Russia, arriva l’ultima stretta sulla “flotta ombra”

Cordata dei Paesi del Nord Europa, che chiederanno alle petroliere russe di passaggio di dimostrare il possesso di un’assicurazione adeguata – pena sanzioni. Ma potrebbe essere ancora troppo poco
11 ore fa
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Flotta ombra russa sanzioni
Zetong Li/Unsplash

Lunedì, mentre a Bruxelles i Ventisette approvavano il quindicesimo pacchetto di sanzioni contro la Russia, a Tallinn nasceva un nuovo meccanismo per combattere la “flotta ombra” di Vladimir Putin. Un gruppo di Paesi nordici (membri della Joint Expeditionary Force) ha annunciato una stretta sulle petroliere che trasportano greggio russo in acque europee. D’ora in avanti dovranno dimostrare alle autorità marittime di essere in possesso di un’assicurazione adeguata. In caso contrario, o se rifiutano di rispondere alla richiesta, queste navi rischiano sanzioni – e dunque l’impossibilità di vendere il loro carico.

Acchiappa la talpa (russa)

Come altri meccanismi sanzionatori, il meccanismo è pensato per aumentare la pressione sul Cremlino e ridurre la sua capacità di finanziare la guerra d’aggressione contro l’Ucraina attraverso la vendita di idrocarburi (che vale fino al 40% del budget russo secondo alcune stime). In questo caso si tratta di resuscitare il tetto al prezzo del petrolio russo, che da gennaio 2024 è rimasto consistentemente al di sopra della soglia massima di 60 euro al barile prevista dalle sanzioni del G7.

Per eludere il price cap Mosca ha fatto largo impiego della sua “flotta ombra” di vecchie petroliere, che spesso navigano con coperture assicurative inaffidabili o del tutto assenti. Ma senza assicurazione una petroliera rischia il divieto di accesso ai porti, il fermo o il sequestro da parte di certe autorità e l’inserimento in liste nere internazionali. E oltre alle sanzioni gli armatori fronteggerebbero anche costi assicurativi più elevati e gravi responsabilità finanziarie in caso di incidenti come fuoriuscite di petrolio, visto che dovrebbero coprire direttamente i danni ambientali e legali.

Convergenza nordica

Tutto questo aumenta rischi e costi delle operazioni della flotta ombra russa. E il valore aggiunto di questo nuovo monitoraggio intensificato risiede nel potere di chi lo implementerà. La Joint Expeditionary Force è composta da Danimarca, Svezia, Regno Unito, Polonia, Finlandia ed Estonia: Paesi con un forte controllo delle rotte commerciali strategiche e con ruoli di spicco nel settore globale delle assicurazioni marittime. Insieme controllano punti di strozzatura marittimi fondamentali, come gli stretti danesi di Skagerrak e Kattegat, tra i passaggi navali più trafficati al mondo.

“La cosiddetta flotta ombra russa non è veramente nascosta: le sue navi sono identificabili e ben note”, ha dichiarato a Politico la ministra degli Esteri lettone Baiba Braže, secondo cui Bruxelles dovrebbe alzare l’ambizione sulla lotta ai traffici del Cremlino. “Dobbiamo essere più severi a livello europeo nei confronti di queste petroliere che rappresentano un rischio significativo per il benessere dei nostri cittadini, per i nostri habitat e per l’ambiente”. Braže crede che il nuovo meccanismo possa rendere le operazioni della flotta ombra “letteralmente impossibili” visti i rischi legati al transito quotidiano di circa duemila navi nel solo Mar Baltico.

A ottobre il Regno Unito ha iniziato a controllare lo status assicurativo delle petroliere nello Stretto della Manica, mentre l’Estonia ha ispezionato oltre 200 navi da giugno. E l’operato della Joint Expeditionary Force avviene in parallelo a quello europeo: lunedì l’Ue ha aggiunto 52 navi della flotta ombra russa alla sua lista nera, portando il totale a 79. A queste sarà vietato l’attracco nei porti dell’Ue e l’utilizzo di servizi da fornitori europei, cosa che complica l’operatività a livello internazionale.

Sforzi incompleti

Va detto che l’adozione dell’ultimo pacchetto di sanzioni rischiava di deragliare perché gli Stati Baltici credono che l’ambizione non sia sufficiente. Per esempio, alle navi sanzionate verrà comunque permesso il transito nel Mar Baltico e nel Mar Nero per raggiungere i porti occidentali della Russia. La Danimarca aveva proposto di vietare l’accesso alle navi sanzionate nelle sue acque territoriali, cosa che gli avrebbe di fatto impedito di operare nel Baltico, senza successo per via di opposizioni interne in Ue.

Secondo la Kyiv School of Economics è il disallineamento tra alleati occidentali a permettere alla flotta ombra russa di continuare a operare con successo. “Circa 118 petroliere ombra russe sono sottoposte a sanzioni da parte di Stati Uniti, Regno Unito e Unione europea, ma solo tre sono state colpite da tutte e tre”, ha dichiarato l’istituto di ricerca in un comunicato visto da Politico. Senza contare il fatto che secondo il governo ucraino il numero totale di navi nella flotta ombra russa potrebbe raggiungere le 545 unità.

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