Un discorso non in grado di ricomporre la frattura della maggioranza “cosiddetta europeista” al Parlamento europeo (Carlo Fidanza, Fratelli d’Italia) ma anche un discorso “ampio e convincente” (Pina Picerno, vicepresidente del Parlamento europeo, Pd), in cui sono stati trattati tantissimi temi e dichiarate prese di posizione nuove e azioni future. Come era prevedibile, il discorso sullo stato dell’Unione (Soteu) pronunciato stamattina dalla presidente della Commissione Ursula von der Leyen davanti all’Europarlamento è stato accolto in modi molto diversi, anche opposti, a seconda di chi lo ha ascoltato.
Generalmente apprezzate le parole su immigrazione e Gaza, meno quelle sulla competitività e sulla difesa. Ma anche i più favorevoli concordano sul fatto che occorrano pragmatismo e azione, due inviti già ripetutamente e quasi disperatamente avanzati dall’ex governatore della Banca centrale europea Mario Draghi. E che finora non hanno trovato piena applicazione.
Questo anche per un motivo citato da von der Leyen stamattina e spesso ricordato nei commenti dei politici e degli esperti che hanno partecipato alla diretta organizzata dalle rappresentanze in Italia della Commissione e del Parlamento europai nella sala ‘Esperienza Europa – David Sassoli’”’ a Roma, e trasmessa dall’Adnkronos: le divisioni tra gli Stati membri, che si concretizzano in una sostanziale paralisi decisionale attraverso il meccanismo dell’unanimità e dunque dell’uso del veto.
Un’Europa più forte, più unita e più incisiva
Ma andiamo con ordine: dopo i saluti dei due capi rappresentanza, Claudio Casini e Carlo Corazza, Lia Quartapelle, deputata del Partito democratico, ha sottolineato “l’assenza di azioni sull’agenda interna”, giudicata “il punto più debole del discorso”. Secondo Quartapelle, “per essere forti in un mondo che cambia vorticosamente dobbiamo rafforzare la competitività europea (…) e purtroppo il discorso di oggi non è sufficiente rispetto alle esigenze che abbiamo. Tutti noi europeisti vorremmo vedere un’Europa più forte, più unita e un’azione della Commissione più incisiva”.
Scettico, dall’altra parte dello spettro politico, anche Paolo Borchia (Lega – Patrioti), per il quale il Soteu è stato infarcito di retorica, con un’analisi molto puntuale dei problemi ma con troppe concessioni alla sinistra (“la mozione di censura da parte della sinistra sembra aver sortito effetti”).
Antonella Sberna, vicepresidente del Parlamento, è intervenuta sottolineando l’importanza di adeguarsi ai tempo che corrono, perché molte agende sono state pensate “con una situazione geopolitica completamente diversa” e dunque, pur mantenendo “saldi” i valori e i principi, devono essere rimodulate per “essere più efficaci e più e più rispondenti alle esigenze reali” attuali. Anche attraverso un cambio di procedure.
Superare il meccanismo dell’unanimità?
Ci colleghiamo qui al citato punto dell’unanimità, un meccanismo che secondo von der Leyen va superato – lo ha detto stamattina – e su cui si dibatte molto da tempo. Ovviamente, senza trovare un accordo. Perché da una parte il potere di veto ‘tutela’ le specificità dei vari Paesi, dall’altra paralizza l’azione dell’Unione, in un’antitesi dalla difficile soluzione: un vero e proprio dilemma.
Borchia ha sottolineato che eliminare l’unanimità non è la panacea di tutti i mali, e che questo tipo di procedura è stato concepito “per evitare che su decisioni strategiche alcuni Paesi andassero in difficoltà”.
Piuttosto, secondo Borchia, “quello che non si vuole vedere è che il futuro dell’Europa deve passare necessariamente attraverso la capacità di creare un mix tra le competenze che vengono attribuite all’Unione e quelle che vengono lasciate in capo agli Stati”. E questo è il secondo dilemma che attanaglia il funzionamento dell’Unione, che pure è stato tirato in ballo dagli ospiti della diretta Adnkronos.
