Tensione Meloni-von der Leyen dopo la lettera sullo Stato di diritto

L'Italia vuole un portafoglio economico, ma rischia di non ottenerlo per due ragioni: una tecnica e l'altra politica
3 mesi fa
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Von Der Leyen E Giorgia Meloni al g7 di Borgo Egnazia
Von der Leyen e Meloni al G7 di Borgo Egnazia

“Ci eravamo tanto amate?”, rigorosamente con il punto interrogativo, potrebbe essere il titolo del rapporto tra Ursula von der Leyen e Giorgia Meloni. Dopo la tanto discussa apertura della presidente della Commissione alla leader di FdI, i rapporti si sono prima congelati e poi incrinati definitivamente in sede di riconferma di von der Leyen.

L’elezione ha, invece, scongelato il dossier sulla libertà di stampa in Italia che era rimasto in stand-by, in attesa del voto. Da lì, le cose sono andate sempre peggio. Al monito della Commissione Ue, preoccupata per la libertà di stampa nel nostro Paese, la presidente del Consiglio ha risposto con una lettera. Destinataria: Ursula von der Leyen.
Insomma, dopo aver chiarito ai microfoni la propria posizione sul rapporto dell’esecutivo europeo, Meloni è passata dalle parole ai fatti, rivolgendosi direttamente alla presidente della Commissione.

Dal canto suo, von der Leyen ha accolto con un certo stupore e anche con un po’ di fastidio la lettera della presidente del Consiglio.

Nelle sue recenti dichiarazioni, la presidente Meloni ha detto che tra gli stakeholder da monitorare secondo il rapporto della Commissione Europea sullo Stato di Diritto ci sarebbero anche alcuni giornali italiani.

Chi sono i soggetti richiamati dalla Commissione Ue

Leggendo il rapporto dell’esecutivo Ue, emerge che gli “stakeholders” citati da Bruxelles sono: Eurobarometro, Agcom, Parlamento europeo, Consiglio d’Europa, Istituto Reuters, ordine dei giornalisti, Federazione europea dei giornalisti, Usigrai (sindacato dei giornalisti Rai), Osservatorio del Pluralismo dei Media, Fnsi (Federazione nazionale della Stampa), Civil Liberties Union for Europe (Ong per diritti civili), Ossigeno per l’informazione e Media Freedom Rapid Response (Organizzazione che monitora la libertà di stampa in Europa).
Passando al profilo governativo, i portatori di interesse richiamati nel rapporto della Commissione Ue sono: Governo italiano, Presidenza del Consiglio dei ministri, Ministero dell’Economia, Ministero delle Imprese e del Made in Italy, Ministero della Giustizia e Ministero degli Interni.

Questo elenco, lungo ma esaustivo, non solo non parla di testate giornalistiche (cui invece fa riferimento la presidente Meloni), ma mette in risalto tutti gli altri richiami fatti dal Consiglio Ue all’Italia. Il rapporto, infatti, evidenzia lacune anche su riforme portanti del governo Meloni, premierato e riforma Nordio in primis.

Il tenore stesso del rapporto sullo Stato di Diritto evidenzia una certa tensione tra Bruxelles e Roma: “In alcuni Stati membri – si legge – sussistono preoccupazioni per l’eccessiva pressione esercitata sulla magistratura da parte di politici o a livello di esecutivo, e vi sono anche prove di pressioni provenienti da Paesi terzi. Il rischio che le dichiarazioni pubbliche dei governi e dei politici possano compromettere l’indipendenza della magistratura o la sua percezione da parte del pubblico ha suscitato preoccupazioni in Slovacchia, Italia e Spagna”.

Dopo la lettera di Meloni a von der Leyen, la corda rischia di spezzarsi con inevitabili ripercussioni su una nomina di peso all’interno della Commissione Ue, fortemente richiesta dalla presidente del Consiglio.

Che ruolo avrà il commissario italiano?

La presidente della Commissione europea ha sollecitato i 27 Paesi membri a nominare i candidati per i ruoli di commissari europei entro il 30 agosto.

Dunque, il mese decisivo inizia oggi in un clima non proprio disteso tra Bruxelles e Roma, per usare un eufemismo. Dopo il “no” di Giorgia Meloni alla riconferma di von der Leyen, si teme che l’Italia non riesca ad ottenere un commissario di peso a Bruxelles. Antonio Tajani, vicepremier e leader di Forza Italia, ridimensiona questa prospettiva. L’Italia riuscirà ad ottenere un commissario importante? “Io credo assolutamente di sì”, ha risposto il Ministro degli Affari esteri ai microfoni di Rtl indicando in Raffaele Fitto il candidato ideale, “sarebbe un eccellente candidato, se ne parlerà all’interno del governo, lui conosce bene le istituzioni europee”.

La presidente del Consiglio, che non ha ancora inviato la designazione per il commissario italiano, continua a chiedere un portafoglio economico per il commissario che candiderà.
L’ambizione è ottenere la delega agli Affari Economici, o alla Concorrenza, ma von der Leyen ha già chiarito che difficilmente una di queste due cariche sarà affidata al commissario italiano.

In questo contesto, le ipotesi più probabili per il o la futura commissaria italiana sono: fondi di Coesione, Bilancio o Mediterraneo e migranti.