Asse Mosca-Pechino: Putin accusa l’Occidente e Xi Jinping lo sfida

Vertice Sco a Tianjin: oltre 20 leader riuniti per discutere sicurezza, economia e nuovi equilibri globali
1 giorno fa
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Putin allo Sco summit in Tianjin (Ipa/Fotogramma)
Putin allo Sco summit in Tianjin (Ipa/Fotogramma)

La guerra in Ucraina l’ha scatenata l’Occidente. A puntare il dito contro l’emisfero a ovest del Mondo è stato il presidente russo Vladimir Putin, ospite al vertice dell’Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai (Sco), che si sta svolgendo in questi giorni a Tianjin. “La crisi in Ucraina è scoppiata a causa del colpo di Stato istigato dall’Occidente a Kiev nel 2014″ ha affermato Putin in una dichiarazione, rilasciata a fianco del leader cinese Xi Jinping, che evidenzia le profonde spaccature geopolitiche attuali e suggerisce un nuovo assetto globale che potrebbe avere ripercussioni significative per l’Unione europea e l’Occidente in generale.

Il summit, che ha riunito oltre 20 leader globali, il numero più alto nella storia dell’organizzazione, non è stato un semplice evento regionale, ma un’esibizione di potenza da parte di Pechino e Mosca, con l’intento di presentare un’alternativa all’ordine internazionale a guida statunitense. La presenza di leader di nazioni considerate partner degli Stati Uniti, come la Turchia e l’Egitto, ha ulteriormente sottolineato una realtà geopolitica in rapido cambiamento.

La guerra in Ucraina: la narrazione di Mosca

Tra i temi trattati durante l’incontro di Tianjin, la guerra in Ucraina ha occupato un posto di prim’ordine nell’agenda. Il presidente Putin ha reiterato la sua posizione, sostenendo che la crisi “non è sorta come risultato dell’aggressione della Russia contro l’Ucraina, ma piuttosto come conseguenza di un colpo di stato in Ucraina, sostenuto e provocato dall’Occidente”. Ha inoltre attribuito il conflitto ai “costanti tentativi dell’Occidente di trascinare l’Ucraina nella Nato“. Queste affermazioni giungono dopo l’invasione su vasta scala dell’Ucraina, iniziata a febbraio 2022, e dopo gli ultimi giorni di conflitto che hanno rappresentato una dimostrazione di forza di Mosca su Kiev.

In merito ad un percorso di pace, Putin ha riportato dell’accordo raggiunto con il presidente statunitense Donald Trump durante il loro incontro in Alaska il mese scorso, intese che “aprirebbero la strada alla pace in Ucraina”. Trump, da parte sua, avrebbe posto come condizione per un accordo di pace “nessuna entrata nella Nato da parte dell’Ucraina”, pur suggerendo garanzie di sicurezza con l’Europa come “prima linea di difesa” e il coinvolgimento degli Stati Uniti senza l’invio di truppe. Mosca ha tuttavia criticato le proposte di pace occidentali come “unilaterali e chiaramente progettate per contenere la Russia”.

In questo contesto, sia la Cina che l’India sono state elogiate da Putin per i loro sforzi nel facilitare la risoluzione della crisi ucraina. La Cina è emersa come un pilastro chiave di supporto diplomatico ed economico per il regime di Putin dall’inizio dell’invasione, nonostante affermi la neutralità nel conflitto. Le aziende cinesi hanno acquistato ingenti quantità di petrolio russo e fornito beni commerciali critici, inclusi quelli a duplice uso che, secondo i leader occidentali, alimentano la base industriale della difesa russa. Anche il primo ministro indiano Narendra Modi ha riaffermato che “India e Russia sono sempre state fianco a fianco anche nei momenti più difficili”.

Rapporti commerciali: una sfida per l’Occidente

Ma non solo guerra e pace. Il vertice della Sco è stato fissato da Pechino con lo scopo di rafforzare la sua leadership globale e la sua stretta collaborazione con la Russia, cercando di riequilibrare il potere globale a scapito degli Stati Uniti e dell’Unione europea. Xi Jinping ha promesso 2 miliardi di yuan (circa 240 milioni di euro) in sovvenzioni agli stati membri della Sco – che comprende Pakistan, Iran, Kazakistan, Kirghizistan, Tagikistan, Uzbekistan e Bielorussia, e altri 16 Paesi affiliati come osservatori o “partner del dialogo”- per l’anno in corso, e ulteriori 10 miliardi di yuan (circa 1,2 miliardi di euro) in prestiti a un consorzio bancario della Sco nei prossimi tre anni. Il leader cinese ha definito la Cina una forza per la “stabilità economica globale” e non intende piegarsi alla “mentalità da Guerra Fredda” e alle “pratiche di bullismo”, espressioni spesso utilizzate per criticare l’atteggiamento politico dell’amministrazione degli Stati Uniti.

