Tra boicottaggio e cambio della presidenza: la risposta Ue ai viaggi di Orbán in Russia e Cina

Prende piede la strategia soft: boicottare gli incontri presieduti da Budapest. La linea dura chiede la cessazione anticipata della presidenza ungherese
2 mesi fa
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Orbán In Visita Da Xi Jinping
Orbán in visita a Pechino

Come reagire alla “missione” di Orbán in giro tra Mosca e Pechino senza alcun mandato dell’Ue?

Alcuni esponenti politici europei vorrebbero rispondere con un approccio soft, i cosiddetti “Quite quitters”, mentre gli “Overachievers” (letteralmente, gli “iperattivi”) chiedono una risposta dura e netta alla indigesta iniziativa del presidente dell’Ungheria, Paese a cui da questo mese spetta la presidenza del Consiglio europeo in virtù della rotazione semestrale.

I due orientamenti divergono sulle modalità ma concordano sulla necessità di arginare Orbán: “Questo è l’effetto Ungheria,” ha detto un funzionario nazionale dell’Ue a Koen Verhelst di Politico.eu, presente a Budapest.

Boicottare la presidenza ungherese

Prima di approfondire le due strategie, giova ricordare che le riunioni del Consiglio Ue si tengono principalmente a Bruxelles, e alcune sessioni si svolgono anche a Lussemburgo. Tuttavia, durante la presidenza di turno di uno Stato membro, è consuetudine che alcune riunioni informali e altri eventi collegati alla presidenza si tengano nel Paese che detiene la presidenza.

Qui si inserisce la soluzione proposta dai “Quite quitters”, che consiste nel non inviare a Budapest i pezzi grossi della politica in occasione delle discussioni del Consiglio presieduto dall’Ungheria, sostituendo queste figure con dei burocrati. Un approccio che è stato seguito martedì scorso, quando solo sette Paesi (più l’Ungheria) hanno inviato i loro ministri dell’industria alla prima riunione del Consiglio dell’Ungheria sui dazi cinesi per i veicoli elettrici, duramente criticati dalla presidenza ungherese.

Particolarmente significativa l’assenza del Commissario europeo per il Mercato Interno Thierry Breton, sempre presente a questi appuntamenti istituzionali. Al suo posto si è presentato un alto funzionario. Poco prima dell’incontro, la Germania ha deciso di sostituire Sven Giegold, il segretario di Stato per gli affari economici, con un funzionario di rango inferiore. Analogamente, la Francia ha inviato solo il direttore del suo dipartimento europeo, mentre la Lituania ha inviato il suo ambasciatore già residente a Budapest e non un ministro.

La strategia del “disimpegno silenzioso” di boicottare le riunioni informali del Consiglio che si tengono a Bruxelles sta guadagnando terreno: “La scarsa affluenza al Consiglio Competitività potrebbe essere solo l’inizio”, ha spiegato un funzionario europeo al Politico.eu.
Sarà interessante in tal senso vedere cosa succederà nella riunione informale dei ministeri dell’ambiente in programma a Budapest domani e dopodomani, 11 e 12 luglio.

La linea dura: rimuovere l’Ungheria dalla presidenza del Consiglio

Gli “Iperattivi” optano invece per una soluzione più drastica fino alla rimozione dell’Ungheria dalla presidenza del Consiglio Ue, anche se il semestre magiaro è appena iniziato (in base alla turnazione la presidenza spetta al Paese di Orban da luglio a dicembre 2024).

La società civile appoggia questa strategia, soprattutto se si guarda alle Ong. Come riporta la testata europea, martedì sera Alberto Alemanno, fondatore di The Good Lobby, ha presentato un reclamo alla segreteria del Consiglio e al responsabile della politica estera dell’Ue Josep Borrell. Alemanno, che già da tempo si è schierato per limitare la presidenza ungherese, ha chiesto di “porre fine a queste violazioni in corso” da parte della presidenza ungherese anche se non ha offerto delle soluzioni concrete per evitare la sedicente “missione di pace” di Orbán.

Intanto, la maggior parte dei Paesi membri ha firmato la richiesta della Polonia per discutere la legalità della “missione di pace” di Orbán. La richiesta è che il servizio legale europeo si pronunci sul ruolo della presidenza del Consiglio nelle relazioni esterne e fornisca più dettagli sull’invito alla “cooperazione sincera” presente nei Trattati.

Tuttavia, è improbabile che si sfoci nello scenario più drastico, ovvero l’avvio anticipato della presidenza polacca troncando quella ungherese: “La Corte di Giustizia dell’Ue si pronuncerebbe contro, e altri Paesi temerebbero di creare un precedente”, spiega a Politico.eu Jean Asselborn, ex ministro degli esteri del Lussemburgo.

Cosa risponderà Orbán?

Il Primo Ministro ungherese Viktor Orbán presenterà agli ambasciatori dell’UE la sua interpretazione della situazione russa durante un debriefing sulla sua “missione di pace”, aggiunta all’agenda del Coreper (Comitato dei Rappresentanti Permanenti).

In una lettera al Presidente del Consiglio Charles Michel, Orbán ha citato stime russe secondo cui le perdite mensili delle forze ucraine sarebbero di 40-50 mila soldati. Orbán utilizza questi dati per sostenere la necessità di un immediato cessate il fuoco.

Prima dell’inizio della presidenza, gli emissari del presidente ungherese avevano inviato segnali contrastanti sull’approccio che avrebbero adottato, facendo intendere che avrebbero mantenuto un ruolo neutrale. Tuttavia, hanno presto abbandonato questa pretesa di neutralità.
János Bóka, Ministro degli Affari Europei dell’Ungheria, ha descritto i primi nove giorni della presidenza come un “buon inizio”, sottolineando che sono stati “molto politici e molto attivi fin dall’inizio”. Parlando alla reception estiva della Fondazione per un’Ungheria Civica, affiliata al partito Fidesz, Bóka ha dichiarato che la presidenza magiara rappresenterà “la voce di coloro che vogliono cambiare e mantenere viva la speranza di cambiamento per il prossimo ciclo istituzionale”. Un messaggio chiaro nelle settimane in cui vanno a formarsi i nuovi equilibri politici interni all’Unione europea.

Bóka, che oggi risponderà alle domande dei giornalisti in una conferenza stampa a Bruxelles, ha concluso il suo intervento con un avvertimento: “Allacciate le cinture perché sta arrivando la presidenza ungherese.” Non proprio un’uscita felice mentre serpeggia la convinzione che quella di Orbán, più che una “missione di pace”, sia stata una deliberata mossa di disturbo.