L’ultimo discorso di Stoltenberg all’Ue: no a un esercito comune europeo

Il Segretario generale uscente ha ribadito il no all'isolazionismo tra Ue e Usa. Dure critiche per gli Alleati europei che non vogliono aumentare le spese per la Nato
2 ore fa
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Jens Stoltenberg
L'ex Segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg

Per l’ultimo discorso agli Alleati europei da Segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg ha parlato al German Marshall Fund, dove aveva tenuto il suo primo discorso, nel 2014. Rispetto a dieci anni fa, però, solo il luogo è rimasto lo stesso, mentre l’Alleanza Atlantica ha vissuto una profonda trasformazione con Jens Stoltenberg al comando.

Sotto la sua guida, l’alleanza ha rafforzato significativamente la sua capacità difensiva, passando da un periodo di inattività politica e militare a quello che Stoltenberg ha definito “il più grande rafforzamento dell’Alleanza in una generazione”. “All’epoca – ha ricordato – avevamo zero unità pronte al combattimento, ora ne abbiamo decine di migliaia”.

Questo miglioramento si è concretizzato in molti modi: il numero di membri Nato che rispettano l’impegno di destinare il 2% del Pil alla difesa è passato da 3 a 23, e sono stati creati piani di risposta rapida che farebbero partire in azione centinaia di migliaia di truppe. A tutto questo si aggiunge l’evoluzione delle relazioni internazionali della Nato, che ha dovuto affrontare una serie di crisi come la minaccia dell’Isis, l’espansione militare di Pechino e, soprattutto, l’attacco della Russia all’Ucraina, il 24 febbraio 2022. Dieci anni prima, il 20 febbraio 2014, una delle avvisaglie più preoccupanti per l’Occidente con l’esercito di Putin che occupò la Crimea in un contesto caratterizzato da scontri tra filorussi e ucraini.

L’errore in Afghanistan

Un punto particolarmente rilevante del discorso di Stoltenberg ha riguardato la lezione appresa dall’intervento Nato in Afghanistan. “È stato giusto andare in Afghanistan, ma è durato troppo”, ha affermato, riflettendo sulla natura di una missione antiterrorismo che si è trasformata in nation building, un’operazione troppo ambiziosa per la Nato. L’errore, secondo Stoltenberg, è stato di non definire obiettivi strategici chiari fin dall’inizio. Questo ha portato alla perdita di risorse, tempo e vite umane prima della ritirata delle truppe alleate nel maggio 2021. Il resto, è storia e i talebani che provano a portarne indietro le lancette mentre cancellano i diritti umani e civili, soprattutto delle donne.

L’Ucraina e il futuro della Nato

Ovviamente, il capitolo più urgente è la guerra in Ucraina. Durante il suo discorso, il Segretario uscente ha ribadito che “l’Ucraina entrerà nella Nato“, una dichiarazione che non piace al Cremlino. Tuttavia, ha specificato Stoltenberg, ciò non potrà avvenire fino a quando le condizioni non lo permetteranno. Nel frattempo, l’alleanza continuerà a supportare l’Ucraina con risorse militari per indebolire la Russia e obbligarla a negoziare. Ha sottolineato che “più armi verranno date all’Ucraina, più vicina sarà la fine della guerra”. Poche ore prima, il Parlamento Ue aveva approvato la risoluzione con cui chiede agli Stati membri di rimuovere ogni ostacolo all’utilizzo delle armi occidentali contro obiettivi militari legittimi in territorio russo.

Una scelta che per Stoltenberg va nella giusta direzione: “non possiamo cambiare le intenzioni di Putin, ma possiamo cambiare i suoi calcoli”.

L’ex ministro di Stato norvegese ha poi toccato il tema delle spese militari. Ha lodato i progressi fatti dagli stati membri, sottolineando che tutti hanno raggiunto o stanno per raggiungere l’obiettivo del 2% del PIL destinato alla difesa. Ma, ha aggiunto, “il 2% è solo l’inizio”, e il futuro richiederà molto di più per pagare quello che lui stesso ha definito “il prezzo per la pace“. “La Difesa e la forza militare sono una precondizione al dialogo”, ha aggiunto parlando agli alleati europei.

Il discorso ha anche evidenziato una critica ai membri più lenti nell’adeguarsi alle nuove esigenze di spesa e a coloro che protestano contro questi aumenti di spesa: “devono capire che senza la Nato non c’è sicurezza per il Continente“, ha chiosato rivolgendosi ai Paesi europei più scettici. Per smontare le loro tesi, il politico norvegese ha evidenziato che alcuni Paesi Ue per gli interessi sul debito spendono più soldi di quelli che vengono richiesti dalla Nato.

No al protezionismo e alla duplicazione Nato-Ue

Un altro tema chiave del suo discorso è stato il protezionismo economico. Stoltenberg ha lanciato un avvertimento contro il rischio di compromettere il rapporto transatlantico con dazi e barriere commerciali, affermando che “il protezionismo contro gli alleati non ci protegge davvero”.
L’altro lato della collaborazione Ue-Usa è quello militare. A chi sostiene che la Difesa dell’Unione europea debba passare da un esercito comune europeo, Stoltenberg replica seccamente: “L’Ue non dovrebbe sviluppare nuove strutture o forze di risposta rapida”.

Il politico norvegese ha criticato così la ‘duplicazione militare’ Nato-Ue: “Le sfide cambiano, ma la risposta rimane la stessa: insieme siamo più forti”. Dal 1° ottobre toccherà al dimissionario premier olandese Mark Rutte portare avanti la linea di Jens Stoltenberg.