Si è rotto il cordone sanitario in Francia: all’Assemblea passa una risoluzione del partito di Le Pen

L'accordo tra le forze politiche di non collaborare con i partiti estremisti si è spezzato, e su un tema cavallo di battaglia per il partito sovranista: l'immigrazione. Un messaggio ai socialisti?
8 ore fa
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Marine Le Pen - Fotogramma
Marine Le Pen - Fotogramma

Addio cordone sanitario in Francia. Per la prima volta l’Assemblea Nazionale ha approvato una risoluzione presentata da Rassemblement National, il partito di estrema destra guidato da Marine Le Pen. Risoluzione che chiedeva la revisione dell’accordo franco-algerino del 1968 che ancora oggi regola immigrazione, visti d’ingresso ed espulsioni tra i due Paesi. In particolare, gli algerini hanno una corsia preferenziale per ottenere il permesso di soggiorno e le loro espulsioni sono più difficili. Rn ritiene l’accordo, firmato sei anni dopo la fine della guerra d’Algeria (1954-1962), sia anacronistico e costoso.

Il risultato di ieri è un successo per le Pen, che peraltro aveva votato a favore della censura nei confronti del precario governo Lecornu. Il cordone sanitario, ovvero l’accordo tra le forze politiche di non collaborare con i partiti estremisti, si è spezzato. E aver rotto il tabù, anche su una risoluzione non vincolante, significa che si apre a future ‘collaborazioni’.

Anche il tema è significativo: l’immigrazione è un cavallo di battaglia per Rn, come per tutte le forze sovraniste, ed è un argomento molto sentito dai francesi (ma non solo da loro), che lo legano alla questione della sicurezza.

“Questo è un giorno davvero storico per il Raggruppamento Nazionale “, ha commentato Le Pen.

Per la sinistra è colpa del macronista Attal

Certo, la risoluzione, peraltro non vincolante, è passata per un soffio: 185 voti a favore e 184 contrari. Ma è un ulteriore segnale dei tempi che corrono e del peso ormai assunto, non solo in Francia, dai partiti radicali. Un peso che riflette il voto: dopo l’exploit delle elezioni alle legislative anticipate del 2024, secondo i sondaggi Rn è ora il primo partito francese.

Nello specifico, hanno votato a favore 122 esponenti di Rn su 123, tutti gli alleati dell’Unione delle destre per la Repubblica (15), 26 dei 50 Républicains e 17 deputati del di centro-destra dell’ex primi ministro centrista Édouard Philippe, in rotta col presidente francese Emmanuel Macron. Dei 92 membri del gruppo Ensemble pour la République hanno votato contro solo 30, tre si sono astenuti e sette non hanno partecipato alla votazione, pur essendo presenti. I socialisti e La France Insoumise (Lfi) se la sono dunque presa coi centristi di Gabriel Attal, ex premier macronista.

Ma anche a sinistra sono mancati voti: hanno partecipato 52 membri su 72 di Lfi, 53 su 69 socialisti, 32 Verdi su 38 e 6 deputati del gruppo Comunista e Oltremare su 17.

“Un testo razzista approvato grazie all’assenza dei sostenitori di Macron”, ha commentato su X Mathilde Panot, leader dei deputati de Lfi. L’entourage di Gabriel Attal ha fatto sapere a Le Monde che il politico al era atteso al forum ‘Un mondo per il viaggio’ a Parigi e che Rn, cambiando all’ultimo l’ordine del giorno in Aula, ha reso impossibile la sua partecipazione.

Cosa faranno socialisti e Le Pen?

Al di là del dettaglio, la votazione è stata interpretata dai commentatori come un ‘avvertimento’ ai socialisti di scendere a più miti pretese, dopo aver già ottenuto la sospensione della riforma della pensioni. Quello che era un caposaldo del macronismo ha dovuto infatti cedere per evitare l’ennesimo crollo di un governo nato sotto l’attuale inquilino dell’Eliseo. Il messaggio è che i socialisti possono non essere indispensabili, perché l’apertura a destra è una possibilità più che concreta. Bisognerà dunque capire se i socialisti si irrigidiranno o se ammorbidiranno le proprie posizioni in tema fiscale per timore di finire all’angolo a favore della destra sovranista.

Ma anche quello che farà Rn sarà importante. Le Pen punta alle presidenziali del 2027, ma lo scorso marzo è stata condannata per utilizzo illecito di fondi europei e interdetta da cariche pubbliche per cinque anni, cosa che la escluderebbe dalla prossima corsa per l’Eliseo. Andrà dunque capito se l’interessata riterrà vantaggioso far cadere il governo Lecornu, cosa che potenzialmente potrebbe costringere Macron alle dimissioni anticipate e dunque aprirebbe la corsa al voto – spianando la strada al leader del Rassemblement Jordan Bardella -, oppure se prenderà tempo, in attesa del ricorso, nel 2026.

Ma intanto Rassemblement National rosicchia un altro pezzetto, e rischia di fare in futuro una scorpacciata.