Uk e Svezia pronti a inviare truppe di peacekeeping a Kiev

Il premier britannico ha detto che un eventuale accordo Russia-Ucraina deve essere "giusto, duraturo e permanente"
3 giorni fa
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Woodstock, Vertice Della Comunità Politica Europea A Blenheim Palace
Presidente dell'Ucraina Volodymyr Zelensky riceve il benvenuto dal primo ministro Keir Starmer a Blenheim Palace a Woodstock (Stefan Rousseau Fotogramma/IPA)

Il premier britannico Keir Starmer si è detto “pronto a inviare truppe in Ucraina”, qualora fosse necessario per garantire la sicurezza del Regno Unito e dell’Europa.

Le sue parole testimoniano un lento ma costante riavvicinamento a Bruxelles, mentre i dialoghi sull’asse Trump-Putin e il Congresso sulla Sicurezza di Monaco sembrano assegnare un ruolo marginale all’Unione europea nel percorso di pacificazione tra Russia e Ucraina. Per il presidente americano, i Ventisette, più che dire la loro sulle condizioni della pace, devono sborsare 3 mila miliardi di dollari per garantire la sicurezza dell’Ucraina e proteggere sé stessi dalla Russia di Putin.

Dal canto suo Ursula von der Leyen, che da Monaco di Baviera ha definito la Russia “una canaglia” ai confini dell’Europa, sa bene che i Ventisette devono aumentare la spesa per una difesa comune dell’Europa, come ribadito dal Segretario generale della Nato, Mark Rutte. Dalla Conferenza sulla Sicurezza di Monaco, von der Leyen fa sapere che la Commissione europea proporrà di attivare la “clausola di salvaguardia” del patto di stabilità per consentire agli Stati membri di aumentare gli “investimenti nella difesa“. L’idea è replicare il meccanismo attivato durante la pandemia di Covid-19, che portò alla sospensione del patto di stabilità per quasi quattro anni, consentendo ai Ventisette di sostenere le proprie economie colpite dai lockdown.

I buoni rapporti tra il presidente americano e il presidente russo rischiano di chiudere la guerra senza un vero e proprio accordo, ma con un compromesso che vada bene ai due estremi (Usa e Russia) dimenticando i veri protagonisti (Ucraina e Ue). Muovendo da questi presupposti, molti analisti temono che si raggiunga una pace molto instabile che, per essere mantenuta, richiede un massiccio impiego di truppe di peacekeeping. “Il rischio è che i russi finiscano per girare intorno al tè americano e che Trump finisca per negoziare un cattivo accordo che alla fine non è un vero accordo“, ha spiegato a Bloomberg Charles Kupchan, senior fellow del Council on Foreign Relations.

Cosa ha detto Starmer

Sul punto è tornato il premier britannico, ribadendo che un eventuale accordo per porre fine alla guerra in Ucraina debba essere “Giusto, duraturo, permanente“, come riporta la Bbc. A quasi tre anni dall’inizio del conflitto, innescato dall’invasione russa su vasta scala iniziata il 24 febbraio 2022, Starmer ha ribadito di non voler vedere una pausa nei combattimenti che “semplicemente dia a Putin una possibilità di tornare”.

Il primo ministro inglese si è detto pronto a inviare truppe in Ucraina sottolineando che Londra sta svolgendo un ruolo di primo piano nel supportare Kiev contro Mosca e che questo “significa anche essere pronti e disposti a contribuire alle garanzie di sicurezza per l’Ucraina inviando le nostre truppe sul campo se necessario”, come ha scritto egli stesso sul Daily Telegraph.

Intanto, in occasione del vertice speciale dei leader europei che si sta tenendo in queste ore a Parigi, anche la Svezia si è dichiarata pronta a inviare truppe di peacekeeping, mentre Berlino ha ancora delle riserve in merito.

Starmer da Trump

La prossima settimana il premier britannico si recherà a Washington per incontrare Trump. “Ci sarà un’ampia gamma di questioni su cui lavoreremo con la nuova amministrazione statunitense – ha confermato un portavoce del governo britannico, citato dal Guardian – Il primo ministro non vede l’ora di incontrare il presidente Trump a breve per discutere di come approfondire le relazioni speciali tra commercio, investimenti e sicurezza”.

Intanto, il governo laburista di Starmer si è impegnato a portare la spesa per la difesa al 2,5% del Pil dall’attuale 2,3% circa.

Il particolare ruolo dell’Italia e dell’Uk

Il ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca sta ridefinendo i ruoli di alcuni Paesi in uno scacchiere geopolitico sempre più incerto. Se prima la divisione tra Occidente e Oriente era chiara, adesso non lo è più. Più volte, il presidente americano ha fatto capire di non aver alcun interesse nella questione Ucraina, a parte quello economico. “Noi abbiamo un oceano in mezzo. Loro no“, ha detto il tycoon lo scorso 3 febbraio. 

Mentre Trump usa la sponda dell’oceano per remare contro l’Europa, Londra ‘attraversa’ il canale che separa il Regno Unito dall’Unione europea. In questo contesto, giocano un ruolo fondamentale i Paesi di mezzo (sia in senso geografico che politico), profilo che risponde ai nomi di Gran Bretagna e Italia.

La prima ha un legame storico-culturale enorme con gli States di cui è considerata la “madrepatria”. D’altra parte, il Regno Unito è più vicino a Bruxelles per quanto riguarda l’aspetto valoriale e dei diritti civili, oltre ad avere rapporti commerciali molto solidi sia ad Est che ad Ovest di Londra. Gli Uk possono ricoprire il cruciale ruolo di ponte tra gli Stati Uniti e Bruxelles, anche se molto dipenderà dall’evoluzione dei negoziati di pace.

L’Italia, invece, è considerato il Paese europeo (nel senso di Ue) più vicino al nuovo corso americano, l’unico possibile freno a una distanza sempre più ampia tra Washington e Bruxelles. Inoltre, da quando Meloni ha assunto l’incarico nell’ottobre 2022 l’Italia è diventata il governo più stabile tra le grandi potenze europee, soprattutto a fronte delle difficoltà politiche interne di Francia e Germania, come sottolinea l’analisi di Foreign Policy

Un ruolo inedito per Roma, che si unisce a una forte affinità ideologica tra Meloni e Trump su temi come immigrazione, diritti LGBTQ+ e aborto. Inoltre, il buon rapporto con il braccio destro del tycoon, Elon Musk, rafforza ulteriormente la sua immagine come possibile punto di riferimento per l’attuale amministrazione Usa.

Attenzione però: questo ruolo ambivalente (a sostegno di Kiev e dell’Ue, ma alleati di Trump) potrebbe rivelarsi un’arma a doppio taglio per il Paese alla luce della guerra commerciale tra Ue e Usa avviata dai dazi di Trump. L’Italia rischia di trovarsi in una posizione scomoda: schierarsi con Trump significherebbe inimicarsi l’Ue, mentre opporsi all’ex presidente americano potrebbe minare i rapporti costruiti finora.

Allo stesso modo il ponte Uk-Usa è tutt’altro che sicuro. La distanza tra il laburista Keir Starmer e il repubblicano Donald Trump è abissale e solo l’incontro di Washington potrà svelare le reali possibilità di una partnership Usa-Uk.

Su una solo cosa Bruxelles, Londra e Washington sono d’accordo: servono truppe di peackeeping per tutelare il futuro dell’Ucraina e dell’Europa. Ue e Uk sono pronte a schierarle, mentre gli Usa vorrebbero scaricare l’intero onere sull’Europa, tenendo per sé solo gli onori.