Trump contro la Russia: sanziona il petrolio e concede i Patriot

Dopo aver annullato l'annunciato vertice di Budapest con Putin, e di fronte alla "mancanza di un impegno serio nel processo di pace", Trump cambia rotta. Mosca: “Atto di guerra contro la Russia"
3 ore fa
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Putin Trump
Donald Trump e Vladimir Putin (Ipa/Fotogramma)

Trump ha perso la pazienza. “Ogni volta che parlo con Vladimir ho delle belle conversazioni, ma poi non si va da nessuna parte”, ha detto il presidente degli Stati Uniti annunciando, per la prima volta da quando è tornato alla Casa Bianca, sanzioni contro la Russia. Nel mirino, il petrolio che finanzia la guerra portata avanti da Mosca in Ucraina, una guerra che Putin non accenna a voler smettere, come il tycoon sembra ritenere.

Usa: “Mancanza di un impegno serio della Russia nel processo di pace”

E dunque il dipartimento del Tesoro “impone ulteriori sanzioni a seguito della mancanza di un impegno serio da parte della Russia nel processo di pace per porre fine alla guerra in Ucraina” e “invita Mosca ad accettare immediatamente il cessate il fuoco”, si legge nel documento pubblicato da Trump sul suo social Truth.

“Dato il rifiuto del presidente Putin di porre fine a questa guerra insensata, il Tesoro sta sanzionando le due maggiori compagnie petrolifere russe”, ha comunicato il Tesoro su X, chiarendo gli obiettivi della misura: “Aumentare la pressione sul settore energetico russo e degradare la capacità del Cremlino di aumentare le entrate per la sua macchina da guerra e sostenere la sua economia indebolita”.

E ancora, “il Tesoro è pronto a intraprendere ulteriori azioni, se necessario, per sostenere gli sforzi del presidente Trump per porre fine a un’altra guerra. Incoraggiamo i nostri alleati a unirsi a noi e ad aderire a queste sanzioni”.

Spero che Putin diventi più ragionevole“, ha dichiarato Trump, aggiungendo tuttavia di “sperare che anche Zelensky diventi più ragionevole“. Il segretario di Stato, Marco Rubio, ha sottolineato che gli Stati Uniti “continuano ad auspicare contatti con i russi” e che “saremo sempre interessati a impegnarci, se c’è l’opportunità di arrivare alla pace”.

Il tycoon ha anche chiarito: “Sono sanzioni enormi e auspichiamo che non dureranno a lungo. Auspichiamo che sarà posto fine alla guerra”. Molti esperti però hanno già messo in dubbio la loro efficacia, sottolineando che tutto dipenderà dalla determinazione con cui verranno messe in pratica.

Cosa prevedono le misure americane

Il provvedimento americano colpisce le due maggiori compagnie petrolifere russe, Rosneft, statale, e Lukoil, privata, già sanzionate dal Regno Unito la scorsa settimana. L’Ue dal canto suo stamattina ha inasprito le restrizioni contro Rosneft, già presa di mira, e aggiunto Lukoil alla lista. Secondo Bloomberg, le due società rappresentano quasi la metà delle esportazioni di petrolio greggio della Russia.

Le misure comporteranno il congelamento di tutti i beni delle due compagnie negli Stati Uniti, il divieto per aziende e a cittadini statunitensi di fare affari con esse e sanzioni contro decine di loro filiali. Gli Stati Uniti minacciano inoltre sanzioni secondarie contro le istituzioni finanziarie straniere che fanno affari con Rosneft e Lukoil. Un ambito in cui potrebbero rientrare le banche che consentono la vendita di petrolio russo in Cina, India e Turchia.

Alla domanda su perché questa decisione arrivi ora, dopo mesi di minacce e (pen)ultimatum alla Russia a cui non erano seguiti fatti, Trump ha detto. “Sentivo semplicemente che fosse giunto il momento“.

Il cambio di rotta di Trump

Il momento è giunto dopo giorni piuttosto intensi. Ieri il presidente Usa ha annullato l’incontro a Budapest con il suo omologo russo, da lui stesso annunciato solo una settimana fa. “Non mi sembrava la cosa giusta, mi sembrava che non saremmo andati nella direzione in cui avremmo dovuto“, ha ammesso nello Studio Ovale alla presenza del segretario generale della Nato Mark Rutte, volato in fretta a Washington. Tuttavia, per il presidente Usa, l’incontro prima o poi si farà: “Lo avremo in futuro”.

Ma intanto Trump cambia rotta. Dopo aver fatto pressione sul presidente ucraino Volodymyr Zelensky perché accettasse di cedere tutto il Donbass, precondizione posta da Putin per aprire il tavolo delle trattative, il presidente Usa è poi passato a invocare un cessate il fuoco sulle attuali linee del fronte, sostenuto in questo dall’Unione europea e dallo stesso Zelensky. Ma Mosca ha respinto la sua richiesta, ragion per cui l’inquilino della Casa Bianca ha annullato il vertice di Budapest: non poteva rischiare di fare un secondo buco nell’acqua dopo quello in Alaska a Ferragosto.

