“Non escludo l’uso della forza sulla Groenlandia” ha detto questa mattina Donald Trump a poche ore dall‘immagine (generata con l’Ai) che lo ritrae nelle vesti di Papa, pubblicata sui profili social della Casa Bianca. Essere il vescovo di Roma “Sarebbe la mia prima scelta” ha detto il presidente americano, prima di tornare a minacciare l’isola.
Trump vuole la Groenlandia, la Groenlandia non vuole Trump
Dall’inizio del suo secondo mandato, il tycoon non ha escluso l’uso della forza militare per ottenere il controllo della Groenlandia, Stato semi-autonomo della Danimarca, e oggi è tornato alla carica in una intervista alla Cnn: “Non dico che lo farò, ma non escludo nulla“, ha detto Trump. La narrazione è quella di un presidente disposto a prendersi cura della popolazione autoctona: “La Groenlandia è composta da una popolazione molto piccola, di cui ci prenderemo cura, e la ameremo, e tutto il resto”. Solo che i groenlandesi a Trump non hanno chiesto nulla se non di abbandonare qualsiasi mira espansionistica sul proprio territorio. Le dichiarazioni del presidente americano, che da gennaio ad oggi ha ribadito più volte di essere pronto a prendere la preziosa isola “in un modo o in un altro”, hanno scatenato una reazione univoca in Groenlandia e in Danimarca.
Il 22 gennaio, Anders Vistisen ha respinto senza mezzi termini la minaccia del tycoon: “Signor Trump vaff…” ha detto l’eurodeputato danese dalla sede del Parlamento europeo usando un “linguaggio comprensibile” al presidente americano. Le mire espansionistiche di Trump hanno anche ribaltato gli esiti elettorali in Groenlandia: le elezioni di marzo hanno visto trionfare a sorpresa il partito Demokraatit che, oltre a volere una graduale indipendenza dalla Danimarca, si oppone fermamente ai progetti del tycoon. Il leader del partito, Jens-Frederik Nielsen, ha ribadito che l’isola non è in vendita e ha definito le esternazioni di Trump “una minaccia alla nostra indipendenza politica“.
Eppure, negli ultimi mesi le visite di rappresentati americani nell’isola non sono mancate. Subito dopo le prime minacce, Donald Trump Jr, figlio del presidente americano, è atterrato in Groenlandia insieme ad altri “rappresentanti” istituzionali. Secca la replica danese: “Abbiamo preso atto della prevista visita di Donald Trump Jr in Groenlandia”, ha dichiarato il ministero degli esteri della Danimarca, specificando che si tratta di una visita “privata” e non di “una visita ufficiale americana”. E forse, prima ancora che privata, sgradita.
Da allora Danimarca e Groenlandia hanno alzato la voce contro Trump respingendo le sue intenzioni. Trump ha risposto con un’altra visita sull’isola, questa volta con un peso istituzionale diverso: a fine marzo è atterrato in Groenlandia il vicepresidente americano JD Vance che ha attaccato apertamente Copenaghen: “Il nostro messaggio alla Danimarca è molto semplice”, ha precisato l’ex senatore dell’Ohio dalla base situata nella parte nord-occidentale dell’isola: “Non avete fatto un buon lavoro con la popolazione della Groenlandia. Non avete investito in modo adeguato nella popolazione e nell’architettura di sicurezza di questa incredibile, bellissima terraferma piena di persone incredibili. Questo deve cambiare, e poiché non è cambiato, ecco perché la politica del Presidente Trump in Groenlandia è quella che è”.
“Siamo aperti alle critiche, ma, ad essere onesti, non apprezziamo il tono con cui sono state fatte”. E ha aggiunto: “Non è questo il modo di rivolgersi a degli alleati stretti, e io considero ancora la Danimarca e gli Stati Uniti degli alleati stretti”, ha replicato il ministro degli Esteri danese Lars Løkke Rasmussen in un video in inglese su X.
A circa un mese di distanza, le parole di Vance riecheggiano in quelle pronunciate oggi da Donald Trump nella intervista alla Cnn. Per giustificare la sua ossessione nei confronti della Groenlandia, e apparire come un governatore pronto a tutto per tutelare un interesse superiore, il presidente americano usa la tattica dell’emergenza nazionale, la stessa utilizzata per ritirare gli States dal Green Deal.
“Gli Usa ne hanno un urgente bisogno”
“Abbiamo un disperato bisogno della Groenlandia”, ha aggiunto il presidente americano ribadendo un concetto spiegato meglio durante la visita di JD Vance sull’isola: “Navi cinesi e russe sono dappertutto, noi non possiamo pensare che la Danimarca si occupi della situazione. Non parliamo di pace per gli Usa, parliamo di pace mondiale e sicurezza internazionale. Ci sono navi da guerra dappertutto, non possiamo lasciare che accada: dobbiamo proteggere il nostro paese e il mondo. La Groenlandia è molto importante per la pace mondiale, penso che la Danimarca e l’Unione Europea lo capiscano”, ha dichiarato allora il presidente Usa.
“Andiamo d’accordo con la Groenlandia e con la Danimarca, che fa molti affari negli Stati Uniti. Noi dobbiamo avere la Groenlandia, per questioni di sicurezza internazionale, è molto importante”, ha concluso Trump.
Parole che, va da sé, non giustificano i toni minatori utilizzati dall’amministrazione americana nei confronti della Groenlandia, e, indirettamente, della Danimarca. La risposta dell’Ue è stata affidata a un comunicato congiunto della presidente della Commissione Ursula von der Leyen e del presidente del Consiglio Antonio Costa: “L’Ue proteggerà sempre i nostri cittadini e l’integrità delle nostre democrazie e libertà. Ci aspettiamo un impegno positivo con la nuova amministrazione statunitense basato sui nostri valori comuni e interessi condivisi. In un mondo difficile, Europa e Stati Uniti sono più forti insieme”, hanno scritto i due rappresentanti istituzionali europei il 10 gennaio scorso.
Una risposta ferma di chi preferisce sempre la via del dialogo a quella del conflitto. Un po’ come farebbe un Papa, se solo non fosse sotto mentite spoglie.