Romania nel caos, elezioni da rifare. Cosa sta succedendo, tra estremismo e rischio disinformazione

Dopo l'annullamento del voto da parte della Corte costituzionale, si deve rifare tutto. Una decisione che rischia di polarizzare le posizioni, mentre sul Paese si allunga l'ombra di Mosca e gli estremisti sono in fermento
4 mesi fa
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Georgescu Calin Proteste Afp
Calin Georgescu protesta davanti al seggio (Foto Daniel Mihailescu/AFP)

Călin Georgescu, candidato di estrema destra alle presidenziali romene, protesta davanti a un seggio chiuso a Mogosoaia, fuori Bucarest. “Non c’è più nulla di costituzionale in Romania. Sono qui in nome della democrazia. Cancellando la democrazia, viene cancellata la nostra stessa libertà”, dice. Questa la fotografia che apre la seconda settimana di caos politico in Romania, aumentato dopo l’annullamento, da parte della Corte costituzionale, del voto presidenziale, il cui primo turno si era tenuto il 24 novembre e aveva visto vincere a sorpresa proprio Georgescu. Ieri si sarebbe dovuto tenere il ballottaggio tra l’ex alto funzionario, ultranazionalista e filorusso – in testa nei sondaggi – e la riformista Elena Lasconi del partito Unione Salva Romania (Usr), allineata su posizioni pro Nato e pro Ue.

Ma perché l’organo al vertice giudiziario romeno ha preso una decisione di tale importanza, senza precedenti nella storia del Paese?

Perché la Corte costituzionale ha annullato il voto presidenziale

Mercoledì scorso, il capo dello Stato uscente Klaus Iohannis ha deciso di declassificare informazioni di intelligence secondo cui il voto presidenziale romeno sarebbe stato ‘pilotato’ dall’interferenza russa. Nello specifico, le autorità credono che attraverso i social sia stata favorita la campagna di Georgescu, che ha vinto il 23% dei voti totalmente a sorpresa (e con un 5% di preferenze ai sondaggi).

La Corte ha citato l’uso illegale di tecnologie digitali, tra cui l’intelligenza artificiale, e fonti di finanziamento non dichiarate. Senza nominare Georgescu, l’organo giudiziario ha informato che un candidato ha ricevuto un “trattamento preferenziale” sulle piattaforme social, distorcendo la volontà espressa dagli elettori. Ricordiamo che Georgescu non ha dichiarato finanziatori e ha detto che la sua campagna sui social è stata a costo zero.

In considerazione di ciò, venerdì scorso la Corte ha annullato l'”intero processo delle elezioni presidenziali” per “garantire la correttezza e la legalità del processo elettorale” dopo aver ricevuto, hanno spiegato i giudici, molteplici richieste in questo senso motivate dai documenti dell’intelligence declassificati da cui emergono interferenze della Russia sul voto.

L’annullamento arriva dopo un primo parere negativo, espresso lunedì scorso, e dopo il riconteggio dei voti del primo turno, deciso sempre dalla Corte in seguito al ricorso di Cristian Terhes – il 24 novembre aveva preso l’1% delle preferenze – che aveva confermato il risultato.

Cos’è successo: 25mila account coordinati su TikTok e 85mila cyberattacchi

Secondo i documenti desecretati mercoledì sera, la Romania è stata oggetto di azioni coordinate, in modo particolare sui social, in vista del primo turno delle presidenziali. La vittoria di Georgescu sarebbe il risultato di una campagna orchestrata con ogni probabilità da “un attore statale”, con la Romania obiettivo delle “azioni ibride” della Russia, che avrebbe sostenuto Georgescu su TikTik con diversi metodi, inclusi account coordinati, algoritmi per rafforzare la sua presenza sulla rete e promozioni a pagamento. 

Una campagna costosa – secondo i documenti oltre un mln di euro – laddove Georgescu ha invece dichiarato zero spese elettorali, e basata sul supporto di influencer a pagamento, di gruppi di estrema destra e anche esponenti della criminalità organizzata: una rete di 25mila account sulla piattaforma social ‘made in China’ associata alla sua campagna. Una tattica simile a quella messa in atto nella vicina Moldova per le recenti presidenziali e per il referendum sull’Ue.

Sono stati inoltre individuati 85mila cyberattacchi “incluso il giorno dell’elezione” partiti da una trentina di Paesi e cercando di fare leva sulle vulnerabilità del sistema elettorale informativo al fine di destabilizzare il processo. 

