Domenica 28 settembre si terranno le elezioni parlamentari in Moldova, Paese in bilico tra l’Ue e la Russia, che come Ucraina, Georgia e Romania apparteneva al blocco sovietico e che Vladimir Putin intende ricondurre – volente o nolente – nell’orbita di Mosca. La frizione tra Europa e Russia ha definito la storia recente di Chisinau: a fine 2024 la presidente filo-Ue Maia Sandu è stata rieletta col 55% dei voti, battendo il candidato filorusso, l’ex magistrato Alexandr Stoianoglo, a pochi mesi da un referendum sull’inserimento dell’obiettivo di aderire all’Ue in costituzione passato grazie a poche migliaia di voti.
A pochi giorni dal voto, la prospettiva per il Partito di azione e solidarietà (Pas), che oggi controlla 61 seggi su 101 in Parlamento, non è rosea. Un sondaggio di Idata lo colloca a 24,9% dei consensi, contro i 24,7% del Blocco patriottico, coalizione filo-russa che riunisce diversi partiti di sinistra sotto la guida del socialista Igor Dodon. Alternativa di Stoianoglo, piattaforma centrista e pro-Ue ma accusata dal governo di nascondere un’agenda filo-Cremlino, si posiziona al 7,2%, mentre il Nostro partito, guidato dall’ex sindaco di Balti, il populista e filorusso Renato Usatii, raccoglierebbe il 5,4% dei voti. Gli indecisi sarebbero il 26,6% degli elettori; considerando chi ha già deciso, stando al sondaggio, il Blocco patriottico sarebbe in leggero vantaggio su Pas (33,9% contro 33,6%).
Gli analisti si aspettano che Sandu provi a formare un governo di coalizione, qualora perdesse la sua maggioranza, evitando così di nominare un primo ministro filorusso, Ma la geometria delle forze in campo dopo le elezioni potrebbe rimettere in discussione il percorso di adesione all’Ue entro il 2030, obiettivo dichiarato della presidente. L’attività del Parlamento è cruciale nel passare le riforme necessarie per procedere con i negoziati con Bruxelles, e un emiciclo più orientato verso Mosca andrebbe quasi certamente a ostacolare quel processo.
“Dalla maggioranza parlamentare deriva la formazione di un governo che può avere una tendenza europeista come quello attuale o più neutrale, e nelle elezioni parlamentari è molto più facile per attori ostili influenzare il processo”, spiega a Eurofocus Matteo Pugliese, analista senior di Debunk.org, organizzazione che si occupa di monitoraggio della disinformazione e fa parte del consorzio del progetto europeo “Fimi Defenders for Election Integrity” che monitora interferenze nelle elezioni moldave.
Il “laboratorio” moldavo
La Moldova “è un laboratorio” dove la Russia “sperimenta strategie e tecniche che poi vengono replicate in altri scenari europei, verifica quali hanno più successo e le raffina. Allo stesso tempo vengono sperimentate tecniche che hanno avuto successo in altri Paesi”, racconta l’esperto, che si trova a Chisinau per monitorare l’andamento della campagna elettorale. “Ci sono parallelismi forti con la campagna condotta in Romania sui social network, soprattutto TikTok, dove sono stati pagati account influencer per condividere contenuti distorti a favore di un candidato, e lo verifichiamo anche per le elezioni moldave”.
Le campagne osservate da Debunk.org si sviluppano nei quattro-cinque mesi precedenti alle elezioni, spiega Pugliese. Si parte dalla creazione di una rete di account falsi e bot sui social network per amplificare determinati contenuti, anche quelli provenienti da siti e canali di notizie, spesso mascherati in modo da passare per testate autorevoli, per farli apparire credibili. “Prima esistevano solo in lingua russa, per l’elettorato moldavo russofono, ma ultimamente abbiamo osservato anche canali sui social e siti in lingua romena per allargare il raggio d’azione e raggiungere l’elettorato che tradizionalmente guarda all’Occidente”. Oltre alla famigerata famiglia di siti smascherati come Operazione Doppelganger spiccano la filiale moldava dell’aggregatore Pravda e le notizie generate con l’intelligenza artificiale dal gruppo propagandista filorusso Storm-1516, rileva l’esperto.
I contenuti sono pensati per erodere la fiducia nelle istituzioni moldave, rappresentarle come inaffidabili e corrotte. Vanno per la maggiore quelli che screditano personalmente Sandu con notizie, video e immagini completamente false, spesso generate con l’IA, che la rappresentano in situazioni compromettenti. Ci sono anche finte inchieste che accusano lei e il suo partito di trafficare orfani ucraini per reti di pedofili occidentali, apparse su siti come la Russian Foundation to Battle Injustice, sostenuta da Mosca e sanzionata dall’Ue, che si presenta come un ente di giornalismo investigativo. O ancora, notizie pensate per spaventare: negli scorsi giorni l’agenzia di stampa russa Tass ha scritto che secondo i servizi di intelligence russi l’Ue pianifica di occupare la Moldova e la città ucraina di Odessa con forze Nato per minacciare la regione della Transnistria.
