Ue-Cina ad alta tensione. La nuova battaglia è sui dispositivi medici

Il commissario per il Commercio Ue, Maros Seferovic, avverte Pechino: “Siamo pronti a intraprendere azioni decise"
7 ore fa
3 minuti di lettura
Xi Jinping e von der Leyen
Xi Jinping e von der Leyen

Mentre sarebbero in corso nuovi dialoghi sui dazi auto, si avvicina una nuova battaglia commerciale tra Bruxelles e Pechino, questa volta sui dispositivi medici.

Maros Šefčovič, Commissario Europeo per il Commercio, è stato chiaro: “L’Unione europea desidera fortemente mantenere relazioni commerciali aperte, eque e reciprocamente vantaggiose con la Cina, anche per quanto riguarda gli appalti pubblici. Tuttavia, l’apertura deve essere reciproca”.

L’ultima relazione dell’Ue sulla strategia commerciale descrive in dettaglio come la politica economica cinese stia penalizzato i fornitori stranieri, in particolare nel settore della salute. Bruxelles parla di “prove evidenti” del fatto che la Cina stia limitando l’accesso dei produttori di dispositivi medici dell’Ue ai suoi contratti governativi “in ​​modo ingiusto e discriminatorio”.

La strategia cinese che limita l’Ue

Il titolo del rapporto è eloquente: “Risultati fattuali dell’indagine IPI sul mercato degli appalti per dispositivi medici nella Repubblica Popolare Cinese”. La sigla sta per International Procurement Institute, un’organizzazione che si occupa di analizzare e monitorare i mercati degli appalti pubblici, inclusi quelli per dispositivi medici. Le indagini condotte dall’IPI possono riguardare pratiche di approvvigionamento, trasparenza e concorrenza nel settore degli acquisti pubblici in vari Paesi.

Bruxelles denuncia una serie di misure implementate da Pechino con la politica per privilegiare i prodotti locali e limitare quelli stranieri. Tali restrizioni includono:

  1. Quote di acquisto locali: la strategia “Made in China 2025” prevede quote obbligatorie, che richiedono che almeno il 70% dei dispositivi medici acquistati dagli ospedali provenga da produttori cinesi entro il 2025, un valore destinato a salire al 95% entro il 2030;
  2. Criteri discriminatori negli appalti pubblici: la legge sugli appalti pubblici della Cina stabilisce che i prodotti esteri possono essere acquistati solo quando non esistono alternative locali, costringendo i fornitori stranieri a dimostrare in modo oneroso la mancanza di opzioni cinesi equivalenti;
  3. Concentrazione degli acquisti centralizzati: il sistema di “procurement collettivo” introduce criteri che penalizzano i dispositivi stranieri, abbattendo artificialmente i prezzi grazie a sussidi statali per i prodotti nazionali. La stessa dinamica è alla base dello scontro tra Cina e Unione europea che ha portato all’introduzione dei dazi sulle auto elettriche cinesi.

Nel 2024, il valore degli appalti pubblici cinesi è stato stimato in 6.000 miliardi di yuan, equivalenti a oltre 780 miliardi di euro, con i dispositivi medici che rappresentano una parte rilevante di questo mercato. Nonostante queste cifre, le imprese europee trovano difficoltà sempre maggiori a ottenere contratti pubblici in Cina.

I numeri del danno economico

Il rapporto sottolinea come tali barriere abbiano avuto un impatto tangibile sulle esportazioni europee. Nel 2024, il valore delle esportazioni di dispositivi medici europei verso la Cina è diminuito del 12%, in netto contrasto con la crescita registrata in altre aree del mondo, come il Nord America (+9%) e il Medio Oriente (+8%).

L’Europa, che vanta alcuni dei leader globali nel settore, come Philips, Siemens e GE Healthcare Europe, considera il mercato cinese una delle principali destinazioni per l’export. Tuttavia, l’attuale situazione potrebbe compromettere la competitività a lungo termine dell’industria europea.

Altre conseguenze

La mancanza di reciprocità negli appalti pubblici tra Cina e Ue non solo danneggia le imprese europee, ma ha conseguenze più ampie:

  • Minore innovazione: la limitazione dell’accesso al mercato cinese riduce gli incentivi per investire in nuove tecnologie e ricerca nel settore sanitario;
  • Aumento dei costi globali: Le barriere non permettono un’efficace competizione, perché porta ad incrementare i prezzi degli apparecchi medici in Cina e rallenta la diffusione di tecnologie avanzate nei Paesi in via di sviluppo.

Un dato emblematico è che circa il 60% delle apparecchiature per diagnosi avanzata in uso negli ospedali cinesi nel 2024 proviene da produttori nazionali, in netto aumento rispetto al 43% registrato nel 2015. Un ulteriore indizio della politica protezionista del Dragone, che a breve potrebbe essere replicata da Donald Trump in America. In mezzo, gli interessi dell’Unione europea.

Quali passi sta compiendo l’Ue?

Per affrontare il problema, l’Ue adotterà una climax ascendente nella sua strategia:

  • Dialogo e negoziati: Šefčovič ha ribadito che il dialogo resta la priorità per Bruxelles, sottolineando però che la pazienza dell’Ue ha un limite;
  • Strumenti difensivi commerciali: L’Europa sta valutando misure come l’esclusione delle imprese cinesi dagli appalti pubblici europei, creando così una pressione politica diretta su Pechino;
  • Supporto ai produttori europei: Bruxelles potrebbe aumentare i finanziamenti per le aziende esportatrici, rafforzando la loro competitività nei mercati internazionali.

La posta in gioco per il settore sanitario globale

La competizione tra Ue e Cina per i dispositivi medici non è solo una questione commerciale, ma riguarda anche la capacità di rispondere alle emergenze sanitarie globali. Garantire regole eque di mercato è fondamentale per accelerare l’accesso a tecnologie vitali come ventilatori, macchine per dialisi e scanner diagnostici in tutto il mondo. Un interesse che dovrebbe essere più forte di ogni divisione geopolitica soprattutto dopo la pandemia da Covid-19. Il condizionale è d’obbligo, viste le regole del Dragone sui dispositivi medici.

Il messaggio dell’Ue è chiaro: le relazioni commerciali devono essere basate su regole comuni e reciprocità. Qualora Pechino non dovesse adeguarsi, Bruxelles potrebbe non fermarsi ai dazi sui prodotti cinesi e prevedere l’esclusione degli offerenti cinesi per contratti governativi nell’Ue. Il commissario per il Commercio Maros Seferovic chiosa: “Siamo pronti a intraprendere azioni decise per difendere la parità di condizioni e sostenere una concorrenza leale”.