Mosca per ora dice no alla tregua: “Chi ci dà garanzie?” Putin vuole sentire Trump

La Russia rifiuta la tregua di 30 giorni proposta da Usa e Ucraina. Per il Cremlino, questa soluzione conviene solo a Kiev: "Avrebbe più tempo per riarmarsi"
24 ore fa
3 minuti di lettura
Vladimir Putin
Vladimir Putin (Ftg)

La Russia sta per rifiutare ufficialmente la tregua di 30 giorni proposta da Usa e Ucraina. Per il Cremlino, questa soluzione conviene solo a Kiev, che avrebbe un mese per riorganizzare le proprie truppe: “Servirebbe a loro per riprendere il fiato, mentre noi vogliamo una pace duratura“, dice il consigliere di Putin per la politica estera, Yuri Ushakov, mentre si aspetta la risposta ufficiale del presidente russo.

L’incontro tra Witkoff e il presidente Vladimir Putin sarà stasera a porte chiuse“, ha aggiunto Ushakov, riportato da Interfax, secondo il quale la proposta “deve essere modificata per tenere conto degli interessi della Russia, perché rappresenta solo l’approccio dell’Ucraina”.

Putin: “Chi ci dà garanzie”?

Parlando da Minsk in una conferenza stampa con l’alleato bielorusso Alexander Lukashenko, Vladimir Putin si è detto convinto che l’Ucraina debba insistentemente chiedere agli americani un cessate il fuoco definitivo, che tenga conto della situazione attuale sul campo. Dovremmo forse lasciare che le Forze Armate ucraine escano dalla regione di Kursk, dopo tutti i crimini commessi contro i civili?”, ha detto il presidente russo.

Una tregua di 30 giorni, sostiene Putin, servirebbe solo a Kiev per ottenere armi o per una nuova mobilitazione: “Come ci garantiscono che non accadrà nulla di simile?“, ha ribadito il capo del Cremlino prima di aggiungere: “Appoggiamo l’idea di porre fine al conflitto con mezzi pacifici”. Il che, per Putin, non significa solo deporre le armi ma anche lasciare a Mosca tutti i territori attualmente occupati dalle forze militari russe, che corrispondono a circa un quinto dell’intero territorio ucraino.

Durante la conferenza, il presidente russo si è detto disposto a telefonare a Trump per discutere l’idea di una tregua.

Dal canto suo, dopo gli accordi di Gedda e la distensione dei rapporti con Zelensky, Donald Trump ha assicurato “sanzioni devastanti alla Russia se non accetta la tregua“. Una promessa che, se mantenuta, farebbe incrinare i rapporti con il Cremlino, ripristinati dopo il summit di Riad.
“Tutto questo fa parte del piano di Trump per preparare il tavolo per un negoziato di successo. È disposto ad applicare la massima pressione su tutte e due le parti”, ha ribadito alla Cnbc il segretario al Tesoro americano Scott Bessent.

La replica di Zelensky

Il rifiuto del Cremlino alla proposta di tregua di 30 giorni era nell’aria: “Si tende ad anticipare le cose prematuramente e noi preferiamo non farlo. Prima di tutto dobbiamo ricevere le informazioni relative all’accordo sottoscritto ieri a Gedda con gli ucraini”, ha detto ieri il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, smorzando l’entusiasmo sull’avanzamento delle trattative.

Secca la replica di Zelenksy su X: “Purtroppo, da più di un giorno, il mondo non ha ancora sentito una risposta significativa dalla Russia alle proposte fatte. Questo dimostra ancora una volta che la Russia cerca di prolungare la guerra e posticipare la pace il più a lungo possibile. Speriamo che la pressione degli Stati Uniti sia sufficiente per costringere la Russia a porre fine alla guerra.

Il nostro team è pronto a continuare a lavorare in modo costruttivo con tutti i partner in America, Europa e altre parti del mondo che sono impegnati a avvicinare la pace. Siamo grati all’Arabia Saudita e personalmente al Principe Ereditario per aver fornito una piattaforma per il lavoro delle nostre delegazioni”.

Russia contraria alle forze di peackeeping europee

La chiusura di Mosca è pressoché totale: la portavoce del ministero degli Esteri Marija Zakharova ha definito “assolutamente inaccettabile” la presenza di forze di peackeeping europee in Ucraina dopo la fine del conflitto. Zakharova ha subito alzato il tiro: questa soluzione equivarrebbe a un “coinvolgimento di questi Paesi in un conflitto fisico diretto” con la Russia.

L’attacco a Mattarella

La portavoce del ministero degli Esteri ha anche attaccato (per la terza volta) Sergio Mattarella. Dopo lo scontro per il riferimento al “Terzo Reich”, il Capo di Stato, dal Giappone, ha richiamato l’attenzione sulla minaccia nucleare russa in occasione dell’incontro con i sopravvissuti ai bombardamenti atomici di Hiroshima e Nagasaki: “La Federazione Russa, in particolare, si è fatta promotrice di una rinnovata e pericolosa narrativa nucleare, a cui si aggiungono il blocco dei lavori del Trattato di Non Proliferazione, il ritiro dalla ratifica del Trattato sulla messa al bando totale degli esperimenti nucleari e le minacce rivolte all’Ucraina, instillando l’inaccettabile idea che ordigni nucleari possano divenire strumento ordinario nella gestione dei conflitti come se non conducessero inevitabilmente alla distruzione totale”.

Oggi è arrivata la replica di Zakharova: “Le affermazioni del presidente italiano Sergio Mattarella secondo cui la Russia minaccia l’Europa con armi nucleari sono menzogne e falsità“. Dopo il precedente scontro, successivo al discorso tenuto dal presidente della Repubblica a Marsiglia, la Russia aveva “punito” l’Italia con una serie di attacchi hacker.