Stop a importazioni di gas russo in Ue, ma Ungheria e Slovacchia non sono d’accordo

Gli Stati membri avranno di tempo fino al primo gennaio 2028
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La Commissione europea accoglie con favore l’accordo cruciale raggiunto dal Consiglio Ue, oggi 20 ottobre 2025. Con il sostegno di un’ampia maggioranza, l’Unione ha definito la sua posizione negoziale sul progetto di regolamento volto a eliminare gradualmente le importazioni di gas naturale russo. Questa mossa è considerata l’elemento centrale della roadmap RePowerEu, ideata per chiudere la dipendenza energetica europea dalla Russia.

Ma non tutti sono d’accordo.

Divieto gas russo: a partire da quando

Il regolamento introduce un divieto graduale legalmente vincolante che copre sia il gas via gasdotto sia il gas naturale liquefatto (Gnl) proveniente da Mosca. La data ultima per il divieto definitivo è stabilita per il 1° gennaio 2028. Ma il Consiglio ha confermato che le importazioni di gas russo saranno vietate a partire dal 1° gennaio 2026, con un periodo di transizione specifico per i contratti già in essere:

  • I contratti a breve termine conclusi prima del 17 giugno 2025 potranno restare in vigore fino al 17 giugno 2026.
  • I contratti a lungo termine potranno estendersi fino alla scadenza del 1° gennaio 2028.

Secondo Lars Aagaard, ministro danese per il Clima, l’energia e i servizi pubblici, la presidenza danese al Consiglio dell’Ue ha ottenuto un “sostegno schiacciante” per questa legislazione, che renderà “definitivamente illegale l’ingresso del gas russo nell’Ue”. Le uniche opposizioni all’accordo sono arrivate dalle capitali Budapest e Bratislava.

Il contesto economico

La decisione risponde agli impegni presi dai leader Ue nella Dichiarazione di Versailles del marzo 2022, volti a eliminare la dipendenza dai combustibili fossili russi. Nonostante i progressi (le importazioni di petrolio russo sono scese a meno del 3% nel 2025), il gas russo rappresentava ancora una stima del 13% delle importazioni totali dell’Ue nel 2025. Questo volume ha un valore stimato superiore a 15 miliardi di euro all’anno.

Per affrontare questa vulnerabilità significativa, la Commissione aveva adottato la roadmap RePowerEu lo scorso maggio, seguita dalla proposta di eliminazione graduale a giugno.

Prossimi obiettivi

Per monitorare la transizione, sono state stabilite procedure doganali differenziate:

  • Per il gas russo importato durante la fase transitoria, le informazioni richieste per l’autorizzazione devono essere presentate almeno un mese prima dell’ingresso nel territorio doganale dell’Ue.
  • Per il gas non russo, la prova di provenienza deve essere fornita almeno cinque giorni prima dell’ingresso.

Per ridurre l’onere burocratico, la Commissione è incaricata di stilare l’elenco dei Paesi esenti dalla procedura di autorizzazione preventiva entro cinque giorni dall’entrata in vigore del regolamento.

Gli Stati membri che importano ancora petrolio russo devono inoltre presentare piani di diversificazione, con l’obiettivo di interrompere tali importazioni entro il 1° gennaio 2028.

La Commissione ha confermato che l’obiettivo è eliminare anche le importazioni di combustibile nucleare dalla Russia, anche se non esiste ancora una tempistica precisa a causa delle specificità e complessità della catena di approvvigionamento nucleare. Inoltre, la Commissione avrà il compito di riesaminare l’attuazione dell’intero regolamento entro due anni dalla sua entrata in vigore. Il Consiglio avvierà ora i negoziati con il Parlamento europeo per concordare il testo finale della normativa.

Il “No” di Budapest e Bratislava

Nonostante il largo consenso europeo, Ungheria e Slovacchia hanno votato contro lo stop alle importazioni di gas russo. Entrambi i paesi dipendono fortemente dalle forniture di Mosca e temono gravi ripercussioni economiche e sociali. Budapest ha definito il piano una minaccia alla sicurezza energetica nazionale, mentre Bratislava ha chiesto più tempo per adattarsi.