Un Centro europeo per le materie prime critiche e una scorta per ridurre la dipendenza dalla Cina in un ambito, quello dei minerali rari, vitale per la difesa e per la transizione ecologica e digitale. Il programma di lavoro 2026 presentato ieri pomeriggio dalla Commissione europea dedica spazio anche all’autonomia strategica in un ambito diventato sempre più urgente a causa del deteriorarsi delle regole del commercio globale e della crescente instabilità delle catene di approvvigionamento, quest’ultima acuita dalle recenti restrizioni imposte da Pechino all’esportazione di magneti e componenti ad alta tecnologia.
Dalle terre rare al litio, dal cobalto al nichel, il Dragone detiene circa il 60% dell’estrazione mondiale delle materie prime critiche e oltre il 90% della loro raffinazione. Una posizione dominante che le consente di decidere e avere in pugno chi non ha alternative. Non a caso l’esecutivo Ue ha chiamato il programma di lavoro 2026 (che comprende anche altre misure su cui lavorare) “Momento dell’indipendenza dell’Europa (Europe’s Independence Moment)”.
Un “centro europeo per le materie prime critiche”
Cuore operativo del nuovo piano sarà l’istituzione di un Centro europeo per le materie prime critiche, incaricato di monitorare i flussi globali, coordinare acquisti congiunti tra Stati membri e costituire scorte comuni. L’obiettivo è ridurre il rischio di interruzioni e allo stesso tempo garantire autonomia industriale in settori ad alto valore strategico, come batterie, microchip, difesa, mobilità elettrica e tecnologie pulite.
“Il nostro ordine economico e geopolitico si sta ridisegnando. L’Europa deve conquistare il proprio spazio in un mondo in cui alcune grandi potenze si mostrano ambigue o ostili”, ha dichiarato ieri la presidente della Commissione Ursula von der Leyen all’Europarlamento.
Il nodo Cina e la strategia di diversificazione
Il piano arriva nel pieno delle tensioni commerciali con la Cina. A inizio ottobre Pechino ha introdotto nuove restrizioni all’export di 12 elementi chiave, tra cui disprosio, neodimio e praseodimio — materiali chiave per la produzione di turbine eoliche, veicoli elettrici e armamenti. Nello specifico, le misure prevedono che ogni impresa straniera debba ottenere un’autorizzazione da Pechino per importare prodotti contenenti più dello 0,1% di terre rare, con divieto assoluto per l’uso militare e valutazione caso per caso per microchip e intelligenza artificiale che possono avere un doppio uso. Previste inoltre restrizioni per le tecnologie legate all’estrazione, alla fusione, al riciclaggio e alla produzione di magneti delle terre rare.
La mossa ha suscitato forte preoccupazione in Europa, dove diversi Paesi – tra cui Francia, Germania e Polonia – vorrebbero discuterne al Consiglio europeo che inizierà domani 23 ottobre. La presidente von der Leyen oggi ha parlato di “misure decisive e urgenti” per garantire la sicurezza economica e la diversificazione dei fornitori, avvertendo che “una crisi nell’approvvigionamento di materie prime critiche non è più un rischio lontano, ma un pericolo immediato”.
“Non possiamo permetterci di cadere in nuove e pericolose dipendenze“, ha aggiunto, perché “negli ultimi anni abbiamo visto tutti cosa succede quando un singolo Paese ottiene il controllo della fornitura di un prodotto o di una tecnologia critici”. La capa dell’esecutivo Ue ha annunciato che “nei prossimi giorni mi impegnerò a stretto contatto con i leader europei e i partner internazionali”.
Una politica industriale europea per le tecnologie critiche
Il 2026, nelle intenzioni della Commissione, dovrà essere l’anno di “un’Europa più sovrana e indipendente“. Il programma di lavoro, infatti, non riguarda solo le materie prime, ma anche il controllo delle tecnologie abilitanti del futuro: intelligenza artificiale, cloud, semiconduttori, batterie avanzate e materiali innovativi. L’obiettivo è costruire un ecosistema industriale capace di sostenere la transizione digitale e verde senza nuove dipendenze esterne.
In questo contesto, la Commissione propone anche la nascita di un Industrial Accelerator Act per rafforzare la base produttiva europea, insieme a un Circular Economy Act dedicato al riuso e al recupero dei materiali critici.
L’Europa tra resilienza e competizione globale
Il commissario europeo Maroš Šefčovič, responsabile per il commercio e la sicurezza economica, prosegue intanto il dialogo con la Cina – in programma la prossima settimana a Bruxelles un incontro con il suo omologo cinese Wang Wentao – e con i partner del G7 per definire una risposta coordinata. Non sarà facile, considerando che il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha subito minacciato dazi del 155% a Pechino, gettando benzina sul fuoco.