Bruxelles respinge la proposta dell’Italia (e condanna l’industria automobilistica?): solo nel 2026 si deciderà sui motori termici

Il portavoce per l'Azione per il clima e l'energia della Commissione europea, Tim McPhie: "Il 2026 è il momento appropriato"
3 giorni fa
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Auto Elettrica

Niente revisione anticipata del regolamento auto. Bruxelles respinge al mittente la proposta del governo italiano che chiede di modificare il provvedimento nel primo semestre del 2025 e non nel 2026. Il timore dell’esecutivo italiano è che il settore delle auto collassi prima, ma per l’esecutivo europeo i termini per la revisione non vanno cambiati.

“Il 2026 è la data della clausola di revisione fissata nella legislazione Ue e penso che sia il momento appropriato, per ora”, ha detto oggi a Bruxelles il portavoce per l’Azione per il clima e l’energia della Commissione europea, Tim McPhie. Sul piatto, lo stop alle auto termiche a partire dal 2035, fortemente criticato dagli industriali e dall’Italia.

Ai più attenti non è sfuggito il “per ora” tra le parole di McPhie. L’impressione è che anche a Bruxelles si inizi a ragionare sullo spostamento della scadenza del 2035, anche perché i numeri del settore sono preoccupanti.
Più che una convinta opposizione, pare che dietro il rifiuto della proposta (che sarà) avanzata dall’Italia e da altri Paesi ci sia una questione di timing: “Abbiamo adottato la legislazione sull’obiettivo 2035 per i veicoli a zero emissioni poco più di un anno fa. Questa legislazione include una revisione finale, che avrà luogo nel 2026, per dare alla legislazione il tempo di assestarsi, per così dire, per vedere lo stato del mercato, e quindi rivedere tutti gli strumenti necessari per garantire che raggiungiamo questi obiettivi entro il 2035″, ha aggiunto McPhie.

Revisione regolamento auto Ue: cosa accadrà?

La revisione del regolamento non richiederebbe un semplice emendamento: per modificare un provvedimento già approvato dal Consiglio e dal Parlamento europei serve iniziare un nuovo iter. È lo stesso portavoce a fare chiarezza sul punto: “La Commissione ha il diritto di iniziativa legislativa; teoricamente parlando, modificare qualsiasi atto legislativo deve essere deciso con i co-legislatori”, ovvero Parlamento e Consiglio.

Nonostante questo primo diniego, secondo le indiscrezioni il ministro delle imprese del Made in Italy Adolfo Urso presenterà ufficialmente il piano italiano al Consiglio sulla competitività dell’Ue. 
Il primo obiettivo del piano è appunto quello di anticipare alla prima metà del 2025 la revisione del Green Deal, attualmente programmata per il 2026, per alleggerire le normative attuali e posticipare lo stop alla vendita di auto con motore a combustione interna, fissato per il 2035.

Stando alle parole di McPhie la proposta sarà respinta, ma il governo italiano ha già pronto il piano B: se non sarà possibile anticipare la revisione del regolamento auto, l’Italia proporrà un Fondo europeo per compensare produttori e consumatori per i costi della transizione. Tutta la materia ruota attorno a un delicato equilibrio tra le esigenze economiche e quelle ambientali, particolarmente attenzionate dalla presidente della Commissione europea.

Come ricordato da McPhie, infatti, von der Leyen “ha sottolineato nelle sue linee guida politiche” per il secondo mandato “che utilizzerà l’opportunità della clausola di revisione per proporre un emendamento mirato, specificamente per affrontare la questione degli E-fuel in futuro”.

La posizione di von der Leyen

L’ex ministra della Difesa tedesca ha più volte sottolineato il ruolo dei carburanti sintetici (E-fuel) nella transizione energetica dei veicoli. Il 18 luglio 2024, dopo la sua rielezione come presidente della Commissione Europea, VDL ha dichiarato che “lo stop ai motori endotermici dal 2035 richiederà un approccio neutrale dal punto di vista della tecnologia, in cui gli e-fuel e l’elettrico avranno le stesse chance”, confermando quanto già detto all’Europarlamento nel suo discorso sullo Stato dell’Unione del 13 settembre 2023.

La presidente dell’esecutivo europeo ha spiegato che gli e-fuel potrebbero mantenere in vita i motori a combustione interna anche dopo il 2035. “È importante sia attenersi agli obiettivi, sia che la tecnologia sia neutra“, ha aggiunto von der Leyen, evidenziando la necessità di un approccio pragmatico per raggiungere gli ambiziosi obiettivi climatici dell’Ue .
Von der Leyen ha anche promesso di intervenire per rivedere la sostenibilità ambientale dei biocarburanti entro il 2026. Solo allora si capirà se queste fonti di energia potranno essere utilizzati come parte della transizione.

La presidente ha anche sottolineato che la transizione energetica non deve compromettere le opportunità economiche e deve considerare le esigenze degli investitori e dei produttori del settore automobilistico. Una sfida quanto mai urgente, vedendo i dati.

Auto elettriche Ue: i numeri della crisi

Sono proprio le opportunità economiche, o meglio le perdite, che creano resistenza al piano green di von der Leyen. Se le norme non cambiano, le aziende automobilistiche europee rischiano multe per un totale di 15 miliardi di euro.

Al tempo stesso gli eventi climatici estremi sempre più frequenti sono un campanello d’allarme che l’Europa non può più ignorare, sia in termini di vite umane che in termini di produttività. Gli effetti catastrofici della tempesta Boris ne sono una chiara dimostrazione.

Secondo le stime, le basse emissioni delle auto elettriche possono compensare quelle di ben quattro auto a combustione, ma ora la crisi economica fa più paura del cambiamento climatico: ad agosto le auto elettriche immesse sul mercato sono state solo il 12,5% del totale, e le vendite hanno segnato un -10,8% rispetto all’anno scorso. Con lo stop alle auto a combustione fissato per il 2035, la produzione di veicoli elettrici o ibridi dovrebbe aumentare, e invece diminuisce.

La normativa europea contestata da alcuni Paesi, Italia su tutti, obbliga le case produttrici a restare al di sotto una determinata soglia di CO2 mediamente emessa dalle auto. Finora il limite era di 116 gr/km di CO2 (95 se con la vecchia omologazione NEDC), e quasi tutte le aziende sono rimaste al di sotto. Alcune hanno dovuto vendere una quota di auto elettriche e ibride plug-in, altre hanno dovuto comprare crediti di carbonio da Tesla o da Geely, ma, insomma, il settore ha tenuto.

Il problema sorgerà nel 2025, quando il limite scenderà a 94 gr/km (-19%). Una soglia che non lascia scampo, tanto che secondo il Ceo di Renault e presidente di Acea  (l’Associazione dei Costruttori Europei di Automobili), Luca De Meo ha lanciato l’allarme “l’industria Ue rischia multe per 15 miliardi di euro”.

Una batosta che il settore non può reggere. E von der Leyen lo sa bene.

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