Se l’Ue userà gli asset russi congelati a favore di Kiev, la Bce non fornirà garanzie: il motivo

Per la Banca Centrale Europea, agire da prestatore di ultima istanza equivarrebbe a fornire finanziamenti diretti ai governi
1 giorno fa
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Francoforte Banca Centrale Europea
La Banca Centrale Europea (IPA/Ftg)


Se l’Unione europea deciderà di usare gli asset finanziari russi congelati in Europa per garantire un prestito di riparazione a Kiev, la Banca Centrale Europa (Bce) non fornirà garanzie a tale operazione, perché “la proposta della Commissione europea viola il suo mandato”, secondo quanto rivelato dal Financial Times.

L’idea dell’esecutivo comunitario, su cui si discute da settimane, prevede di finanziare l’Ucraina, che tra pochi mesi si troverà in grosse difficoltà, usando come garanzia i beni della Banca Centrale Russa immobilizzati dalle sanzioni seguite all’inizio del conflitto ad opera di Mosca. La proprietà rimarrebbe russa e con la fine delle sanzioni anche la disponibilità tornerebbe in mano ai russi.

Il rischio di un finanziamento diretto ai governi

Il problema (non l’unico) è che nel caso in cui occorra restituire alla Russia in brevissimo tempo i 165 mld di euro che la Commissione propone di usare, il Belgio e i Paesi membri andrebbero incontro a una crisi di liquidità. Per evitarla, un’opzione sarebbe che la Bce agisse da prestatore di ultima istanza per Euroclear, l’istituto finanziario con sede a Bruxelles che detiene la grandissima maggior parte degli asset in questione. Ma la Banca Centrale ha bocciato l’ipotesi, affermando che equivarrebbe a fornire finanziamenti diretti ai governi violando probabilmente il trattato Ue che vieta il finanziamento monetario.

In discussione “soluzioni fattibili”

La Commissione, nel briefing quotidiano con la stampa, ha commentato la posizione della Bce tramite la sua portavoce Paula Pinho, che ha sottolineato come l’esecutivo sia “in contatto non solo con gli Stati membri, ma anche con le istituzioni finanziarie e in particolare con la Banca centrale europea. Quindi stiamo discutendo con la Banca centrale europea quali sono le soluzioni fattibili, cosa si può fare. Per quanto riguarda il come garantire la liquidità necessaria, sappiamo che questa è una parte assolutamente essenziale delle discussioni: garantire la liquidità necessaria per eventuali obblighi di restituzione degli asset, in questo caso alla Banca centrale russa”.

“Quindi, questo è un elemento importante del prestito per le riparazioni. E un dovere assicurare che l’Ue, i Paesi membri e gli enti privati, rispettino sempre i loro obblighi internazionali. Quindi, anche in linea con la posizione della Bce, stiamo discutendo di come garantire che questa liquidità venga assicurata. Di fatto, stiamo guardando a soluzioni alternative, e ciò fa parte di tutto il lavoro che stiamo facendo sui prestiti di riparazione”, ha continuato Pinho.

Un’ipotesi è che la Commissione fornisca un finanziamento ‘ponte’, probabilmente attraverso il debito dell’Ue, per coprire i primi mesi del 2026 e arrivare poi a quello di riparazione.

Mosca prepara “misure reciproche”

Oggi la Commissione ha presentato un pacchetto legislativo per rassicurare i Paesi membri che il piano è legale secondo il diritto internazionale e che non saranno soli a subire la ritorsione più volte annunciata dal Cremlino, che ha bollato l’operazione come un furto.

“Il governo della Federazione Russa, su mio incarico, sviluppa un pacchetto di misure reciproche nel caso in cui ciò accada”, ha detto il presidente Vladimir Putin ai giornalisti durante una conferenza stampa a Bishkek venerdì scorso.