Russia, 19° pacchetto Ue: “È arrivata l’ora di chiudere i rubinetti del gas”

La presidente della Commissione presenta le nuove misure: stop in anticipo al GNL russo dal 2026, limiti alle criptovalute e restrizioni verso Cina e India. Ora deve essere approvato
18 ore fa
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La presidente della Commissione, Ursula von der Leyen
La presidente della Commissione, Ursula von der Leyen

Anticipo del divieto di comprare gas russo, criptovalute, tetto al prezzo del petrolio e misure contro Cina e India. Il 19mo pacchetto di sanzioni presentato oggi dalla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen punta ad aumentare la pressione sulla Russia, e per farlo introduce alcune novità rispetto ai suoi predecessori. Una differenza anche dovuta alle insistenze del presidente degli Stati Uniti Donald Trump.

La Russia ha dimostrato tutto il suo disprezzo per la diplomazia e il diritto internazionale”, ha detto von der Leyen. Dunque, “è arrivata l’ora di chiudere i rubinetti del gas”. La capa dell’esecutivo Ue ha citato fatti recenti: l’intensificarsi degli attacchi con droni e missili contro l’Ucraina, che hanno colpito “sia edifici governativi che abitazioni civili, e anche il nostro ufficio Ue a Kiev”, e la violazione degli spazi aerei polacco e romeno con droni il 10 e il 14 settembre. “Queste non sono le azioni di qualcuno che vuole la pace”, ha sentenziato la tedesca.

Ecco cosa prevede il nuovo pacchetto, che dovrà essere approvato da tutti gli Stati membri – un’operazione resa complessa dalla contrarietà di Ungheria e Slovacchia, vicini alla Russia.

Energia: stop a gas russo dalla fine del 2026

Primo, fondamentale, ‘capitolo’: gli acquisti di petrolio e gas da Mosca, che sostanzialmente finiscono per ‘foraggiare’ la guerra della Federazione contro l’Ucraina. Il pacchetto prevede il divieto di importazioni di GNL russo già dalla fine del 2026, con un anno di anticipo rispetto all’obiettivo attuale.

La cosa non è così immediata: se l’Unione ha già fatto grossi passi verso l’indipendenza energetica dalla Russia, si tratta comunque di un processo che richiede tempo. Senza contare che Ungheria e Slovacchia non hanno intenzione di staccarsi da Mosca per le proprie forniture. Attualmente, secondo la Commissione, sono otto i Paesi che ancora importano gas russo: Belgio, Olanda, Francia, Spagna, Portogallo, Grecia, Slovacchia e Ungheria.

Il pacchetto prevede poi sanzioni per 118 petroliere della cosiddetta ‘flotta ombra’, che consente alla Russia di aggirare le restrizioni sul petrolio, portando il totale a oltre 560 navi.

“Le principali società di trading energetico Rosneft e Gazpromneft saranno ora soggette a un divieto totale di transazione. Anche altre società saranno sottoposte a congelamento dei beni”, ha aggiunto von der Leyen.

“I proventi derivanti dalla vendita di energia mantengono in vita la guerra della Russia. Stiamo quindi dando la caccia a queste entrate”, ha affermato l’Alta rappresentante per gli affari esteri e la politica di sicurezza Kaja Kallas. “In tre anni, i ricavi petroliferi della Russia in Europa sono diminuiti del 90%”, ha sottolineato von der Leyen presentando il pacchetto.

Infine, viene abbassato il tetto massimo del prezzo del petrolio greggio a 47,6 dollari.

Criptovalute colpite per la prima volta

Il pacchetto colpisce poi “le scappatoie finanziarie che la Russia sfrutta per eludere le sanzioni”, imponendo “un divieto di transazione ad altre banche in Russia e a quelle di Paesi terzi” e “intensificando la repressione dell’elusione”. E siccome la tecnologia corre veloce, il provvedimento mira per la prima volta alle piattaforme di criptovalute e proibisce le transazioni in questo tipo di moneta.

