“Scrocconi, parassiti, cattivoni”. Il presidente Usa Donald Trump in queste prime settimane del suo secondo mandato non ha lesinato insulti all’indirizzo degli europei, che, sostiene, avrebbero prosperato a spese degli Usa e che “non comprano le nostre auto, i nostri prodotti agricoli, fanno causa alle nostre aziende”. “L’Unione europea ci tratta molto, molto male”, continua a ripetere il miliardario, che però sta scatenando in risposta una crescente ostilità da parte dei diretti interessati. E non solo per le sue parole, ma anche per le politiche aggressive e controverse che sta portando avanti.
L’antipatia di Trump e della sua amministrazione verso l’Ue e gli europei, dunque, rischia di essere ricambiata con energia. Secondo un sondaggio EuroTrack di YouGov pubblicato il 4 marzo, dopo l’elezione di Trump il favore di diversi Paesi dell’Europa occidentale verso gli Usa è sceso o addirittura crollato.
Danesi i più ‘ostili’, cauti in Italia
I più ostili sono i danesi, ed è impossibile non ricollegare la cosa alle mire espansionistiche di Trump sulla Groenlandia: per il presidente Usa l’isola, che fa parte del Regno di Danimarca, sarà americana, anche con la forza.
Il favore dei danesi verso gli Usa è dunque dimezzato dal 40% al 20%. Secondi gli svedesi: quelli che vedono di buon occhio l’attuale amministrazione sono scesi al 29% dal 41%. Quanto a Germania e Francia, il favore è sceso rispettivamente dal 41% al 32% e dal 41% al 34%. Nel Regno Unito, solo il 37% è positivo, dal 44% precedente.
Italia e Spagna sono dei casi particolari, perché emergono come i due Paesi più propensi ad avere un’opinione favorevole degli Usa, anche se si tratta comunque di meno della metà della popolazione: rispettivamente 42% e 43%.
In Gran Bretagna, Danimarca, Svezia, Spagna e Italia sono i risultati più bassi da quando YouGov effettua sondaggi sulla questione, ovvero da dopo la vittoria di Trump alle elezioni del 2016 in Gran Bretagna, Danimarca e Svezia e da agosto 2021 in Spagna e Italia.

Italia unico Paese dove gli sfavorevoli agli Usa non superano i favorevoli
I dati trovano poi riscontro nelle percentuali di chi non apprezza l’amministrazione Usa, oltre la metà degli intervistati in Gran Bretagna (53%), Germania (56%), Svezia (63%) e Danimarca (74%). Sfiorano la metà Francia e Spagna con il 49%.
Anche qui l’Italia fa caso a sé, essendo l’unico Paese in cui il numero di persone con una visione negativa degli Usa non supera quello di coloro che ne hanno una positiva. Gli italiani sono divisi 42%-42%, ma il dato degli sfavorevoli è in crescita dal 38% precedente, così come in tutti gli altri Paesi coinvolti. La Danimarca presenta l’aumento più rilevante: i critici erano il 50% alla passata rilevazione.
Un altro dato interessante, sottolinea YouGov, è che “l’opinione positiva sugli Stati Uniti sembra essere diminuita sia a seguito della rielezione di Trump (con un calo di 3-11 punti tra l’ultimo sondaggio prima delle elezioni e il sondaggio di novembre, quando Trump era stato eletto ma non ancora insediato), sia in seguito alle sue prime azioni da presidente”.
Da segnalare poi che gli atteggiamenti europei nei confronti degli Usa erano molto migliorate in seguito all’elezione di Joe Biden nel novembre 2020.
Politiche controverse
Ma perché gli Usa stanno perdendo appeal tra gli europei? Certo, da una parte gli insulti dimostrano come il presidente la pensi di quelli che dovrebbero essere i principali partner e che invece vengono trattati come nemici e con disprezzo, dall’altra stanno frantumando verbalmente le regole della diplomazia e decenni di alleanze. Ma non ci sono solo quelli: ci sono le politiche aggressive e controverse che Trump e la sua amministrazione, vedi il vicepresidente JD Vance, stanno portando avanti, dall’atteggiamento prevaricatore verso la Groenlandia all’esclusione dell’Unione dalle trattative per il cessate il fuoco Ucraina-Russia.
Ci sono anche l’approccio durissimo contro l’immigrazione, la libertà degli Atenei messa in discussione e la cancellazione di parti della popolazione o di certe parole dai siti pubblici: tutti aspetti finiti anche in Europa al centro del dibattito sia tra gli esperti sia “al bar”, in entrambi i casi per i timori sulla tenuta democratica degli Usa. Poi ci sono i recenti problemi riscontrati alla frontiera da turisti e professori, respinti nel caso di posizioni anti-trumpiane. Molte persone hanno già deciso di non andare in vacanza negli Usa: Tourism Economics stima un calo del 5% dei viaggi internazionali verso gli Stati Uniti, dovuto per il suo presidente Adam Sacks “non solo all’aumento delle tariffe, ma anche alla retorica e al tono che hanno caratterizzato l’approccio del governo Trump”.
Infine, ma non per importanza, ci sono i dazi, che rischiano di impattare pesantemente sull’economia e provocare una recessione globale, un rischio che Goldman Sachs dà probabile al 35%, in aumento dal 20% precedente.
Europei favorevoli ai dazi
Il 2 aprile è prevista l’entrata in vigore dei dazi reciproci e quelli sulle auto decisi da Trump, che si aggiungeranno alle misure del 25% già introdotte su tutte le importazioni di acciaio e alluminio, alle quali l’Ue ha risposto con tariffe del 50% su whisky, motociclette e motoscafi a partire da aprile, e su altri beni da metà mese. Anche il Canada ha reagito istituendo dazi su beni importati dagli Stati Uniti.
In questa situazione delicata, criticata anche dall’ad di Blackrock, Larry Flink, che ha già avvisato gli azionisti dei timori per l’economia, un nuovo un sondaggio YouGov pubblicato oggi rivela che la maggioranza degli europei in sette Paesi è d’accordo ad applicare dazi di ritorsione contro gli Stati Uniti.
Molte aziende europee, infatti, saranno probabilmente colpite duramente, soprattutto per quanto riguarda l’automotive tedesco, già ampiamente in crisi, il settore del lusso e i produttori di vino, champagne e liquori francesi. In Francia e Germania infatti il 68% degli intervistati si è dichiarato favorevole alle ritorsioni. Anche in questo caso però i più ostili agli Usa sono i danesi, col 79% di favorevoli alle tariffe ritorsive, seguiti da Svezia al 73%, Spagna al 70% e Gran Bretagna al 71%. Italia più tiepida con il 56% concorde: oltre la metà degli intervistati, ma molto sotto gli altri Paesi. E questo nonostante il 70% degli italiani ritenga che la guerra commerciale scatenata da Trump impatterà l’economia nazionale. I più preoccupati per le ripercussioni su aziende, prezzi e occupazione sono Germania (75%), Francia (71%) e Spagna (71%).