale di bilancio a medio termine previsto dal Patto di stabilità.

Il Psb è fondamentale per mantenere la stabilità economica, poiché consente agli Stati membri dell’Ue di elaborare strategie di bilancio a lungo termine, riducendo progressivamente il deficit senza causare uno shock all’economia. L’estensione a sette anni offre al governo italiano un margine di manovra più ampio, permettendo di conciliare più agilmente le esigenze della popolazione con il rispetto delle regole di bilancio imposte dall’Unione europea.

Il sacrificio chiesto alle banche

Ottenere più tempo non è mai un elemento da poco quando si parla di risorse. Come per una famiglia o un’impresa, anche per i conti pubblici di uno Stato sovrano è il tempo che distingue la salute economica da quella finanziaria.

Lo sanno bene banche e assicurazioni, alle quali il ministro Giorgetti ha chiesto un “sacrificio” di poco conto per gli istituti, ma molto importante per il Fisco e per il Psb. Piuttosto che imporre una tassa sugli extra-profitti, a lungo dibattuta, il governo ha optato per un meccanismo basato sul congelamento dei crediti d’imposta relativi alle future fusioni e svalutazioni di crediti. In pratica, lo Stato pagherà più tardi (elemento temporale) i crediti maturati dagli istituti.

Questo “prestito” da parte delle banche porterà un “gettito” stimato di 2,5 miliardi di euro, che contribuirà a finanziare la Manovra. Questa soluzione non intacca i profitti delle banche, ma riguarda solo la gestione della liquidità, di cui gli istituti non sono a corto.

Il ruolo dell’Ue sulla Legge di Bilancio

L’Unione europea gioca un ruolo centrale nel processo di approvazione della Legge di Bilancio degli Stati membri. Ogni anno, i Paesi devono presentare un Documento Strutturale di Bilancio (Dpb), che sintetizza le principali linee della Manovra finanziaria e deve rispettare le direttive del Patto di Stabilità e Crescita. La Commissione europea analizza il Dpb e può dare raccomandazioni o, in casi estremi, chiedere una revisione della Manovra se ritiene che le misure previste possano compromettere la stabilità macroeconomica o violare le regole fiscali europee.

Le principali aree di controllo dell’Unione europea includono:

  • Sostenibilità del debito: Bruxelles valuta se le misure adottate garantiscono una riduzione del debito pubblico in linea con gli obiettivi prefissati;
  • Compatibilità con il Patto di Stabilità: il Dpb deve rispettare i limiti di deficit previsti dal Patto di Stabilità e Crescita (massimo 3% del Pil);
  • Crescita economica: la Commissione analizza l’impatto della Manovra sulla crescita economica, assicurandosi che le politiche fiscali non siano troppo restrittive o eccessivamente espansive.

In caso di misure non conformi, l’Ue può chiedere modifiche alla Manovra, imponendo adeguamenti per evitare sanzioni. Tuttavia, l’approccio di Bruxelles verso l’Italia in questa fase sembra orientato a mantenere un dialogo costruttivo, come dimostra l’accordo sul Piano Strutturale di Bilancio.

L’iter completo prevede che la Commissione europea esamini il Dpb entro novembre e fornisca raccomandazioni prima dell’approvazione definitiva da parte del Parlamento italiano. L’Italia ha consegnato all’Ue il Documento Programmatico di Bilancio lo scorso mercoledì, 16 ottobre, mentre il ministro Giorgetti ha fatto sapere che la Manovra dovrebbe arrivare in Parlamento il prossimo lunedì, 21 ottobre.