Georgescu ha negato che la sua vittoria a sorpresa del primo turno sia stata il risultato di una operazione di influenza di Mosca. Secondo lui, le “bugie” delle agenzie di intelligence romene sono “frutto di “paura: non possono accettare che i romeni abbiano detto finalmente, ‘vogliamo riprenderci la nostra vita, il nostro Paese, la nostra dignità‘”.

Una decisione che rischia di polarizzare

Ora, in base alla legge, anche la campagna elettorale dovrà essere ripetuta, ma non si vede come questo possa avvenire, come se si potesse passare un colpo di spugna su tutto quello che è ormai successo e  soprattutto dopo gli avvenimenti dell’ultima settimana. Basti pensare che la decisione della Corte venerdì è arrivata quando le urne all’esterno erano già aperte e quasi 48mila persone avevano votato. Di conseguenza, la pronuncia rischia di far sprofondare ancora di più il Paese nella confusione e nel caos politico.

E la decisione stessa della Corte di fatto entra a far parte della ‘nuova’ campagna elettorale, potendo essere interpretata differentemente dai cittadini e strumentalizzata dai politici, in un senso e nell’altro, alimentando divisioni e polarizzando le posizioni.

Inclini a supportare teorie del complotto, i romeni potrebbero infatti considerare la mossa giudiziaria come una messinscena dall’élite politica, che oltretutto è parecchio screditata, come dimostra il risultato del partito del premier socialdemocratico Ciolanu al primo turno presidenziale, arrivato terzo e non ammesso nemmeno al ballottaggio.

Lo si vede anche dalle (prevedibili) reazioni alla decisione della Corte: da un lato il premier ha espresso soddisfazione, definendo la decisione “unica soluzione positiva dopo la declassificazione” dei documenti di intelligence, documenti che indicano, ha precisato, un risultato “falsificato dall’intervento della Russia”. E il ministro degli esteri ha sottolineato: “La Romania rimane fermamente impegnata a proteggere le sue istituzioni e i suoi processi democratici da interferenze e manipolazioni straniere senza precedenti”, azioni che “si inseriscono in un tentativo continuo e prolungato di minare il fermo impegno della Romania nei confronti dei valori euro-atlantici e della nostra appartenenza all’Ue e alla Nato”.

Dall’altro lato, Georgescu ha denunciato in un videomessaggio: “Questo è semplicemente un colpo di Stato organizzato… La nostra democrazia è in pericolo”. Ma ha anche invitato a rimanere “fiduciosi nel nostro ideale comune”.

Sulla sua stessa linea George Simion, leader dell’Alleanza per l’unione dei romeni, il principale partito di estrema destra (di cui faceva parte anche Georgescu prima di essere cacciato), che ha sottolineato: “Non scenderemo in piazza. Il sistema deve cadere in modo democratico“.

Neanche Lasconi è contenta della decisione della Corte: “E’ questo il momento in cui lo Stato ha calpestato la democrazia. Dio, i romeni, la verità e lo Stato di diritto prevarranno e puniranno i responsabili della distruzione della nostra democrazia”.

Il presidente uscente: “La Romania resta “un Paese solido e stabile”

Intanto, Iohannis ha assicurato “gli investitori, l’Ue e la Nato” che la Romania resta “un Paese solido e stabile”, e che rimarrà “in carica fino a quando non sarà eletto un nuovo presidente”.  L’organizzazione di nuove elezioni presidenziali richiederà circa 90 giorni e il presidente ha annunciato che sarà il nuovo governo a stabilire il calendario.

Il premier uscente, il socialdemocratico Marcel Ciolacu, grande sconfitto del primo turno presidenziale, rimarrà in carica come custode fino al giuramento del nuovo governo, mentre il nuovo Parlamento, eletto lo scorso fine settimana, dovrebbe riunirsi il 20 dicembre. Tuttavia la nascita dell’esecutivo potrebbe complicarsi, non da ultimo perché Usr potrebbe non volerne più fare parte. Ciò significherebbe arrivare alla formazione di una maggioranza non comoda.

Intanto, la procura ha aperto un’inchiesta ipotizzando i reati di corruzione elettorale, riciclaggio di denaro e falsificazione informatica e violazione delle leggi che vietano organizzazioni e simboli fascisti, razzisti o xenofobi.

Perquisizioni dal misterioso account ‘bogpr’ agli estremisti

In tale ambito, nel fine settimana la polizia ha effettuato delle perquisizioni: secondo quanto dichiarato dalla procura in una nota, tre proprietà dell’uomo d’affari Bogdan Peșchir nella città di Brasov sono state controllate.  