…al mondo offline
Nella regione separatista, dove sono stanziate forze russe, “c’è un fenomeno interessante: una catena di supermercati gestita da oligarchi filorussi che fa propaganda occulta, raccogliendo contatti di persone anziane che fanno spesa per poi ricontattarle durante le elezioni invitando a votare per certe opzioni”, racconta Pugliese. Come anche in Romania, c’è anche il coinvolgimento della Chiesa ortodossa, legata al Patriarcato di Mosca, che fa propaganda tra i fedeli, e gli osservatori hanno notato operazioni per strada, dove militanti filorussi conducono interviste guidate per costruire sondaggi falsi e manipolatori, aggiunge.
Come osservato anche per le campagne elettorali presidenziali e per il referendum pro-Ue, le operazioni di influenza spaziano dalla propaganda alla corruzione, dall’intimidazione degli elettori ai tentativi di interferire nel voto della diaspora, con falsi allarmi bomba nei seggi all’estero. Stando al governo moldavo circa 130.000 elettori sono stati raggiunti da schemi di compravendita del voto, e sono stati trasferiti nel Paese circa 200 milioni di dollari, pari all’1% del pil moldavo, per portare avanti sforzi di corruzione elettorale.
Più recentemente, solo nel 2025 si sono registrati oltre 1000 attacchi cyber contro sistemi pubblici moldavi. E lunedì le autorità moldave hanno arrestato 74 persone in 250 retate, che sarebbero state addestrate da Mosca nella Repubblica Sprska, entità bosniaca molto legata al Cremlino, come parte di un’indagine su un piano per incitare rivolte di massa e destabilizzare il Paese.
Una partita giocata sul lungo termine
“Lo scenario del disordine e della violenza è remoto. Le istituzioni moldave sono preparate, come dimostrano gli arresti preventivi, e non conviene neanche alla Russia arrivare a quello stadio”, riflette l’esperto di disinformazione. Le autorità moldave non si sono fatte trovare impreparate, e sui canali tradizionali come la televisione hanno contrastato aggressivamente chi faceva esplicitamente propaganda russa. Lo stesso Pugliese fa parte di una squadra che nell’ultimo anno ha formato gli addetti ai lavori di un nuovo centro sul contrasto alla disinformazione, e l’Ue offre supporto in aree come l’energia, il finanziamento e il roaming, oltre alla disinformazione.
Diversi leader europei, come Emmanuel Macron, Friedrich Merz, Donald Tusk e Sergio Mattarella, hanno fatto visita a Chisinau negli ultimi mesi per far percepire la vicinanza degli europei al popolo moldavo e lanciare un avvertimento velato alla Russia. “Le istituzioni europee sanno che la Moldova è un tassello fondamentale, anche per via della sua posizione geografica (vicina a Ucraina, Romania e Mar Nero) e della situazione in Transnistria: il Paese ha un peso molto più significativo rispetto alla Georgia, che è stata un po’ lasciata al suo destino”, riflette Pugliese.
“Dal punto di vista comunicativo, i nuovi tentativi di propaganda russa non hanno più un impatto così significativo. Raggiungono tanta gente, ma l’efficacia è limitata perché lo spazio è saturo dalle stesse narrazioni, che circolano da due-tre anni, e dalle contro-narrazioni che smontano la disinformazione. L’elettorato è ormai schierato, o messo in guardia“, rileva l’esperto, secondo cui non esiste una maggioranza filorussa nel Paese. Anche per questo la nuova strategia russa “cerca di confondere l’elettorato con opzioni formalmente moderate ed europeiste, per creare frammentazione parlamentare e lasciare la Moldova in uno stato non ben definito politicamente”.
“È probabile che se Pas non otterrà una maggioranza solida, il tentativo sarà quello di influenzare segmenti del Parlamento attraverso forze come Alternativa di Stoianoglo, o il Nostro partito di Usatii, che ha un background populista e passati legami con la Russia”, prosegue Pugliese. “La strategia russa è a medio-lungo termine, lavorando con organizzazioni come la Chiesa ortodossa ed Eurasia di Ilan Shor”, l’oligarca fuggiasco e accusato di lavorare da Mosca per deviare il corso europeo della Moldova “con narrazioni che convincano che l’Ue non è la scelta giusta, non necessariamente promuovendo direttamente l’opzione filorussa”.