Flavio Tosi (Forza Italia – Partito popolare europeo) nel suo intervento ha parlato di “un modello confederale come quello degli Stati Uniti”, dunque con una votazione diretta del/della presidente del governo europeo, per avere un’Europa più unita, un’Europa più veloce”. “Ed è quello che ha detto von der Leyen, bisogna superare i veti, superare il meccanismo dell’unanimità per un’Europa che competa in un mondo dove forse adesso si comincia a capire meglio che c’è un blocco antidemocratico che sta cercando di creare un potere economico diverso, alternativo al modello occidentale, in cui si sono Cina, Russia, Iran, ci sono appunto le non democrazie”.
Picerno lo ha detto a sua volta: “L’Europa in questo momento ha l’esigenza di difendere la democrazia e lo stato di diritto. Lo sta facendo. Il punto qual è? Che a questo discorso ha detto cose importanti su Gaza, sul Medio Oriente, sul diritto internazionale e però è essenziale che a queste parole seguano fatti, perché non possiamo più nasconderci dietro la le divisioni tra gli Stati membri”, queste “non possono essere più la scusa per non fare nulla, per non mettere in campo una risposta europea efficace, efficiente”.
La difesa europea
Altro tema su cui gli ospiti dell’evento, moderato dal vicedirettore dell’Adnkronos Giorgio Rutelli, sono tornati più volte è stato lo spazio, giudicato eccessivo da Gaetano Pedullà (M5S – The Left) e Tosi, dato da von der Leyen “all’industria bellica”. Concorda Borchia: “Nessuno vuole negare che esistano degli aspetti da migliorare in ambito militare, però oggettivamente dedicare così tanto tempo nell’ambito dell’intervento e così tanto budget – già poco – per il futuro esclusivamente per le spese militari mi sembra non voler tenere conto di altre priorità che il nostro Paese e tutta Europa ha in questa in questa fase”.
Nicola Verola, direttore generale per l’Europa e il commercio internazionale del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione, ha sottolineato che “c’è un atto assolutamente inedito, il ritorno della guerra massiccia, guerra guerreggiata nel continente europeo (…), quindi è inevitabile che ci sia una grandissima attenzione” soprattutto rivolta al fianco est ma che “riguarda tutti gli Stati membri”, perché “per il principio dei vasi comunicati nessun fronte è veramente separato dal fronte orientale”. E a chi chiede se von der Leyen stia privilegiando i Paesi al confine con il fronte russo-ucraino, a scapito del Sud europeo, Verola risponde che questo “forse sarebbe ingeneroso nei suoi confronti”, tanto più considerando che ha anche nominato un commissario ad hoc per il Mediterraneo. “Siamo impegnati su molti fronti, siamo un attore globale e dobbiamo fare veramente attenzione a difendere i nostri interessi e tutelare i nostri valori su tutti i fronti”.
Competitività
Capitolo imprese: tutti d’accordo che la competitività vada recuperata e rafforzata. Per Carlo Fidanza, capo delegazione di Fratelli d’Italia al Parlamento europeo, “se vogliamo cercare di invertire la marcia in un’Europa che ha perso terreno per colpa di scelte sbagliate o di non scelte degli scorsi anni, sicuramente aggravate dalle politiche ultra green della scorsa commissione (…), deve continuare a semplificare e a fare marcia indietro rispetto a provvedimenti assurdi”.
Domenico Matera, senatore dello stesso partito, ha sottolineato che “senza imprese forti, senza un tessuto produttivo dinamico, senza innovazione vera, non ci sarà alcuna transizione né verde né digitale che possa reggere”. Per arrivarci, servono norme più semplici e che la Bussola per la competitività “sia uno strumento concreto e non retorico”.
Immigrazione
Commenti positivi su quanto detto da von der Leyen riguardo all’immigrazione. Secondo Fidanza, la tedesca “ha ribadito i capisaldi della politica che la commissione ha attuato negli ultimi mesi, dando molto ascolto al governo Meloni, cominciando per la prima volta a parlare non più di ridistribuzione inefficace di illegali, ma di protezione delle frontiere esterne, di efficaci rimpatri, di politiche verso i Paesi terzi con accordi che consentono di contrastare al meglio le mafie degli scafisti. Questo impegno è stato ribadito, pur senza nuovi obiettivi, basta in realtà attuare rapidamente il pacchetto di misure che abbiamo in discussione in questi mesi qui al Parlamento europeo”.
