L’Ue tende la mano, Donald Trump no: la missione del commissario europeo al Commercio, Maros Sefcovic, negli Usa delude chi si aspettava una distensione dei rapporti commerciali. Come riporta Bloomberg, il presidente americano ha rispedito a Bruxelles l’offerta “dazi zero” su auto e industria in cambio di un maggiore acquisto di gnl (gas naturale liquefatto) e armi dagli States. Sul tavolo anche la proposta di creare un tavolo comune per tenere a bada il surplus di produttività cinese che danneggia i mercati occidentali, anch’essa rispedita al mittente. Un’ulteriore spinta che avvicina Bruxelles a Pechino, dopo che la scorsa settimana Xi Jinping ha invitato gli europei a fare fronte unito “contro il bullismo degli Usa”.
L’amministrazione Us avrebbe detto a Sefcovic che alcuni dei dazi potrebbero essere compensati con un aumento degli investimenti negli States e delle esportazioni Usa. Ue e Stati Uniti hanno fatto pochi progressi nel superare le differenze, e i funzionari americani hanno spiegato che la maggior parte delle tariffe al blocco europeo non saranno rimosse immediatamente.
Mentre la Cina, per ritorsione, sospende l’export di materie rare e di nuovi Boeing, The Donald annuncia dazi del 20,91% sulla maggior parte dei pomodori importati dal Messico (in vigore dal 14 luglio).
La proposta di Trump sulle auto
L’unica apertura del presidente Usa non è di natura negoziale: Trump starebbe valutando di esentare temporaneamente le case automobilistiche dai dazi al 25% per dare loro il tempo di adattarsi alle nuove regole e di rivedere le proprie catene di approvvigionamento. “Sto valutando una soluzione che possa aiutare alcune aziende in questo senso” perché “hanno bisogno di un po’ di tempo” per trasferire la produzione da Canada, Messico e altri Paesi, spiega il leader repubblicano.
Nonostante i timori di una rescissione, Matt Blunt, presidente dell’American Automotive Policy Council che rappresenta Ford, General Motors e Stellantis, dice che il gruppo condivide gli obiettivi di Trump di aumentare la produzione nazionale: “C’è una crescente consapevolezza che tariffe estese sui componenti potrebbero minare il nostro obiettivo comune di costruire un’industria automobilistica americana fiorente e in crescita, e che molte di queste transizioni della catena di approvvigionamento richiederanno tempo”.
L’Ue ha sempre meno tempo per tenere aperta la via di Washington e salvare il settore dell’automotive, da quella che potrebbe essere la stangata definitiva. Gli Usa sono il principale mercato europeo per l’export di auto, con quasi un quarto del totale delle esportazioni del settore. Nel 2024 l’automotive europeo ha inviato negli States veicoli per 38,4 miliardi di euro. Nell’economia dei Ventisette, quello dei veicoli è il primo settore manufatturiero, produce circa il 7% del Pil comunitario dà lavoro a 13 milioni di persone, direttamente o indirettamente. I nuovi dazi di Trump si abbatterebbero come un uragano sulla produzione europea di auto che è in crisi già dallo scorso anno e ora deve fare i conti con il fallimento di Northvolt, il più grande produttore interno di batterie elettriche.
Meloni in partenza per Washington: “Momento difficile”
In questo contesto, la presidente del Consiglio italiano Giorgia Meloni si prepara a partire per Washington dove domani, giovedì 17 aprile, incontrerà Donald Trump. I dazi imposti dal tycoon sull’Ue (e quindi anche sull’Italia) hanno raffreddato l’entusiasmo della maggioranza per la vittoria del candidato repubblicano. Negli scorsi giorni, Meloni ha provato a rassicurare sulle conseguenze delle tariffe dicendosi più “preoccupata” per il grande clamore mediatico che per le ricadute economiche, ma qualcosa sta cambiando. Lo stesso presidente Trump ha detto esplicitamente che gli Usa tratteranno con l’Ue come un unico blocco depotenziando qualsiasi iniziativa nazionale.
Nel tardo pomeriggio di ieri, Giorgia Meloni ha riunito a Palazzo Chigi i vicepremier Matteo Salvini e Antonio Tajani e i ministri Giancarlo Giorgetti, Guido Crosetto e Tommaso Foti per discutere gli ultimi dettagli di quella che Tajani ha definito “una missione di pace commerciale“.
Poco prima, davanti a una platea di imprenditori, la presidente del Consiglio ha ammesso le insidie che si affacciano sull’economia italiana: “È un momento difficile, vediamo come va nelle prossime ore“, ha dichiarato Meloni che ha precisato: “sono consapevole di quello che rappresento e sono consapevole di quello che sto difendendo”. Valori e interessi sempre più distanti da quelli Usa.