Trump: “Mi sentirò con Xi Jinping”

Con l’idea di esercitare ulteriore pressione sul Cremlino, il tycoon ha anche avvisato: “Parlerò con Xi Jinping di come mettere fine alla guerra. Credo che sarà molto ricettivo. Ha una grande influenza su Putin”.

Ma Pechino si è detta contraria alle misure annunciate dagli Usa: “La Cina si oppone costantemente alle sanzioni unilaterali che non si basano sul diritto internazionale e non sono autorizzate dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite”, ha dichiarato Guo Jiakun, portavoce del ministero degli Affari esteri cinese.

L’ok ai patriot

Intanto si muove qualcosa anche dal punto di vista del sostegno militare: Trump ha dato l’ok al trasferimento dei sistemi di difesa aerea Patriot a Kiev. Lo ha reso noto, in un’intervista rilasciata a Rbc-Ucraina il capo dell’ufficio presidenziale ucraino, Andriy Yermak: “La cosa più importante è che Trump abbia dato il via libera; quindi, le questioni in questo senso sono per lo più tecniche”.

Rimane sul piatto la questione dei missili a lungo raggio Tomahawk, che consentirebbero a Kiev di colpire obiettivi militari ed energetici russi in profondità e che dunque potrebbero cambiare gli equilibri del conflitto. A tal proposito, per Yermak “il dialogo è in corso e non direi che questa porta sia chiusa”.

Venerdì scorso Trump aveva escluso questa possibilità con Zelensky in un incontro alla Casa Bianca. E anche adesso non sembra propenso: le armi in questione, per il tycoon, sono “altamente complesse” e richiedono un lungo e intenso addestramento. “Sappiamo come usarle, ma non insegneremo ad altri”, ha detto.

Il leader ucraino, tuttavia, arrivando al Consiglio Europeo oggi a Bruxelles, rimane positivo: “Sui missili a lungo raggio Tomahawk prima o poi ci arriveremo, sarà come per le sanzioni che prima sembravano impossibili. Ma ovviamente sarà il presidente Donald Trump a decidere, è una questione sensibile”.

C’è poi un piccolo ‘giallo’: secondo un articolo di ieri del Wall Street Journal, Trump avrebbe permesso a Kiev di utilizzare i dati di puntamento statunitensi per lanciare contro la Russia missili Storm Shadow a lungo raggio forniti dalla Gran Bretagna.

Il diretto interessato ha però smentito su Truth: “L’articolo del Wall Street Journal sull’approvazione da parte degli Stati Uniti dell’autorizzazione all’Ucraina di usare missili a lungo raggio in profondità nella Russia è una FALSA NOTIZIA! Gli Stati Uniti non hanno nulla a che fare con quei missili, da qualunque parte provengano, o con ciò che l’Ucraina ne fa!”

Mosca: “Atto di guerra contro la Russia”

Intanto, per Mosca le sanzioni annunciate dagli Usa “non provocheranno problemi alla Russia“, che ha ormai sviluppato una “immunità stabile alle restrizioni occidentali”, nelle parole della portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova. Anzi, secondo il ministro degli Esteri Sergej Lavrov, citato dall’agenzia Tass, sarebbero “assolutamente controproducenti”.

Il vicepresidente del consiglio di sicurezza russo Dmitry Medvedev è andato oltre, affermando su Telegram che “le decisioni prese sono un atto di guerra contro la Russia“. “Se qualcuno dei numerosi commentatori avesse ancora qualche illusione, eccolo qui. Gli Usa sono il nostro avversario, e il loro loquace ‘paciere’ si è ormai schierato sul sentiero di guerra contro la Russia”, ha continuato.

L’Ue approva il 19mo pacchetto di sanzioni

Intanto oggi è stato approvato il 19mo pacchetto europeo di sanzioni, che ha al centro ancora misure energetiche, finanziarie e commerciali e per la prima volta il GNL della Russia, oltre a colpire Lukoil e inasprire le restrizioni a Rosneft. Nel mirino anche 117 nuove navi della flotta ombra. Le nuove misure limitano anche la libertà di movimento dei diplomatici russi nei Paesi del blocco. Qui i dettagli.

Lunedì il blocco ha anche stabilito di abbandonare del tutto il gas di Mosca entro il 2027, un anno prima di quanto previsto in precedenza.

La presidente della Commissione Ursula von der Leyen, pre-avvisata telefonicamente dal segretario al Tesoro degli Stati Uniti Scott Bessent, ieri ha commentato su X la novità delle sanzioni americane: “Con l’imminente adozione del 19° pacchetto dell’Ue, questo è un chiaro segnale da entrambe le sponde dell’Atlantico che manterremo la pressione collettiva sull’aggressore”.