Un’altra giornata intensa di attività diplomatica si sta tenendo oggi per la pace in Ucraina. Due sono i fronti cruciali: la ricerca di una soluzione duratura al conflitto e l’avanzamento dei meccanismi europei per la giustizia e la ricostruzione. Mentre a Berlino si concludevano i cicli di negoziati definiti da Kiev come i “più intensi” dall’inizio della guerra, all’Aja è stata formalmente istituita la Commissione internazionale per i risarcimenti all’Ucraina.
Nonostante questi progressi, la coesione interna all’Unione europea mostra crepe significative, con l’Ungheria che continua a opporsi all’ingresso di Kiev nell’Unione. E dagli Stati Uniti, una “proposta a tempo” per il presidente ucraino Volodymyr Zelensky sembra avere già le ore contate.
Risarcimenti e asset congelati: il via libera dall’Aja
Alti funzionari europei si sono incontrati oggi per approvare l’istituzione di un organismo internazionale con sede all’Aja, incaricato di stabilire i risarcimenti dovuti all’Ucraina per l’invasione russa. Questa nuova International claims commission avrà il compito di valutare le richieste di risarcimento, circa 80.000 già ricevute dal “registro dei danni” esistente, e decidere sugli importi da pagare. Il meccanismo di risarcimento sarà coordinato dal Consiglio d’Europa.
Il presidente ucraino Zelensky, intervenuto all’insediamento della Commissione, ha ribadito l’imperativo che tutte le pressioni e le sanzioni sulla Russia restino in vigore finché continua l’occupazione dei territori ucraini. Zelensky ha esortato i leader europei a utilizzare gli asset russi congelati, che in gran parte si trovano in Europa, per la difesa e la ricostruzione dell’Ucraina. L’Unione europea è attualmente divisa su questo punto cruciale, con la Germania che sostiene un piano per l’utilizzo di tali beni e il Belgio che si oppone fermamente, temendo ripercussioni legali. La decisione finale sull’utilizzo dei beni congelati è attesa in un vertice Ue che inizierà nei prossimi giorni.
Il ruolo della Nato e le garanzie “a tempo” degli Usa
I colloqui di pace recenti, che hanno coinvolto rappresentanti ucraini, americani e alleati europei a Berlino, sono stati descritti da Zelensky come “mirati” a una fine definitiva della guerra, non una “pausa o una soluzione temporanea e incerta”.
Il punto focale dei negoziati ruota attorno alla possibile rinuncia da parte di Kiev all’adesione alla Nato, che il portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov, ha definito un “punto cardine” per Mosca. E se da un lato, Zelensky ha dimostrato un’apertura sul tema, non si può dire lo stesso sul cedere su questo punto senza ottenere qualcosa in cambio. Kiev chiede “solide garanzie di sicurezza” per il futuro.
È qui che arriva la proposta “a tempo” degli Stati Uniti che stanno offrendo all’Ucraina garanzie di sicurezza simili a quelle previste dall’Articolo 5 della Nato. Funzionari americani hanno specificato che questa offerta, definita la più forte e esplicita promessa di sicurezza mai avanzata dall’amministrazione Trump fino ad oggi, ha le ore contate. “Queste garanzie non rimarranno sul tavolo per sempre. Sono sul tavolo fin da ora, se si giungerà a una conclusione positiva”. Secondo Politico, un funzionario statunitense ha dichiarato che la Russia ha indicato di essere aperta, in un accordo finale, all’adesione dell’Ucraina all’Ue.
Nonostante la possibile rinuncia alla Nato, Zelensky mantiene delle “linee rosse” invalicabili sul piano territoriale. La posizione negoziale russa, come ha ribadito il presidente ucraino, mira ad acquisire l’intera regione del Donbass. Nonostante i negoziatori americani avrebbero proposto a Kiev di cedere anche la parte del Donbass ancora sotto controllo ucraino, una richiesta definita da un altro funzionario all’Afp come “sorprendente”, Zelensky respinge tale ipotesi, chiarendo che l’Ucraina non riconoscerà il Donbass come russo, né “de jure” né “de facto”, e non c’è consenso su questo tema con gli americani. Tale ritiro, secondo gli esperti, equivarrebbe a “dare il via libera alla Russia per la sua avanzata militare”.
Dal canto suo, il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov ha dichiarato che la Russia non vuole una tregua, come un potenziale cessate il fuoco natalizio proposto da Kiev, che serva solo a dare respiro all’Ucraina per “prepararsi a continuare la guerra”.
Il veto ungherese affossa le conclusioni Ue
Sul fronte interno europeo, la Danimarca ha riferito che l’Ungheria continua a bloccare la bozza di conclusioni del Consiglio europeo, in particolare le sezioni dedicate all’Ucraina e all’allargamento che sostengono “fortemente” l’adesione di Kiev all’Ue. La ministra danese degli Affari Europei, Marie Bjerre, ha esortato Budapest a supportare il testo, che ha il sostegno della quasi totalità dei Paesi membri.
Il primo ministro ungherese Viktor Orbán ha ribadito la sua posizione con fermezza: “Non è che l’Ungheria o il governo ungherese stanno bloccando l’ingresso dell’Ucraina nell’Ue. È il popolo ungherese che ha detto che non vuole stare in un’Unione con l’Ucraina. Punto”. L’ostruzionismo ungherese evidenzia la persistente difficoltà di Bruxelles a raggiungere l’unanimità su decisioni cruciali che riguardano il futuro sostegno politico al Paese.