La politica “America First” dell’amministrazione Trump, con la sua “guerra tariffaria globale“, l’indebolimento del sistema di alleanze statunitensi e i ritiri da organizzazioni internazionali, ha offerto a Xi Jinping un’opportunità “incredibile” per promuovere la propria visione alternativa di un “mondo multipolare equo e ordinato” e una “globalizzazione economica universalmente vantaggiosa e inclusiva”. Le tariffe imposte da Trump all’India, ad esempio, hanno inasprito i legami con Modi e accelerato un “nascente e cauto riavvicinamento” tra Nuova Delhi e Pechino.

Oriente vs Occidente

La Cina sta attivamente utilizzando la sua storia, in particolare quella della Seconda Guerra Mondiale, per rafforzare le sue ambizioni attuali. Una grande parata militare a Pechino, che si svolgerà il prossimo 3 settembre, segnerà l’80° anniversario della fine della Seconda Guerra Mondiale ed è vista come un mezzo per proiettare la Cina come il “guardiano dell’ordine internazionale del dopoguerra” e per rimodellare le narrazioni sul suo ruolo nella vittoria alleata, minimizzando il contributo degli Stati Uniti.

Pechino lega le sue rivendicazioni di sovranità su Taiwan a due accordi bellici alleati – come le dichiarazioni del Cairo e di Potsdam – che prevedevano la restituzione di Taiwan dal Giappone alla Cina dopo il conflitto. Questa narrativa, tuttavia, è contestata in Occidente, che spesso cita il Trattato di San Francisco del 1951, il quale lasciò aperta la questione a chi Tokyo dovesse cedere il controllo di Taiwan.

Infine, un aspetto rilevante per l’Europa è l’interazione tra Turchia e Russia. Il presidente turco Tayyip Erdogan ha comunicato al suo omologo russo che Ankara è impegnata nella ricerca di una pace giusta e duratura in Ucraina e che i colloqui di Istanbul contribuiscono agli sforzi di pace. Questo scambio, avvenuto a margine del vertice Sco, ha evidenziato come alcuni partner tradizionalmente allineati con l’Occidente stiano esplorando percorsi diplomatici e strategici indipendenti. Gli sviluppi a Tianjin mostrano la crescente polarizzazione del mondo e l’emergere di attori che propongono visioni alternative dell’ordine globale, ponendo significative sfide all’influenza e alla stabilità tradizionale dell’Occidente.

La reazione dell’Unione europea

“Sia l’India che la Cina sono molto ben consapevoli di quale sia la nostra visione di questa guerra di aggressione contro l’Ucraina, e i nostri reiterati appelli a non fornire mezzi alla Russia per portare avanti la sua guerra di aggressione contro l’Ucraina. Questa è stata una posizione di lunga data della Commissione, e, ovviamente, rimane il caso anche oggi”. Ad affermarlo è una portavoce della Commissione europea durante il briefing giornaliero con la stampa, rispondendo a una domanda sulla posizione dell’Ue rispetto al vertice in corso a Tianjin.

Per quanto riguarda Nuova Delhi, nel contesto del riavvicinamento con Pechino a seguito della guerra commerciale scatenata da Washington, la portavoce dell’esecutivo Ue ha sottolineato l’importanza della relazione. “Il Collegio dei commissari ha visitato l’India a gennaio. Stiamo lavorando verso accordi commerciali con l’India”, ricorda, parlando dell’evoluzione dei rapporti e dell’impegno “nell’agenda positiva che condividiamo con i nostri partner indiani. In questo contesto, ovviamente, menzioniamo anche quelli che sono elementi di preoccupazione per l’Ue, e chiaramente la guerra di aggressione della Russia contro l’Ucraina è in cima a quelle preoccupazioni”, ha concluso.