Inoltre, vengono inserite nell’elenco le banche straniere collegate ai sistemi di pagamento alternativi russi, e vengono limitate le transazioni con entità in zone economiche speciali utilizzate dalla Russia per importare beni a duplice uso (civile e militare).

Pressioni su India e Cina

Nella proposta ci sono poi restrizioni commerciali sulle entità cinesi e indiane “che hanno permesso alla Russia di aggirare le restrizioni del blocco”, e nuovi divieti di esportazione “su oltre 40 miliardi di euro di beni, tra cui minerali, ceramica e gomma utilizzati dall’industria militare di Mosca”.

“Stiamo aggiungendo più sostanze chimiche, componenti metalliche, sali e minerali ai nostri divieti di esportazione e controlli più severi sulle esportazioni di entità provenienti dalla Russia, dalla Cina e dall’India”, ha specificato Kallas in un post su X.

Nuove restrizioni si applicano all’esportazione diretta di beni e tecnologie utilizzati sul campo di battaglia, colpendo “45 aziende in Russia e in Paesi terzi” che “hanno fornito supporto diretto o indiretto al complesso militare-industriale russo”, ha poi aggiunto la presidente della Commissione.

Beni russi congelati

Von der Leyen ha reso noto anche che l’Ue presenterà molto presto una proposta sull’utilizzo dei beni russi congelati, basata sul principi che “questa è la guerra della Russia e chi la commette deve pagarla”. L’idea sarebbe di utilizzare i saldi di cassa associati ai beni in questione per fornire all’Ucraina un prestito di riparazione, senza toccare i beni stessi. “Il rischio dovrà essere sostenuto collettivamente, e l’Ucraina rimborserà il prestito solo quando la Russia avrà pagato le riparazioni”, ha precisato la tedesca.

Trump contento?

Le novità del 19mo pacchetto basteranno ad accontentare Trump? Il presidente degli Stati Uniti la scorsa settimana aveva sostanzialmente lanciato un aut aut all’Alleanza Atlantica, per il quale imporrà sanzioni “importanti” contro la Russia solo se i Paesi della Nato smetteranno di comprare petrolio dalla Russia. Una richiesta da molti analisti giudicata come una mossa per prendere tempo, considerando i tempi necessari per trovare nuovi fornitori e la posizione, già menzionata, di Ungheria e Slovacchia, a cui si aggiunge la Turchia.

Il tycoon è tornato sull’argomento anche durante la sua visita di Stato nel Regno Unito questa settimana: “Se il prezzo del petrolio scende, Putin si ritirerà. Non avrà scelta”.

Trump dunque potrebbe apprezzare la decisione di vietare le importazioni di GNL russo prima del previsto; molto meno invece la mancanza di dazi pesanti a Cina e India per i loro acquisti di petrolio dalla Federazione. Giorni fa il presidente Usa aveva infatti chiesto all’Unione di imporre dazi al 100% su India e Cina, e questo non è né sul pacchetto di sanzioni né sul tavolo.

Intanto, l’8 e il 9 settembre una delegazione dell’unione europea è volata a Washington per discutere di come porre fine alla guerra in Ucraina e di come coordinare sanzioni europee e statunitensi contro la Russia. I colloqui sono ancora in corso.

Le sanzioni funzionano?

Arrivati al 19mo pacchetto in oltre tre anni e mezzo, la domanda sorge spontanea: le sanzioni funzionano? Per von der Leyen sì, perché “stanno colpendo gravemente l’economia russa”. “Il tasso di interesse è al 17%, l’inflazione è costantemente elevata, l’accesso russo ai finanziamenti e alle entrate è in costante calo”, ha spiegato. “E l’economia di guerra surriscaldata (di Mosca, ndr) sta raggiungendo i suoi limiti”.

“Sappiamo che le nostre sanzioni sono uno strumento efficace di pressione economica. E continueremo a utilizzarle finché la Russia non si siederà al tavolo dei negoziati con l’Ucraina per una pace giusta e duratura”, ha concluso la capa dell’esecutivo europeo.