“Siamo tutti in pericolo. I più avanzati missili russi potrebbero colpire Roma, Amsterdam o Londra a cinque volte la velocità del suono”. Le parole pronunciate da Mark Rutte al Tg1 non lasciano spazio a interpretazioni: nessuno può sentirsi al sicuro dalla minaccia russa, neanche l’Italia che storicamente ha avuto un rapporto particolare prima con l’Urss e poi con la Russia di Putin e, soprattutto, è geograficamente distante da Mosca.
Il monito del Segretario generale della Nato arriva dopo le rassicurazioni del ministro degli Esteri Antonio Tajani che il 27 settembre, a margine della festa di Forza Italia a Telese Terme, aveva detto: “Putin è aggressivo, ma non credo che attaccherà l’Italia. Gli italiani possono stare tranquilli, non ci sono segnali preoccupanti”. Il contesto era la risposta alle dichiarazioni allarmanti del presidente ucraino Zelensky, secondo cui “l’Italia potrebbe essere il prossimo bersaglio di Mosca” dopo aver osservato le traiettorie dei droni russi abbattuti in Polonia. Tajani aveva consultato il ministro della Difesa Crosetto quella mattina per rassicurare gli italiani.
Rutte, invece, torna a citare la capitale italiana tra i possibili bersagli delle armi di Putin che ora può contare su un temibile nuovo alleato: i missili Iskander-M e Kinzhal che riescono a eludere persino i sistemi Patriot.
La dichiarazione di Rutte e la minaccia russa
Non è la prima volta che l’ex premier olandese menziona la capitale italiana per spiegare che la distanza geografica dalla Russia non rappresenta più una garanzia di sicurezza. “I nuovi missili non possono essere intercettati con i nostri sistemi antimissile tradizionali. Perciò sono un gravissimo pericolo”, ha aggiunto Rutte dopo l’avvio dell’operazione ‘Sentinella dell’Est’, sottolineando che “siamo tutti sul fronte orientale, non solo l’Estonia, la Polonia o la Romania, ma anche l’Italia“.
Vladimir Putin, ha aggiunto Rutte, rappresenta “la principale minaccia nel lungo periodo” e dal punto di vista del rafforzamento delle capacità militari “potrebbe effettivamente rappresentare una minaccia credibile contro la Nato“.
I nuovi missili Iskander-M e Kinzhal: 8-10 volte più veloci del suono
Dietro l’allarme di Rutte si nasconde una realtà emersa dai campi di battaglia ucraini. Mosca ha modificato i suoi sistemi missilistici per eludere le difese aeree più avanzate in dotazione a Kiev. Gli esperti russi hanno aggiornato il sistema mobile Iskander-M, che lancia missili con una gittata stimata fino a 500 chilometri, e i missili balistici lanciati da bombardieri Kinzhal, capaci di volare fino a 480 chilometri.
I nuovi missili russi citati da Rutte raggiungono velocità tra Mach 8 e Mach 10, quindi tra 8 e 10 volte la velocità del suono. Nello specifico, il Kinzhal può raggiungere in prossimità del bersaglio velocità tra 10.620 e 12.250 km/h (Mach 10). L’Iskander-M ha una velocità massima di circa 7.000 km/h (circa Mach 6).
I missili ora seguono una traiettoria lineare prima di deviare all’ultimo momento e precipitare in una ripida picchiata finale contro l’obiettivo, oppure eseguono manovre diversive per confondere gli intercettori Patriot. “Si tratta di una svolta per la Russia“, ha dichiarato al Financial Times un ex funzionario ucraino. I bombardamenti che quest’estate hanno colpito i produttori di droni ucraini sono stati un esempio lampante del miglioramento delle armi russe per mettere fuori gioco le batterie Patriot statunitensi concesse a Kiev dopo una lunga trattativa tra Trump e il Pentagono.