Anche Antonella Sberna (Fdi), vicepresidente dell’Europarlamento, ha apprezzato le parole sull’immigrazione, “perché è stata una dichiarazione forte, importante, che vede nelle proposte del nostro governo una condivisione a livello europeo”.
Capitolo dazi
Sui dazi piovono ancora critiche, come quelle di Pedullà e di Ignazio Marino, vicepresidente del gruppo dei Verdi/Alleanza Libera Europea: per il primo la capa della Commissione “non ha minimamente ammesso l’errore fatale di accordi con gli Stati Uniti” e anzi “li ha difesi dicendo che sono stati i migliori possibili”, ma “non ha neanche provato a contrastare tutto questo”.
Israele
Apprezzata da tutti la presa di posizione, giudicata sì tardiva ma che almeno segnala un cambiamento, rispetto a Israele, “una questione che era sul tavolo da tanto tempo e che i fatti degli ultimi mesi ha reso assolutamente ineludibile” ha detto Quartapelle. “Spero che i governi nazionali seguiranno le proposte della commissione a partire dal governo italiano, che è il governo che manca per raggiungere la maggioranza qualificata, per bloccare la parte commerciale dell’accordo e Israele”, ha aggiunto.
Il filo conduttore: l’autonomia strategica
Verola ha tirato un po’ le fila di quello che è stato il discorso di von der Leyen, arrivato in un momento molto delicato non solo per le tante crisi internazionali ma anche per le contestazioni e le critiche di cui è sempre più oggetto, concretizzatesi in una mozione di fiducia a luglio e la minaccia di doverne affrontare altre a stretto giro (due votazioni del genere in così breve tempo sarebbero un unicum preoccupante nella storia dell’Unione).
Verola ha sottolineato due fili conduttori: “Uno è l’appello all’unità fra Stati membri, nelle istituzioni e nell’emiciclo. Un secondo è quello della sovranità europea o dell’autonomia strategica.
Entrambi i punti sono ben presenti per quanto riguarda la difesa, dove von der Leyen ha evidenziato, ha sottolineato il dirigente del Maeci, le debolezze dell’Ue, in primis i “deficit capacitativi”, perché “la verità è che l’Europa, ma anche gli Stati membri, non hanno tutta una serie di capacità, a cominciare da quelle satellitare. Quindi siamo dipendenti dagli Stati Uniti”. In secondo luogo, i limiti istituzionali, perché “molte delle cose che ha detto von der Leyen rientrano in realtà nelle competenze degli Stati membri. Quindi siamo veramente un po’ agli albori di quella che potrebbe essere una politica della difesa, è un cantiere aperto, lo sarà prevedibilmente per i prossimi anni e perché ce lo impone la realtà internazionale”.
Lo stesso discorso vale per la politica estera, “anche qui competenze che la commissione ha solo fino a un certo punto, nel senso che poi ovviamente dovranno essere discusse dai ministri degli affari esteri, dall’alto rappresentante”, e “su questo ritorniamo al tema dell’unità”.
Ma l’autonomia strategica rientra anche nella competitività, dove la capa della Commissione “ha camminato sulle uova inevitabilmente perché c’è un dibattito piuttosto acceso ora all’interno dell’Ue”. Ma “se non restituiamo competitività all’Unione non gli restituiamo neanche autonomia strategica (…), rischiamo veramente di mettere a repentaglio anche la nostra capacità di agire, di essere attore a livello globale”, ha chiarito Verola.
Lo stesso vale per il commercio internazionale, “parte integrante di qualsiasi calcolo sull’autonomia strategica e anche sulla competitività dell’Unione europea”. Von der Leyen “ha difeso il deal con gli Stati Uniti, che è un deal asimmetrico. Non c’è nessuno che abbia stappato lo champagne per questo deal, però l’alternativa era la guerra commerciale, che non sarebbe stata negli interessi nei nostri né dei nostri imprenditori né dei nostri cittadini”.
Insomma, per dirla con le parole di Picerno, “l’Europa deve fare l’Europa”. “L’appello che ci ha rivolto Draghi quest’estate mi pare che la presidente l’abbia raccolto con decisione. Ora queste parole devono seguire dei fatti altrettanto chiari, altrettanto, convincenti”. Lo ha detto anche Max Weber, leader del Ppe (collega di partito di von der Leyen) oggi nel suo intervento: “L’Unione europea avrà la forza che saremo in grado di darle”.