A Donald Trump piace fare i conti senza l’oste, specialmente se il conto è salato. Ieri, mentre il presidente americano parlava al telefono con il suo amico Vladimir Putin, il suo segretario alla Difesa spiegava agli europei quanto dovrebbero sborsare per espandere i propri eserciti e proteggere l’Ucraina. Secondo i calcoli di Bloomberg Economics, il totale è da capogiro: 3,100 miliardi di dollari nei prossimi dieci anni. Un trilione significa mille miliardi.
Ricostruzione dell’Ucraina, Ue messa spalle al muro
La brutta (rectius, peggiore) notizia è che l’inattività potrebbe costare ancora più caro. Molti esperti di sicurezza avvertono che se gli europei non riusciranno a mettere in piedi un esercito competitivo, Putin non farà altro che aumentare i suoi tentativi di indebolire e, in ultima istanza, persino di smantellare l’Unione europea e la Nato. Per Trump, lontano sia geograficamente che idealmente da Bruxelles, questa spada di Damocle che pende in testa all’Unione europea è una manna dal cielo. Ancora prima di tornare alla Casa Bianca, ha fatto capire che per lui la questione ucraina è un peso, una questione di cui si deve occupare l’Europa.
Quanto costa la ricostruzione dell’Ucraina?
Secondo le stime di Bloomberg Economics l’Ucraina avrà bisogno di circa 230 miliardi di dollari per la ricostruzione di edifici e infrastrutture danneggiati dalla guerra. Se l’Ucraina riceverà i fondi necessari e se prenderà forma un accordo duraturo, è probabile che l’industria energetica, manifatturiera ed edilizia dell’Ucraina subisca un’impennata. In ogni caso, al momento mancherebbero 130 miliardi di dollari tra le esigenze di ricostruzione dell’Ucraina e i finanziamenti promessi. Ciò mette a rischio qualsiasi ripresa economica e potrebbe compromettere la capacità di ripresa dell’Ucraina nel lungo periodo.
Per quanto riguarda la ricostruzione delle forze armate ucraina, spiega l’agenzia di stampa finanziaria, servirebbero circa 175 miliardi di dollari in un decennio, cifra che varia in base allo stato delle truppe al momento dell’accordo e alla quantità di territorio da proteggere. Parallelamente, la creazione di una forza di pace composta da 40.000 uomini (che per Zelensky sono troppo pochi) comporterebbe spese intorno ai 30 miliardi di dollari nello stesso arco temporale.
La maggior parte di questi fondi verrebbe destinata a potenziare le capacità militari degli stati membri dell’Ue, con l’obiettivo di innalzare il bilancio della difesa aggregato fino a raggiungere il 3,5% del Pil. Questo obiettivo, discusso a lungo presso il quartier generale della Nato a Bruxelles, prevede investimenti mirati a rifornire le scorte di artiglieria, rafforzare le difese aeree e potenziare i sistemi missilistici. Se queste spese venissero coperte interamente mediante finanziamenti basati sul debito, il carico aggiuntivo per il debito pubblico si aggirerebbe intorno ai 2.700 miliardi di dollari.
Nel frattempo, Trump fa di tutto per mostrare il suo disinteresse e spostare tutto il peso della questione sull’Europa: “Noi abbiamo un oceano in mezzo. Loro no“, ha detto il presidente americano lo scorso 3 febbraio. The Donald sa bene che la Russia ha un vantaggio significativo in termini di manodopera rispetto all’Europa e la sua economia di guerra è in grado di sfornare proiettili e altri equipaggiamenti militari a un ritmo molto più elevato dei Ventisette.
Quale futuro per la Nato?
Già prima di tornare alla Casa Bianca, il tycoon ha minacciato più volte di abbandonare la Nato se i Ventisette non dovessero aumentare i loro finanziamenti all’Alleanza. Anche il Segretario generale Mark Rutte ha invitato l’Europa a destinare più risorse alla Nato. Ancora una volta, le conseguenze dell’inazione sarebbero persino peggiori: “Senza gli Usa, scordatevi il 5%: la spesa militare salirebbe all’8% perché servirebbe costruire un ombrello nucleare per la difesa e poi ci metteremmo ancora 10 o 15 anni per costruirla”, ha detto Rutte a inizio anno in audizione al Parlamento europeo.
Rispondendo a Bloomberg, l’ex segretario generale della Commissione Europea e attuale ambasciatore dell’Ue presso le Nazioni Unite a Roma, Martin Selmayr, ha ribattuto: “L’Unione Europea e i suoi alleati hanno la forza e i mezzi per superare le spese e la Russia. Ciò di cui abbiamo bisogno è una maggiore volontà politica”.
Una volontà assente a Washington anche se la tattica dividi et impera potrebbe danneggiare gli stessi Usa: “Ciascun presidente sapeva che la sicurezza transatlantica andava a vantaggio sia degli Stati Uniti che dell’Europa”, ha ammonito a Bloomberg l’ex segretario alla Difesa britannico Ben Walla. “Sembra che Trump pensi di saperne di più. Sarà la storia a giudicare questa decisione“.
Mentre Trump e Putin dialogavano, il segretario alla Difesa Pete Hegseth esponeva il punto di vista degli Stati Uniti in un incontro con i suoi omologhi della Nato a Bruxelles. Per Hegseth non è realistico
pensare che l’Ucraina si unisca alla Nato o che riconquisti tutto il territorio perso dal 2014 ad oggi, ma, soprattutto, il segretario alla Difesa ha detto che gli Usa non forniranno truppe a nessuna forza di pace.
Dunque, l’unico modo per tenere in piedi la Nato (e difendere l’Ucraina) è che “i nostri alleati europei
entrino nell’arena e si approprino della sicurezza convenzionale nel continente”, ha spiegato Hegseth.
L’incontro Trump-Putin e lo sgomento dell’Ue
Dopo le minacce Usa verso il Cremlino in caso di mancato immediato accordo (“Non avrò altra scelta se non imporre più tasse, dazi e sanzioni su tutto quel che viene venduto dalla Russia negli Usa”) e la risposta pacata di Mosca (“Siamo abituati alle sanzioni Usa”), Trump e Putin hanno lasciato le dichiarazioni di facciata per incontrarsi vis-a-vis. D’altronde, già minacciando le sanzioni, Trump aveva sottolineato di avere una “rapporto molto buono” con Vladimir Putin. La verità è che lui, così come Joe Biden, non ha la formula magica per risolvere la guerra in Ucraina.
A differenze del suo predecessore, però, Trump è pronto ad abbandonare l’Europa al suo destino. Non a caso, The Donald non ha aspettato un attimo per imporre i dazi agli (ex?) alleati europei.
Le istituzioni del Vecchio Continente sono rimasti sbalorditi dalla telefonata tra il presidente americano e quello russo, di cui Bruxelles non era stata avvisata. Gli europei temono che nessuno dei membri del team di Trump abbia una vera esperienza di negoziazione con i russi, a differenza della cerchia di Vladimir Putin, ha spiegato un ufficiale a Bloomberg. Lo stesso presidente russo, ex funzionario del Kgb, conosce bene l’arte del negoziare, a differenza del suo omologo americano.
“Il rischio è che i russi finiscano per girare intorno al tè americano e che Trump finisca per negoziare un
cattivo accordo che alla fine non è un vero accordo“, ha avvisato a Bloomberg Charles Kupchan, senior fellow del Council on Foreign Relations.
In ogni caso, sarebbe un problema dell’Europa.