“Abbiamo bisogno di molti più sistemi a lungo raggio”
Le forze ucraine si trovano a fronteggiare una situazione critica sul fronte della difesa aerea. Riportato da Analisi Difesa, Artem, comandante di una batteria antiaerea dotata di sistemi Nasams e S-300 nel sud dell’Ucraina, ha spiegato che i russi “hanno appena lanciato cinque esemplari di un nuovo tipo di missile nella nostra zona, che chiamano Banderol. In alcuni punti si disperdono nel cielo per poi riorganizzarsi“. Mosca utilizza anche esche fisiche ed elettroniche con l’obiettivo di “esaurire le munizioni ucraine e saturare le capacità difensive”.
“Abbiamo bisogno di molti più sistemi a lungo raggio, come Patriot, Iris-T e Samp/T. Al momento non abbiamo nulla. Oggi non abbiamo nulla per proteggere l’Ucraina meridionale dai missili“, ha aggiunto il comandante. La situazione è aggravata dal rallentamento delle consegne di intercettori di difesa aerea dagli Stati Uniti. La campagna missilistica russa ha distrutto strutture militari chiave e infrastrutture critiche in vista dell’inverno, lasciando Kiev con le difese aeree ridotte al lumicino.
I tassi di intercettazione sono crollati e le forze ucraine hanno installato a terra esche per confondere gli aggressori, ma le contromisure non bastano. Durante l’ultima ondata di attacchi su Kiev e la sua periferia, le difese aeree non sono riuscite a proteggere obiettivi chiave, tra cui una base della difesa aerea della capitale e gli stabilimenti Antonov.
Le minacce russe degli ultimi mesi
L’escalation delle provocazioni russe nei confronti dell’Europa ha subito un’accelerazione negli ultimi mesi. Il 19 settembre, tre Mig-31 russi hanno sorvolato per dodici minuti i cieli dell’Estonia prima di essere intercettati e respinti da due F-35 italiani impegnati nella sorveglianza Nato del Baltico. Il ministro degli Esteri estone Margus Tsahkna ha definito l’episodio “una brutalità senza precedenti”, considerando che la Russia aveva già violato lo spazio aereo estone quattro volte nel corso dell’anno.
Pochi giorni dopo, il 10 settembre, la Polonia ha abbattuto tre degli almeno 19 droni russi che avevano ripetutamente violato il suo spazio aereo. Il premier polacco Donald Tusk ha parlato della “più grave provocazione di sempre” e al vertice della Comunità politica europea di Copenaghen ha affermato che l’Europa è già in guerra con Mosca: “Per prima cosa dobbiamo combattere le illusioni e la prima è che non siamo in guerra. Lo siamo. Ma è un nuovo tipo di guerra, molto complessa“.
La campagna di provocazioni attraverso droni ha colpito numerosi aeroporti europei. Il 22 e 23 settembre, i droni hanno creato disagi negli scali di Oslo e Copenaghen, costretti a sospendere le operazioni per diverse ore. Ieri notte, 2 ottobre, è stato il turno dell’aeroporto di Monaco di Baviera, dove la presenza di velivoli non autorizzati nello spazio aereo ha costretto le autorità a sospendere 17 voli in partenza, lasciando a terra circa 3.000 passeggeri. In Germania sono stati documentati almeno 144 sorvoli di droni nelle vicinanze degli aeroporti dall’inizio del 2025.
L’Alta rappresentante Ue per gli Affari esteri Kaja Kallas ha ribadito che Vladimir Putin sta mettendo alla prova la determinazione dell’Occidente e che “non dobbiamo mostrare debolezza”. Secondo Kallas, la Russia sta già attaccando l’Europa in vari modi: violando lo spazio aereo del blocco, attaccando oleodotti, cavi sottomarini e reti elettriche, e reclutando criminali per sabotaggi. Putin, dal canto suo, ha rovesciato le responsabilità affermando che “tutti i Paesi Nato sono in guerra con la Russia e non ne fanno segreto“.
Intanto i Ventisette non riescono a trovare la quadra sul “muro di droni” che Ursula von der Leyen ha definito come “un sistema anti-drone in grado di rilevare, intercettare e, naturalmente, se necessario, neutralizzare rapidamente” i velivoli sconfinanti.