Secondo i documenti presentati dai servizi segreti romeni (Sri) al Consiglio Supremo di Difesa nazionale (Csat) Peșchir sarebbe la figura che è dietro l’account TikTok ‘bogpr’, il mister criptovalute romeno che ha sostenuto Georgescu, anche finanziando la campagna su TikTok.

TikTok ha confermato l’identità dell’account, hanno fatto sapere i servizi segreti romeni rifendo anche da parte sua di pagamenti per un totale di 381mila dollari effettuati tra il 24 ottobre e il 24 novembre 2024 a vari utenti che promuovevano Georgescu.

Non solo: sabato sono state effettuate diciotto perquisizioni contro estremisti che di recente avevano fatto il saluto nazista pubblicamente o che avevano lanciato minacce sui social media e invitato alla ribellione dopo l’annullamento delle presidenziali.

Ancora, nel fine settimana la polizia ha bloccato diverse auto dirette a Bucarest e fermato venti persone, tra cui Horațiu Potra, mercenario e stretto collaboratore di Georgescu, per interrogarle. Nelle macchine c’erano armi, molte da taglio, materiale pirotecnico e parecchio denaro. L’ipotesi è che volessero compiere azioni di intimidazione.

Nel frattempo, la disinformazione continua a correre: ieri, il ministero della Difesa romeno ha messo in guardia da alcuni video che mostrano un movimento di attrezzature militari, presentati come se fossero stati girati il 7 dicembre ma in realtà più vecchi.

Ue valuterà come TikTok contrasta le manipolazioni

La decisione della Corte e più in generale la situazione che si è creata nel Paese rischia di destabilizzare quello che è un membro strategicamente importante dell’Ue e della Nato. Inoltre, le posizioni di Georgescu, che minaccia anche di porre fine all’assistenza all’Ucraina, fanno temere per una svolta verso oriente della Romania.

Gli Usa hanno chiesto un’indagine seria, mentre giovedì scorso la Commissione europea ha inviato a TikTok un ordine di conservazione dei dati ai sensi del Digital Services Act: la piattaforma dovrà “congelare e conservare” tutti i dati relativi al processo elettorale e metterli a disposizione della Commissione, in modo che questa possa analizzare come TikTok si sia mossa per contrastare rischi sistemici per l’integrità delle elezioni. Inoltre, la questione è stata sollevata in una task force informale sulla crisi informatica, che comprende la Commissione, il Servizio di azione esterna europeo, Europol ed Enisa, l’agenzia di cybersicurezza dell’Ue.

Se l’esecutivo Ue riscontrasse che TikTok non ha preso misure adeguate di contrasto ai rischi di manipolazione elettorale, tra le opzioni si prospetta una sospensione “temporanea e ipotetica” della piattaforma a livello europeo, ha spiegato Thomas Reigner, portavoce dell’esecutivo europeo.

Verso le nuove presidenziali

Si va dunque verso la ripetizione delle presidenziali, in un clima non esattamente sereno.

La scorsa settimana migliaia di persone sono scese in piazza al centro di Bucarest, con le bandiere della Romania e dell’Unione europea, per esprimere sostegno ai valori europei e nel timore di una vittoria di Georgescu, dopo che le tre forze dell’estrema destra hanno ottenuto il 32% dei voti alle elezioni legislative di domenica scorsa.

Quanto a Georgescu, in vista delle nuove elezioni ha confermato la sua intenzione, se eletto presidente, di porre fine agli aiuti di Bucarest all’Ucraina. In una intervista alla Bbc, ha lodato il premier ungherese Viktor Orban e Donald Trump e parlato di Vladimir Putin come di un “leader e un patriota”, negando allo stesso tempo di essere un suo “fan”. Per l’esponente dell’estrema destra romena, la priorità saranno i romeni. Secondo un sondaggio Atlas Intel, effettuato prima dell’annullamento del voto, l’ex alto funzionario potrebbe vincere il 47% dei voti, e Lasconi rimanere al 43%.  

Georgescu dunque non perde tempo e continua a puntare sui social. Ad esempio, ha pubblicato foto su un cavallo bianco che ricordano le immagini di Putin nella natura: un richiamo alle tradizioni e all’idealismo ortodosso, e un modo per presentarsi come il capo estraneo alla politica corrotta in grado di ridare forza al popolo. 

In mezzo all’acuirsi delle tensioni, un insolito appello a stare tranquilli è venuto da Simion, che ha affermato che il partito vuole pace e stabilità: “Neanche noi vogliamo il caos… È importante mantenere la calma. La Romania deve essere un Paese democratico, parte del mondo libero, all’interno dell’Unione europea e della Nato, e fiducioso nel suo potenziale”.